Paul Magès e la magia delle sospensioni idropneumatiche DS

Paul Magès è, al pari di Flaminio Bertoni, un genio senza educazione accademica. André Lefebvre, capo progetto della VGD (Vehicule à Grand Diffusion), chiese a Magès di lavorare sulla sua idea di sospensioni, adattabili ai diversi manti stradali. Con le strade in via di ricostruzione dopo l’impatto distruttivo della Seconda Guerra Mondiale, servivano veicoli capaci di affrontare al meglio gli ostacoli senza rinunciare ad una guida sportiva.

Tutt’ora trovare un bilanciamento tra stabilità e comfort non è un compito semplice per gli ingegneri, che ad oggi lavorano al massimo delle loro capacità nello sviluppo dei SUV Coupé. Vetture che richiedono un assetto sportivo ma che, allo stesso tempo, devono essere in grado di offrire livelli di comodità sconosciuti ad altri segmenti.

Paul Magès tutto questo lo aveva già immaginato. Anzi, aveva già tentato di proporlo, ma i vertici dell’azienda non volevano rischiare. Poi le cose cambiarono ed egli riuscì a realizzare le sospensioni idropneumatiche, in grado di portare DS nella storia dell’automobile, con la sua unicità ed il conseguente successo avuto. Oltre alle sospensioni utilizzò questa tecnologia anche per freni e sterzo, in un crescendo di soluzioni geniali e mai sperimentate prima.

Come funzionano le sospensioni idropneumatiche DS

Il principio su cui sono state sviluppate le sospensioni è piuttosto semplice. Un liquido da un lato ed un gas dall’altro sostituiscono la classica molla. A seconda dell’altezza a cui viene spinta la ruota, l’azoto viene compresso dal liquido, che funge da molla. Per gli ingegneri, trattasi di una rielaborazione creativa della Legge di Mariot. Il gas lavora meglio di una molla, anche grazie agli ammortizzatori che ne addolciscono il lavoro.

Quello che è davvero strabiliante però, è il mantenimento dell’altezza ideale da terra delle DS. Se saliamo su una macchina il nostro peso andrà ad influire sull’assetto. A pieno carico sarà facile notarlo, specialmente se abbiamo sia passeggeri che valige nel bagagliaio.

Con le sospensioni idropneumantiche, l’altezza da terra si riaggiusta in maniera automatica di volta in volta. Immaginate la sfera, con metà gas e metà liquido. L’auto si abbassa, il liquido comprime il gas e ne riduce il volume. A quel punto un sistema apposito aggiunge altro liquido alla bolla, compensando l’azoto compresso e riportando l’auto all’altezza ideale. Una volta scaricati i passeggeri, il liquido in eccesso torna nei serbatoi.

Una soluzione a dir poco geniale, che vide però diversi intoppi nelle sue prime fasi di realizzazione. I prototipi erano funzionanti, ma quando le prime DS vennero vendute al pubblico ci furono diversi casi in cui le sospensioni -così delicate e futuristiche- si rompevano con conseguenti spargimenti d’olio e quant’altro. Una situazione difficile per Citroen, che al tempo vendeva DS come fiore all’occhiello della produzione, destinata ovviamente a personaggi illustri della società.

Il problema venne risolto dallo stesso Paul Magès dopo anni di sperimentazioni, quando scoprì che l’azienda che forniva il liquido -che a contatto con una membrana spostava l’azoto- aveva cambiato un componente nella realizzazione. Componente che finiva per corrodere la membrana plastica, bucare il tutto e rompere la sospensione. Quando si tornò alla formula originale, le sospensioni idropneumatiche divennero la pietra miliare che sono tutt’ora.

Come si traduce la cosa sul lato pratico

I vantaggi più clamorosi di questa soluzione sono ampiamente documentati. Le sospensioni idropneumatiche infatti permettono alla DS di viaggiare su tre ruote -a patto che sia una posteriore a mancare- senza contare che la vettura può essere alzata o abbassata a seconda delle necessità. Per attraversare fondi difficili basta quindi azionare un comando che eleva la macchina in maniera davvero sorprendente.

È poi nota ai più la vicenda del generale Charles De Gaulle, che venne assalito da alcuni attentatori durante una parata. De Gaulle si trovava sul sedile posteriore di una DS 19 crivellata di colpi, con conseguente bucatura di due gomme. L’autista riuscì comunque a procedere senza dover fermare la macchina, sfuggendo così all’assalto grazie alle sospensioni ideate da Magès. Immaginate lo straordinario potere mediatico della vicenda quel 22 agosto del 1962, che vantò un sostanziale aumento delle vendite per il marchio francese.

Una volta alla guida della DS 23 la sensazione data dalle sospensioni è davvero incredibile. Accentuata dalle poltrone in Dunlopillo, appannaggio della versione Pallas che abbiamo potuto testare, le idropneumatiche ci mettono un clamoroso sorriso durante i nostri vari spostamenti. È come stare sospesi nell’aria, come buttarsi in piscina con un gran materasso gonfiabile. Fino a qui (quasi) niente di spettacolare, se non fosse che allo stesso tempo la macchina mantiene un assetto preciso capace di assecondare le nostre traiettorie. Alzare ed abbassare l’auto poi è quasi commovente.

Negli ultimi anni Citroen ha proposto un’evoluzione di questo tipo sull’ultima C5 con le Hydroactive III+, ma nonostante il rendimento ineccepibile di questa soluzione -di cui vedremo gli sviluppi con la nuova DS 7 Crossback– le idropneumatiche di Paul Magès mantengono un fascino difficile da descrivere così come da replicare.

Paul Magès lavorò a questo ed alti progetti con un piccolo quadro sulla scrivania, capace di riassumere più che bene la sua vita professionale:

Tutti credevano che questo fosse impossibile, salvo un imbecille che non lo sapeva e che l’ha fatto” – Marcel Pagnol

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