Peugeot 2008 DKR, l’inferno della Tappa 9

L’inferno della Dakar non conosce pause. Sembrava che dopo la giornata di riposo, la tappa che unisce Iquique a Calama potesse essere una di quelle normalmente… “bastarde”, caratterizzata da quel fesh-fesh che sta diventando l’incubo quotidiano dei partecipanti alla 37ma Dakar, e dunque una “pratica” quasi abituale, conosciuta. Invece, intanto non è possibile abituarsi al fesh-fesh, perché non è tanto quello che non si vede davanti l’incognita, bensì quello che non si può vedere né immaginare sotto lo strato di polvere finissima. Stress, fatica fisica e claustrofobia, quest’ultima una sensazione decisamente in contrasto con i grandi spazi che caratterizzano il deserto e dove va inscena la Dakar.

 

E dunque ecco un altro giorno in cui la Dakar interpreta uno dei suoi ruoli più cinici, ovvero della mano fatata da lotteria. Il “fattaccio” è la ricerca di uno degli ultimi waypoint prima dell’arrivo a Calama, che ha creato un autentico caos. Un waypoint in una spianata, e questo era il caso, è facile da trovare, basta puntare la strumentazione e seguire il roadbook. Un waypoint in una spianata che è un mare di fesh-fesh, invece, è tutt’altra cosa, e la difficoltà può raggiungere valori esponenziali. Tra le moto il vantaggio di “prenderlo” prima è stato minimo, e per quanto riguarda la classifica generale, soprattutto, non si devono rilevare altri “fatti” incresciosi. Rodrigues ha vendicato lo sfortunatissimo e tardo arrivo a Iquique registrando il primo tempo a Calama, e si è trascinato il compagno di squadra Gonçalves che lima quasi cinque minuti a Coma, il quale però può continuare a guardare avanti a sé con una certa serenità. Nella gara delle auto, che hanno amplificato, mediamente, l’errore registrato dalle moto, i “danni” sono più vistosi. In particolare il più sfortunato è Giniel De Villiers che lascia nei caroselli attorno al waypoint un quarto d’ora, allungando lo svantaggio rispetto al leader Nasser Al Attiyah che, secondo alle spalle di Nani Roma, torna in una posizione decisamente confortevole.

Se è stato sfortunato De Villiers, che dire di Stephane Peterhansel che, in lotta sul filo dei secondi per la conquista del podio per tre quarti della speciale infernale, è rimasto fermo sulla pista dopo aver pescato l’”uomo nero”? Sotto il fesh-fesh, di solito nulla, c’è invece in quel punto in cui passa la ruota della Macchina, il “solido” nascosto e infido contro cui la Peugeot 2008 DKR urta violentemente, e poco dopo ecco quel rumore che non lascia dubbi sull’entità del danno ad un mozzo. Fermarsi, controllare, cercare intorno affannosamente un pezzo di ferro per riparare. Peterthansel e Jean-Paul Cottret hanno cercato in tutti i modi di ripartire al più presto, per mantenere almeno il profumo di quel podio che stava inesorabilmente sfumando. Niente da fare. Lo stop deve prolungarsi fino all’arrivo del camion di assistenza. Passa anche Cyril Despres, che si ferma e corre in aiuto, insieme a Gilles Picard, del compagno di Squadra. Devono ripartire poco dopo, con un grande senso di frustrazione per il fatto di non essere riusciti, miracolosamente, ad intervenire sulla Peugeot 2008 DKR di “Peter”, ma nel frattempo ne rilevano simbolicamente il testimone, concludendo la loro più bella tappa dall’inizio della Dakar”. Peterhansel e Cottret, invece, riusciranno a far tagliare il traguardo di Calama alla loro 2008 DKR con oltre tre ore di ritardo, con tutt’altro stato d’animo ma anche una certa dose di positivo, in questo caso, fatalismo. Il decimo posto ottenuto della Peugeot #322, migliore risultato per il “nuovo che avanza”, diventa giustamente il leit motiv dello stato d’animo di Despres, rinforzato dalla soddisfazione di Gilles Picard, il Navigatore, che è riuscito a risolvere brillantemente il “rebus” di quel dannato waypoint.

Cyril Despres: “Giornata lunga e faticosa, e molto, molto fesh-fesh, grosse pietre e trappole un po’ dappertutto. Non era facile passare indenni attraverso quel percorso di guerra, ma per fortuna ci siamo riusciti. Ci siamo anche fermati questa mattina per essere sicuri che il “crick” idraulico funzionasse bene prima di entrare nel tratto di dune, e non abbiamo dovuto soffrire troppo per superarle. Non ci siamo insabbiati, in compenso ci siamo fermati un’altra volta per cambiare una ruota bucata. Insomma, altra esperienza, anche quella della sostituzione della ruota. Ci siamo fermati per Stephane, ma lui ci ha invitato a ripartire presto, perché non avremmo potuto fare molto. Poi eccoci qui, con un bagaglio di esperienza accresciuto e con la Macchina che mi “insegna” come si deve fare per entrare nei primi dieci”.

Gilles Picard: “Era una tappa con una trappola di navigazione. Un waypoint molto difficile da trovare perché sulla pista c’erano moltissime tracce lasciate dalle moto, e la maggior parte portavano a sinistra rispetto al punto buono. Anche le macchine hanno iniziato a divagare e noi, nell’incertezza non potendo credere che così tanta gente stesse sbagliando, abbiamo fatto un altro chilometro e mezzo in avanti. Poi ho capito che non c’eravamo proprio, e abbiamo “tagliato” puntando dritti sul waypoint. Cyril ogni giorno che passa guida meglio, oggi è passato sulle dune benissimo, e ogni giorno si capisce che prende una bella confidenza con la nostra Peugeot 2008 DKR. In questo modo ci divertiamo, anche se si tratta di fesh-fesh. È l’evoluzione della Macchina e del Pilota che ci dà queste belle sensazioni.”

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