Il cartello delle cinque Case auto tedesche fa tremare la Germania

Secondo l’autorevole settimanale Der Spiegel da oltre 20 anni (giusto quindi da quando è nato Infomotori.com!) le Case automobilistiche tedesche si sarebbero incontrate più volte per decidere insieme strategie sul versante tecnico e non solo. Più di 200 manager di primo livello si sarebbero incontrati e qui partono le verifiche per capire se si tratta di incontri di reciproca informazione ricordando, per esempio, che esiste una sorta di cartello mondiale dell’auto che si chiama OICA (Organizzazione Internazionale dei Costruttori di Automobili) che concorda gli stessi Saloni Automobilistici predisponendo un calendario delle esposizioni a loro avviso meritevoli di far parte di un circuito fieristico internazionale.  In Italia esiste l’ANFIA che riunisce le imprese della filiera automotive italiana così come troviamo la UNRAE che raccoglie i distributori delle marche estere distribuite in Italia.

Insomma che esistano le associazioni di categoria e le lobby non è uno scoop. Bisogna capire se queste 5 o più marche (Audi, Porsche e VW fanno poi parte dello stesso Gruppo Volkswagen) si siano incontrate per ragionare su argomenti nazionali come può essere la scelta di una presa elettrica unica per tutti i costruttori tedeschi per poi magari proporla agli altri oppure per trarre un vantaggio competitivo ai danni degli altri costruttori europei facendo quindi scattare le pesanti sanzioni previste dalla severa Commissione Europea Antitrust.

Secondo la testata tedesca non ci sarebbero ad oggi intanto procedimenti giudiziari aperti e quindi siamo a livello di investigazione per capire se esiste una presunta “cupola tedesca dell’automobile”, una fantomatica “K5” che si sarebbe accordata su prezzi, informazioni, tecniche e fornitori dagli Anni Novanta fino ai nostri giorni.

​Le Autorità tedesche hanno confermato a Der Spiegel di avere qualche documentazione che starebbe vagliando ​e la rivista tedesca riferisce di una specie di “autosegnalazione” da parte di Volkswagen fatta nel luglio 2016 in occasione di una perquisizione di funzionari dell’autorità giudiziaria che cercavano prove circa un potenziale cartello dell’acciaio che secondo l’accusa concordava un listino prezzi. Qui scattano i condizionali e forse la Volkswagen ammise qualcosa circa i cartelli (chi si autosegnala e fa i nomi degli altri ottiene una immunità che evita al Gruppo di prendersi una multa pari al 10% del fatturato di un anno, una vera mazzata, specie per chi ha già dovuto pagare per il Dieselgate molti miliardi di dollari).  Quello che pare strano a Der Spiegel e pure ai loro colleghi di Welt che a fronte di autodenunce così importanti in un anno nè la Commissione Europea nè il Governo tedesco ha pensato di aprire almeno una indagine che pare che si stia aprendo solo dopo questa fuga di notizie che sta ovviamente facendo molto scalpore in Germania dove ci sono stati già i primi scossoni dovuti a questa situazione con l’interruzione dell’alleanza fra BMW e Daimler Mercedes.

​Daimler Mercedes che, ricordano sia i quotidiani tedeschi sia quelli italiani che stanno ovviamente riprendendo la notizia, avrebbe iniziato ad uscire da questo cartelllo delle case auto dopo aver preso una multa da più di un miliardo di euro per un altro cartello, quello dei TIR, ossia dei camion che trasportano sia i pezzi sia le stesse auto. ​​Fra le accuse mosse al presunto cartello quello di aver concordato le dimensioni del serbatoio dell’AdBlue, un sistema per ridurre le emissioni nocive, mettendosi d’accordo per non superare gli 8 litri, forse un pò scarsi per ottimizzare il sistema ma sicuri per far risparmiare circa 80 euro a veicolo, questo secondo sempre l’inchiesta del settimanale.

Certamente questa copertina non giunge in un momento molto felice per la industria automobilistica tedesca che è rimasta ormai l’unica a difendere il Diesel che sempre più Paesi hanno deciso di far scomparire entro il 2040 (Francia ed Inghilterra per non andare troppo lontano ma pure negli USA ed in Asia gli spazi sono limitati al lumicino) con il Dieselgate non ancora completamente spento e con il loro stesso Salone dell’Auto di Francoforte che ancor prima di aprire a settembre si è già preso una bella sberla con la mancata partecipazione di ben il 20% del mercato europeo con l’assenza di marchi del peso di Fiat, Alfa Romeo, Jeep, Nissan, Volvo e Peugeot.

Sicuramente la via elettrica si avvicina nonostante da più parti si cerchi di demonizzarla ma l’elettrico sembra un virus inarrestabile e più se ne parla male e più si diffonde specie nei Paesi più industrializzati e che decidono le sorti del mondo…

Una cosa da ricordare sempre con attenzione è che il comparto automative genera uno dei maggiori PIL a livello italiano, europeo e mondiale che si traduce in inquinamento che va abbattuto ma anche milioni di posti di lavoro che vanno preservati e mantenuti segnalando che dentro ogni auto tedesca ci sono molte migliaia di euro di componentistica italiana. Quindi ben venga la verità senza crociate e senza accusare qualcuno solo perchè magari non è il massimo della simpatia (che non è un reato!).

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