Lancia, la salvezza passa da Renzi?

Carissimo Matteo,

chi ti scrive è un gruppo di appassionati del marchio Lancia, orgogliosamente italiani e pronti a chiedere un tuo intervento considerata la tua amicizia, e reciproca stima, con il CEO del gruppo FCA, Sergio Marchionne. Come forse saprai, sicuramente, vista la tua competenza in tanti settori, lo storico marchio torinese fondato da Vincenzo Lancia che nel prossimo anno dovrebbe festeggiare i 110 anni di attività ha purtroppo ferme le “lancette” del suo orologio al novembre 2012, quando l’amministratore delegato italo-canadese ne ha annunciato il de profundis dai piani futuri del Gruppo FCA confinandolo al ruolo di brand monomodello e monomercato: il tutto per una carenza di appeal che Lancia avrebbe acquisito nonostante successi e modelli che ancora oggi fanno sognare solo a pronunciarne il nome. Un fascino che ancora rappresenta un modo geniale di essere italiani apprezzato da tutto il mondo.

Sul web si sono moltiplicate le iniziative (migliaia di follower sui social e raccolte firme) per cercare di spingere Marchionne a riconsiderare questa decisione per noi sciagurata: cancellare quasi 110 anni di storia industriale sull’altare di una globalizzazione che ha egoisticamente spostato il rispetto per un’esperienza unica al mondo, che in una storia secolare ha portato in alto in nome delle competenze italiane ingegneristiche e motoristiche. Oggi siamo ridotti al silenzio, Lancia sta per essere ritirata da tutti i mercati europei e nessuno è riuscito a portare al tavolo dell’AD di FCA quella che è una voce di incoraggiamento per continuare a credere nel nostro paese investendo in un pezzo di storia che se cancellato renderà tutti un po’ più poveri. Assistiamo alla notizia positiva dell’investimento in un altro brand storico: Alfa Romeo. Un rilancio aspettato da tutti noi perché tutto ciò che ha reso grande la nostra nazione non può che renderci orgogliosi di una nuova vita, di un nuovo inizio. Auguriamo a la nuova Alfa Giulia tutto il successo che merita, come auguriamo ai tanti operai che la costruiranno la serenità di un successo commerciale che possa generare tranquillità economica, nuove vite che arriveranno e uno spicchio di nuovo futuro per questa nostra Italia.

Questa è l’Italia che vorremmo, ma in questo nostro racconto, ormai, Lancia non sarà più parte integrante: neanche nel ricordo e nella considerazione: spariti tutti i siti industriali, i modelli storici rinchiusi in un capannone. Caro Matteo, ci rimani tu come rappresentante delle nostre istanze migliori: vorremmo chiederti di farti nostro ambasciatore presso la FCA nella persona di Sergio Marchionne affinché possa essere riconsiderata questa condanna a morte di una storia che ha reso gli italiani orgogliosi. Sicuramente l’orgoglio di essere italiano a te non manca per poter interpretare questo nostro desiderio,e sogno, possibile con un po’ di convinzione e coraggio quello stesso che tenacemente cerchi di infondere i noi per credere nelle difficili riforme che stai cercando di “lancia-re”. Quello che è difficile spesso non è impossibile.

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