Mercedes avrebbe noleggiato una Tesla Model X restituendola con 15.000€ di danni

La notizia pare sia stata confermata da Daimler, che si è sentita di rispondere parzialmente alle domande del noto settimanale Der Spiegel. La testata tedesca è solita ad uno stile che punta al reportage d’effetto ed è ben nota in campo automotive da quando fece una copertina accusando tutti i costruttori tedeschi di aver dato vita ad un cartello, notizia che mise in moto anche la Commissione Europea e l’antitrust.

​Questa volta invece la presunta scure è giunta alla Mercedes, rea di aver commesso un grande leggerezza noleggiando una Tesla Model X da una coppia di privati e, successivamente, restituendola con un ammontare di danni stimati attorno ai 15.000€.

La Tesla Model X sarebbe stata portata sui circuiti -vietato dal contratto di noleggio- di Mercedes, completamente smontata e rimontata e, per finire, messa alla prova su fondi estremamente difficili. Se vi è mai capitato di entrare in un centro di collaudo sapete di cosa stiamo parlando. Le auto vengono provate e riprovate, confrontate, sistemate e, spesso e volentieri, distrutte.

Fra tecnica e politica

Dieter Zetsche, amministratore delegato Daimler

Quello che stupisce è che Mercedes abbia scelto -dichiarando in seguito che è la prassi- di noleggiare la Model X e non di acquistarla. Non può essere una questione di budget e, francamente, nemmeno di disponibilità delle vetture, nonostante i ritardi su Model 3 infatti è impensabile che non esista un dealer con una Tesla Model X in pronta consegna.

Per essere più riservati sarebbe stato sufficiente comprarne una con pochi chilometri da un privato, almeno in casi in cui la vettura non serva solo per verifiche leggere ma ad analisi strutturali come quella che pare sia stata svolta.

Allo stesso tempo sembra difficile che il marchio tedesco abbia avuto bisogno di svolgere questa operazione nella maniera descritta. Le case -oltre ad avere costantemente a disposizione modelli di tutti i principali competitor- si affidano a società esterne per questo tipo di lavoro.
Esistono infatti aziende come la Munro&Associates che operano il reverse engineering, smontando le auto e facendo un report dettagliatissimo sui singoli componenti utilizzati, il loro costo ed il loro funzionamento. Credere che Daimler –la quale nel 2014 ha venduto il 4% di Tesla  mettendo in tasca 780 milioni di dollari- abbia avuto bisogno di noleggiare la macchina  da un privato sembra una storia raccontata a metà.

Tesla è il benchmark del settore

L’interesse verso il gioiello di Elon Musk non ​è delle sole marche tedesche. Come ci hanno confermano le società che noleggiano Tesla nel nostro paese è successo più volte che noti brand premium italiani abbiano richiesto di provare Model S e Model X, restituendole però integre ed in perfette condizioni.

I competitor di Tesla dovrebbero poi sapere che tutte le vetture sono connesse 24 ore al giorno,  per tutti i 365 giorni dell’anno e che nella sede centrale in California gli spostamenti di ogni vettura vengono monitorati. Lo stesso succede per le ricariche nei Supercharger e, se un esemplare viene particolarmente stressato  con prove in pista o su terreni accidentati, l’auto viene controllata via satellite per capire se per caso non sia stata rubata.

Se la storia fosse vera, gli ingegneri Tesla conoscerebbero tutti i tempi registrati in pista dai collaudatori tedeschi e tali dati potrebbero essere “utili” per comparare la capacità dei propri tester con quelli della Stella.

A conforto di Mercedes-Benz possiamo ricordare che un altro genio statunitense, Steve Jobs, dichiarò di aver toccato tutte le Mercedes parcheggiate sul piazzale della sua impresa per capire come potessero essere così smussati gli angoli, traendo la giusta ispirazione per realizzare iPod ed iPhone.

La Mercedes AMG Project One, l’ultimo capolavoro della Stella, si basa sulla stessa power unit ibrida presente sulla Formula 1 di Hamilton e Bottas

Mercedes non ne esce particolarmente bene sul fronte dell’immagine. Sembra infatti che i proprietari si sono sentiti dire con nonchalance che la compagnia pagherà i 15.000€ di danni causati all’auto, cifra ben diversa dal reale valore (ormai compromesso) della Tesla Model X affidatagli.

La lunga schiera di avvocati nelle file della Daimler troverà senza molti problemi un punto di vista differente, magari facendo leva sul contratto pensato per i privati e non per una delle aziende automotive più facoltose al mondo.

Il tutto conferma però che Mercedes-Benz stia procedendo spedita nello sviluppo dell’EQ Concept, il primo veicolo esclusivamente elettrico che nel 2019 verrà presentato dalla Casa di Stoccarda. In quest’operazione essere quantomeno allineati a Tesla, riferimento assoluto per i cultori della guida in elettrico, diventa fondamentale anche per un colosso come Daimler.

TUTTO SU Tesla
Articoli più letti
RUOTE IN RETE