Renault conferma la sua attenzione all’ambiente e nega emissioni truccate
Sospetti di emissioni truccate si concentrano sul marchio Renault, in quello che a tutti gli effetti può essere definito un giovedì nero per i marchi automobilistici in Borsa. Sospetti che Renault respinge con forza e con la precisione di chi sa di avere operato in maniera corretta, come si evince dal comunicato stampa rilasciato dal brand a poche ore dal crollo in Borsa che ha visto il titolo perdere fino al 20%. Pesanti perdite anche per FCA (9% al momento), Daimler (5%), BMW (4%), e Ferrari. Bene invece Tesla che segna un +1,12%, unico marchio a chiudere in positivo.
Le nubi che si addensano su Renault derivano dalla rivelazione, da parte dell’EPA (Agenzia americana di protezione dell’ambiente), dell’esistenza di un software tipo Defeat Device presso un noto costruttore automobilistico, in seguito alla quale il governo francese ha istituito una commissione tecnica indipendente. Tale commissione ha come obiettivo la verifica che tutti i costruttori francesi abbiano equipaggiato i loro veicoli con software in regola e fino ad oggi, sui test condotti dall’UTAC, non risultano veicoli Renault che siano fuori norma.
Una buona notizia per Renault, oramai da anni leader della mobilità ecosostenibile come testimoniano veicoli come la Twizy e la Zoe, solo per citarne due, senza dimenticare che di recente anche Mercedes ha chiesto a Renault di fornire al Gruppo tedesco le tecnologie necessarie per rendere più ecologica la Classe A. Nella nota ufficiale, le équipe di Renault assicurano la loro piena cooperazione ai lavori della Commissione Royal ed alle indagini complementari predisposte dal ministero dell’Economia.
Con una borsa isterica a causa del rallentamento cinese, della crisi russa e del crollo del petrolio ogni sussurro può creare crolli fino a pochi mesi fa impensabili e le case devono correre ai ripari con precisioni per evitare la macchina del fango che in borsa può creare pesanti danni agli stessi piccoli azionisti. Ovviamente moniteremo la situazione che sta diventando sempre più bollente con la stessa Volkswagen sulla graticola americana che non vuole fare sconti circa le soluzioni proposte dal costruttore per sistemare le centraline taroccate.
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