Una spedizione commemorativa celebra le imprese del principe Kamal d’Egitto: dalle leggendarie Citroen Kegresse alle inarrestabili 4×4 della gamma Toyota per affrontare il deserto del Sahara

Correva l’anno 1922 quando la straordinaria scoperta della tomba di Tut Ankh Amon attirò gli obiettivi della stampa internazionale e André Citroen organizzava la Trans-Sahara, la più importante spedizione scientifica mai effettuata nel deserto e in occasione della quale vennero utilizzati i mitici mezzi semicingolati “Citroen Kegressee Autochenilles”. Il Principe Kamal El Din, che nello stesso anno aveva rinunciato al trono dinastico, seguì con interesse le cronache della leggendaria spedizione e sull’onda dell’entusiasmo nel 1923 commissionò alla Casa automobilistica francese alcuni semicingolati per avventurarsi a sua volta nelle aree del deserto Sahariano dove ancora nessuna automobile aveva ancora mai lasciato traccia: il Grande Mare di Sabbia.

La Citroen-Kegresse pareva il mezzo ideale per affrontare le sue tanto temute sabbie “molli”: con il movimento posteriore su cingoli, il veicolo esercitava una bassa pressione al suolo e permetteva di ridurre i rischi di sprofondamento sulla sabbia, mentre l’uso delle ruote per la guida permetteva di utilizzare un sistema di sterzo più leggero e meno faticoso per il conducente. La lunghezza del veicolo variava dai 3680 ai 4000 mm con un peso medio di 2000 kg. Su terreni fuoristrala la Citroen Kegresse Autochenille teneva una velocità di crociera di 30-35 km/h, con un consumo medio di 100 litri di carburante ogni 100 km! A questo punto, per potersi inoltrare nel profondo deserto libico alla scoperta del versante inesplorato del Gebel Uweinat, la logistica divenne fondamentale: il Principe di Kamal organizzò le sue spedizioni con al seguito una carovana di oltre 500 cammelli per il trasporto del carburante, prevedendo una serie di depositi di riserva lungo la rotta per il ritorno. ll Principe di Kamal, accompagnato da scienziati, fotografi e cartografi, tra cui il celebre Conte ungherese Laszlo Almasy – il temerario esploratore che ha ispirato il personaggio de “Il paziente Inglese” – organizzò negli anni successivi ulteriori spedizioni, grazie alle quali riuscì a mappare quella parte del deserto sud-occidentale così arido ed ancora avvolta nel mistero, scoprendo – nel 1926 – la maestosa grande barriera scura che si erge dalla sabbia, l’altopiano del Gilf Kebir.

Nel corso delle spedizioni clamorose scoperte portarono alla luce incisioni e pitture policrome dall’immenso valore storico, preziose testimoni della società pastorale neolitica che là fiorì tra il 7.000 ed il 3.500 a. C., all’epoca in cui al posto della sabbia c’erano savana, laghi, corsi d’acqua e molti animali.

A distanza di 82 anni dalla sua morte la Kamal Expedition ha voluto commemorare le celebri imprese del Principe Egiziano, ripercorrendo con una eccezionale carovana le tappe delle sue esplorazioni e scoperte. Una spedizione composta da 104 persone – il gruppo più numeroso sinora condotto nel deserto sud-occidentale d’Egitto – fra cui scienziati, ricercatori e giornalisti internazionali, fra cui Ivana Gabriella Cenci, fondatore e Vice Direttore di Infomotori.com, unica testata motoristica italiana presente alla spedizione ed una delle due giornaliste italiane presenti a questa incredibile avventura.

Con un carico di oltre 7 mila litri di acqua potabile, 18 mila litri di carburante e una serie di ricambi in caso di rotture alle automobili, la carovana si è addentrata nel deserto partendo dall’Oasi di El Kharga, dove ha abbandonato definitivamente l’asfalto per affrontare sabbia, dune e rocce in direzione sud-ovest fino ai confini del Sudan. Per l’occasione sono state utilizzate 34 Toyota, tutti modelli 4×4 ed a cambio manuale, tra cui Land Cruiser, Hilux ed FJ Cruiser. I veicoli della marca giapponese sono considerati attualmente come i più affidabili e performanti mezzi con i quali affrontare le piste polverose e le impegnative dune del deserto sahariano. Nel corso dei 12 giorni di spedizione sono stati percorsi complessivamente 2.600 km, affrontando diversi tipi di ambiente desertico e terreni con vari gradi di difficoltà. Dall’Oasi di El Kharga sino ad 8 Bells sono stati affrontati numerosi passaggi con terreno sabbioso misto a sassi appuntiti, nell’area dell’altopiano del Gilf Kebir, come nel massiccio dell’Uweinat, il fondo era spesso roccioso ed irregolare, con stretti canaloni e ripide valli da affrontare con calma e molta perizia da parte dei conducenti. E poi il Grande Mare di Sabbia, le cui dune, alte e maestose, richiedono molta perizia ed una guida decisa in quanto presentano a volte pendenze che raggiungono anche il 45%, e vi sono tratti in cui la sabbia si fa particolarmente molle e le auto rischiano di sprofondare.

Dal punto di vista del trasporto su quattro ruote, il bilancio finale della carovana composta da Toyota 4×4 è risultato molto positivo, con un totale di soli 10 pneumatici forati (meno di 1 al giorno), un guasto ad un differenziale di una Land Cruiser – che è stato poi aggiustato con un nuovo pezzo di ricambio – ed un altro problema ad un iniettore su una Hilux – causato dalla presenza di acqua nel carburante. Quest’ultimo veicolo, alternando l’utilizzo di 3 e 4 cilindri a diversi giri del motore, ha comunque continuato a seguire la spedizione ed è miracolosamente arrivato fino a Il Cairo.

Sostenuta dal Ministero del Turismo egiziano e dall’Egyptian Automobile and Touring Club de Il Cairo, la spedizione è nata come un progetto sperimentale per promuovere l’ecoturismo in uno degli ambienti più belli del Sahara – di grande interesse storico, naturalistico ed antropologico – nella zona compresa tra l’altopiano del Gilf Kebir, il massiccio dell’Uweinat ed il Grande Mare di Sabbia.

A seguire vi racconteremo più nel dettaglio questa splendido viaggio reso possibile dalla passione degli uomini e dalla affidabilità dei fuoristrada Toyota che hanno sopportato difficoltà impressionanti e che la popolazione berbera sceglie per avventurarsi nel deserto dove una rottura significa spesso morte sicura …!!!

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