Dakar 2015 parata per le Peugeot 2008 DKR

Finalmente è strada. Non pista, non sabbia e dune, pietre, fesh-fesh, guadi. Per tutto questo ancora un attimo di pazienza, alle porte di Buenos Aires i segnali di partenza della prima tappa di oggi sono già allestiti.

  

Intanto, però, un passo avanti è stato fatto. Motori e Piloti hanno finito di subire la sonnolenza delle fasi preliminari e sono andati a regime per la prima volta in un contesto ufficiale. Per un giorno, anzi un pomeriggio, solo per i pochi chilometri di vie del centro che separano Tecnopolis da Plaza de Mayo, e per il ritorno al paddock.

 

Nella grande spianata, davanti alla Casa Rosada, ufficio principale del governo e della presidentessa Cristina Fernandez de Kirchner, è stato allestito lo scenografico podio di partenza della 37ma edizione della Dakar Argentina Bolivia Cile, 9.000 chilometri che saranno il palinsesto della più grande avventura del motorismo, anzi, dell’Avventura moderna per definizione.

 

Buenos Aires si è fermata e la popolazione si è concentrata attorno alla piazza che ospita la rampa di lancio e lungo i venti chilometri di asfalto cittadino transennati sui due lati. Una folla che non si è fatta pregare per manifestare il proprio entusiasmo e per dar vita alle consuete scene di… sano delirio. 161 moto, 45 quad, 137 auto e 63 camion, tutti i Piloti e gli Equipaggi ammessi al via al termine delle verifiche preliminari, hanno sfilato lungo le vie cittadine in una interminabile passerella. Il cerimoniale del podio di partenza è una consuetudine della Dakar Sudamericana, e il rito andava rispettato.

L’entusiasmo dedicato ai Big dagli appassionati è scontato, quello che ha per destinatari personaggi talvolta perfettamente sconosciuti è ancora e sempre commovente, una caratteristica della Dakar e di una tradizione che risale all’epopea del motorismo sudamericano. Tutti salgono sul podio, tutti ricevono la gratificazione di un’intervista televisiva in seno alla grande diretta. La tradizione vuole che Robby Gordon lanci il proprio Hummer oltre la rampa di partenza, e la piccola sceneggiata si ripete anche quest’anno.

 

Gli Assi della Dakar sono inevitabilmente i più osannati, e vengono trattenuti con tutti i mezzi il più a lungo possibile sul palco. Marc Coma, Nani Roma, i Campioni in carica, ma allo stesso modo i Miti generati dalla straordinaria avventura sportiva. Tutti passano, uno dopo l’altro, sotto l’arco di partenza, e si concedono al rito protocollare che è anche una piccola valvola di sfogo in attesa che l’adrenalina sprigionata dalla corsa prenda il sopravvento sulle insiufficienti scariche emotive della vigilia del Rally.

 

Quando sale sul palco Monsieur Dakar, Ste phane Peterhansel, undici vittorie e un record difficile anche soltanto da immaginare, l’entusiasmo raddoppia di intensità. “Peter” richiama accanto a sé Carlos Sainz e Cyril Despres, e i tre fuoriclasse sommano, sul palco di Buenos Aires, 16 vittorie ora riunite nei colori di un progetto sportivo senza precedenti. Peterhansel presenta ufficialmente alla Capitale la sua nuova sfida e la nuova Peugeot 2008 DKR.

 

Il prototipo francese ha già catapultato su un livello superiore l’immaginario delle “Formula 1 del Deserto”, e alimenta ormai un ideale di prestazioni che la fantasia degli appassionati ha eletto ad esempio del futuro della specialità. L’”Astronave Francese”, come l’ha definita un commentatore, non è ancora scesa in campo ed è già un mito meccanico, al punto che per molti il responso della pista e della prima prova speciale che apre l’avventura della Dakar argentina Bolivia Cile è quasi scontato.

 

Stephane Peterhansel sorride e spiega, come ha già fatto altre volte. Il primo feedback positivo è nel lavoro dei tecnici, quello che permette ad una macchina appena nata di poter affrontare la Dakar senza remore o timori reverenziali. Certo, il re della Dakar è anche il primo ad avere fretta. Non avrebbe rinunciato ad una vittoria ben più che probabile, lo scorso anno, se non avesse pensato di poterla ottenere in un modo ancora più bello.

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