Opel Astra festeggia i 40 anni di Opel Safety Vehicle

Opel Astra proietta verso il futuro l’Opel Safety Vehicle
Quasi mezzo secolo fa Opel gettò uno sguardo visionario sulle tecnologie di sicurezza del futuro: nacque così Opel Safety Vehicle, un veicolo di ricerca basato sulla Kadett C, che riuscì ad affrontare un urto frontale a 40 mph (circa 65 km/h) e aprì la strada allo sviluppo di altre funzioni di sicurezza. Fu la velocità dell’impatto in miglia a dare il nome alla Kadett: OSV 40. L’attuale Opel Astra dimostra quanta strada sia stata percorsa da quei giorni lontani. La compatta Opel raccoglie i frutti di 40 anni di sviluppo e vanta dotazioni di sicurezza esemplari e sistemi di assistenza avveniristici.

 

Già quarant’anni fa Opel affrontava urti a ben 40 miglia orarie (circa 65 km/h)
Gli studi Opel sulla sicurezza portarono sin dagli albori del programma a risultati eccellenti. Esattamente 40 anni fa, la casa di Rüsselsheim presentò la propria idea di vettura compatta sicura alla seconda Conferenza Tecnica Internazionale sulla Sicurezza dei Veicoli che si svolse a Londra. Gli ingegneri incaricati del progetto avevano ricevuto una Kadett C, lanciata l’anno precedente, e avevano potuto lasciar libero sfogo alla propria immaginazione sul tema della sicurezza. I tecnici poterono anche scegliere il nome da soli e optarono per OSV, ovvero Opel Safety Vehicle (Veicolo Sicuro Opel). Il numero 40 rappresenta la velocità di impatto frontale in miglia all’ora a cui la OSV 40 era in grado di sopportare.

 

Il poliuretano espanso assorbe gli urti: uno dei punti chiave del programma Opel Safety Vehicle
I paraurti sono molto più voluminosi rispetto a quelli contemporanei di lamiera. I paraurti della OSV 40 erano riempiti di schiuma poliuretanica che assicurava caratteristiche di assorbimento superiori. Nella parte anteriore furono applicate barre piene di espanso che si rompevano in modo controllato a velocità d’urto superiori ad otto chilometri all’ora. La struttura di espanso assorbiva una quantità di energia sufficiente a far sì che urti frontali al di sotto di questa velocità non producessero alcuna deformazione permanente – creando in questo modo l’antesignano del paraurti “che si riparava da solo”. I tecnici riempirono di schiuma poliuretanica anche gli spazi cavi di soglie e portiere per disporre di riserve di sicurezza superiori in caso di impatto laterale. Barre rinforzate nel tetto e schienali dei sedili anteriori fissati al tetto con cinghie, che consentivano comunque di regolare i sedili, aumentarono considerevolmente la stabilità del vano passeggeri.

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