Peugeot 307 CC 1.6: Test Drive

Peugeot 307 CC 1.6: Test Drive. Niente di meglio che una giornata grigia e piovosa per provare una cabrio. No, a Infomotori non siamo impazziti. Il fatto è che la cabrio adesivizzata con le scritte test-drive e Infomotori.com è anche una coupè – nome 307 CC, cognome Peugeot – di quelle che se vi gira le aprite in un batter di ciglia e se non vi gira le chiudete ermeticamente.
Così anche in pieno autunno, potete fare lo slalom tra la pioggerella delle 10 e lo scorcio di pallido sole delle 4.30: bastano 25 secondi per aprire (o chiudere) la vostra cabrio-coupè, e basta alzare i finestrini e aumentare il riscaldamento di un bel po’ di tacche per creare una bolla di aria calda nell’abitacolo open air.
Così, dando per scontato che un’auto con il tetto apribile è l’ideale in primavera, abbiamo cercato di scoprire perchè un’auto simile possa andare benissimo anche nella brutta stagione.
Apri-chiudi (ma attenti ai bagagli) La 307 CC nera con la carrozzeria rigata da mille gocce di pioggia che abbiamo di fronte è la sorella maggiore dell’enfant terrible 206 CC, ma ultra imborghesita rispetto alla piccolina.
Quattordici centimetri più lunga della 307 berlina da cui deriva, ha ricevuto in eredità dalla parente chiusa il pianale, abbassato però di cinque centimetri e con i doverosi rinforzi che richiedono le vetture senza tetto e montanti centrali. Il parabrezza è inclinatissimo, i fari anteriori sono allungati come gli occhi di un gatto, il posteriore è decisamente importante: grandi fanali e soprattutto grande bagagliaio, destinato a contenere il tetto rigido a scomparsa e poco più di una valigia (ma la capienza cambia drasticamente in meglio a capote chiusa).
E soprattutto non è una due-posti-secchi come la versione CC della 206, ma offre quattro poltrone comode comode. La CC della prova è quella con motorizzazione millessei da 110 cavalli, nulla a che vedere con le duemila da 136 e 180 cavalli proposte in alternativa, ma interessante per chi è attirato dalla magica possibilità di avere due auto in una e non ha intenzione di spendere eccessivamente, anche rinunciando a prestazioni da sportiva.
La millessei costa 23.000 euro (24.300 e 28.300 le due versioni più potenti), un prezzo che forse potrebbe far passare in secondo piano il fatto che la CC pesa due quintali secchi più della 307 berlina (colpa della capote e dei suoi meccanismi): un’enormità, che si paga all’istante con performance stradali solo turistiche. I consumi sono abbastanza elevati in città (ahi, quei due quintali in più…), e accettabili in autostrada dove a 130 orari, con ago del contagiri sui 4.000, servono 7.5 litri di benzina per percorrere cento chilometri. Acquisita questa consapevolezza, non restano che le belle notizie.
Gli svedesi hanno ragione La 307 CC 1,6 a benzina è silenziosa e fluida, si guida in relax, accovacciati su bei sedili in pelle. Lì davanti un cruscotto serio e moderno quanto basta, in una parola, elegante, così come è elegante il volante in pelle con inserti tipo alluminio giusto a metà della circonferenza. Una inaspettata concessione alla sportività è sotto i nostri piedi, con pedaliera in alluminio che fa molto “squadra corse”, ma in questo caso è un po’ come mettere le scarpe da ginnastica sotto un bel completo “fumo di Londra”.
Usciamo dal garage già completamente aperti, pronti a qualche sguardo di compatimento che sicuramente ci verrà indirizzato dagli abitacoli delle auto chiuse, ma noi vogliamo vedere lo stesso l’effetto che fa. Fuori il termometro segna 14 gradi, che non è esattamente una temperatura primaverile. Ma se nei Paesi Nordici vengono vendute più convertibili che sulle coste del Mediterraneo ci sarà pure una spiegazione. Uno svedese vi direbbe che in Italia, d’estate, con 38 gradi, si viaggia meglio a capote chiusa e con l’aria condizionata al massimo.
E che invece è impagabile girare a capote aperta a Stoccolma, con 10 gradi fuori e 28 nell’abitacolo (con finestrini rigorosamente alzati). Come dargli torto? Così ora, a pensare ai glaciali inverni svedesi, i 14 gradi esterni ci sembrano un’inezia. Tetto giù, finestrini su, pulsante della temperatura a cercare i 28 (ma alla fine ne basteranno 25), ventola a tre quarti: ecco la ricetta per guidare con il cielo nuvoloso sulla testa senza problemi.
Il confine che ci separa da una gita sulla decapottabile e una corsa in ospedale per una doppia polmonite è comunque sottile sottile: basta alzare una mano, superare il limite del parabrezza e impattare con l’aria undici gradi più fredda di quella che c’è nell’abitacolo per renderci conto che il giochetto può anche essere rischioso.
Venticinque secondi Ma non c’è tempo per pensare alla nostra salute appesa ad un filo. Ecco la prima goccia di pioggia sul parabrezza. La seconda e la terza sono sul nostro naso (ce la siamo proprio cercata). E’ ora… di cambiare macchina. Accostiamo sulla destra, mentre già incrociamo auto con il tergicristallo in movimento e automobilisti invidiosi che ci guardano con un sorriso che dice tutto: “volevi fare il fenomeno in autunno? E adesso ti lavi… “.
Non sanno che servono davvero solo 25 secondi per chiudere tutto, e 25 secondi, a meno che non vi troviate ai Tropici, non bastano per passare da tre gocce ad un ciclone. Così mettiamo in scena lo spettacolo che fa sempre girare un po’ di teste. Teniamo premuto un pulsante sulla console centrale, il baule si apre al contrario, la capote in metallo (e lunotto in vetro) si solleva e si distende come l’ala di un gigantesco uccello, poi si allunga su di noi e si chiude mentre il baule torna in posizione.
Un “deng” elettronico, con tanto di visualizzazione della manovra sul display del navigatore, avverte che l’operazione è felicemente conclusa. Siamo dentro anche noi, al riparo dalla pioggia e dai giudizi altrui. Ora si viaggia in una coupè vera, senza spifferi e scricchiolii da capote in tela: venisse giù anche il diluvio, qui dentro non entrerà una goccia d’acqua. Dobbiamo ricordarci però di abbassare temperatura e ventola, pena una sauna immediata, ora che siamo ben sigillati.
La manovra contraria è ugualmente spettacolare e rapida. La ripetiamo ogni volta che si affaccia un timido sole e capiamo perché dal ’95 ad oggi in Europa le immatricolazioni delle cabrio-coupè sono triplicate, toccando una quota mercato che sfiora il 4%. Mica stupidi gli svedesi.

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