Jaguar X-Type 2.0 D: Test Drive

Jaguar X-Type 2.0 D: Test Drive. Immaginate questa scena, dieci anni fa. Una Jaguar si ferma davanti ad un meccanico, dal radiatore molto chic esce un rumore strano: non il classico sibilo del benzina, ma qualcosa di più roco e ritmato. Come quello del diesel. Il meccanico guarda negli occhi il compunto guidatore, si pulisce le mani sporche di grasso e sorridendo fa la battutaccia: “Cosa c’è lì sotto, un motore a gasolio?”
Già, dieci anni fa. Ma oggi, quello a cui mettiamo gli adesivi di Infomotori è davvero un “giaguaro a gasolio”. Ci si abitua a tutto, ma non si può restare indifferenti a certe svolte epocali, e la caduta di questo tabù – le Jaguar? Solo a benzina, please! – lascia il segno. Su chi guida, e anche su chi guarda da fuori questa berlina verde cupo con interni beige in pelle, sul cui cofano, tra l’altro, il “jaguar” non è più un corpo scolpito nel lucido metallo pronto a spiccare il balzo, ma un marchio a due dimensioni: la fototessera a bocca spalancata del temibile felino.
Matrimonio misto Sensazioni contrastanti che si inseguono nelle nostre teste, mentre giriamo intorno alla berlina della classe X-Type, la piccola di casa dal sangue blu imparentata con la più popolare Ford, che ha portato come dote di un inevitabile matrimonio il pianale della Mondeo e, in questo caso, il propulsore turbodiesel da 130 cavalli.
Certe cose bisogna considerarle. Salire su una Jaguar non è un semplice atto meccanico, ma qualcosa che coinvolge: aprite la porta ed entrate in una leggenda. Ma il cervello deve un po’ resettarsi quando sapete che l’anima di questo mito si dovrà prima o poi abbeverare alla pompa nera del gasolio, magari nello stesso momento (oh no!) in cui una normalissima utilitaria farà rifornimento dallo stesso untissimo tubo. E se quello dall’altra parte della pompa di carburante vi guarderà con un mezzo sorrisino? E penserà (glielo leggerete in faccia): “Ah aaah! Anche questo automobilista snob si fa i suoi conticini in tasca. Guardalo lì, che mette il gasolio alla Jaguar…“. Vabbè, consideriamole queste cose, e prima di uscire dal garage vediamo un po’ di uscire da certi schemi rigidi.
I tempi sono o non sono cambiati? Così eccoci al volante, dentro è tutto elegantissimo, colori ton-sur-ton, quella utilitaria pacchiana può anche andare a nascondersi, pensiamo, mentre regoliamo il sedile elettrico, profumato di pelle, con cuciture a vista che ci fanno pensare (credere, sperare) che qualcuno davvero dalle parti di Londra abbia preso ago e filo e abbia imbastito questo salotto, solo per noi. C’è radica, ed è logico, perché qui è giusto che ci sia e ci sta anche bene, la moquette è un tappeto che ci fa tremare al solo pensiero di una giornata piovosa e fangosa, il cruscotto è elegante con i suoi strumenti circolari e il giusto tocco hi-tech di un display comunque molto discreto.
Parete di piombo Iniziamo il test-drive, l’inglese che è dentro di noi gira la chiavetta di accensione, e il giaguaro offre una sorpresa: la davanti ci sarà anche un duemila a gasolio, ma sotto il cofano e davanti all’abitacolo ci devono aver messo una parete di piombo: non si sente quasi nulla nel momento della verità, cioè con il motore freddo e al minimo. A patto di tenere finestrini ed eventuale tettuccio chiusi. E da fuori? Si sente, ma è un sound addomesticato.
Sollevati da questa piacevole novità, partiamo, consapevoli di un altro muro caduto: la trazione è anteriore, e per ritrovare qualcosa di diverso, bisognerebbe salire sulle X–Type benzina da 2.5 e 3 litri: quelle hanno la trazione integrale. Ma non sono diesel. E’ una Jaguar, comunque, è una Jaguar, ci ripetiamo mentre la mano destra manovra con il cambio a cinque marce manuale: il mito sceso dal piedistallo ha infatti lasciato ai piani alti il cambio automatico.
Qui le marce le mettiamo noi, ma almeno si può contare sull’elasticità del propulsore, che riprende dai bassi giri senza tentennamenti e sale, sale con generosità insospettata portandoci a 170 chilometri orari in un attimo. Alla quinta marcia è affidato il compito, dove la legge lo permette, di far correre il nobile felino ad oltre duecento orari. E bisogna dirlo: tutto questo accade in un ambiente ovattato, soffice, profumato, elegante ma discreto, con una seduta perfetta (il volante è regolabile). Questo sì, molto Jaguar.
E i consumi? Quel vocabolo snobbato da chi se la comprerà a benzina, stuzzicherà certamente i pensieri di chi staccherà l’assegno per la X-Type a gasolio. In autostrada a 130 chilometri orari, l’ago del contagiri si ferma a quota 2.700, e il computer di bordo informa: 6.5 litri di carburante ogni cento chilometri. Risparmiosa questa Jaguar, anche in considerazione della mole per nulla contenuta e dei pneumatici su cui fila via: oltre ad essere ribassati (spalla da 45) sono extralarge: 22 virgola 5 centimetri.
Marchio speciale L’autostrada resta il campo di gioco ideale per l’inglese, ma il motore a gasolio non tradisce né sui percorsi collinari tutti curve (la tenuta di strada è garantita anche dal controllo della stabilità), né in città, dove si possono sfruttare una terza e una quarta molto lunghe, quasi che il cambio automatico ci fosse davvero.
Basta la grande vetrina di un negozio con cui per un attimo ci incrociamo e ci riflettiamo, per vedere il muso da Jaguar molto classico, con la coppia di fari rotondi ben separati dalla lamiera, sagomata sul cofano in stile molto classico, così come la mascherina cromatissima. Bella.
Abituarsi a tutto vuol dire anche spendere poco (relativamente) per una Jaguar: la diesel in allestimento base costa 29.800 euro, per superare i 33.000 nelle versioni Executive e Sport. Un giaguaro che così si offre a molti più automobilisti, che ora potrebbero essere tentati dI buttarsi su un marchio davvero speciale, diesel o non diesel, al prezzo di berline del segmento D, belle quanto si vuole ma che non possono competere quanto a fascino.
Torniamo a casa, mentre tutti questi pensieri si ammassano dentro di noi, e le facce dei passanti che comunque un’occhiata alla macchina la danno, bastano e avanzano per farci capire una cosa: certi marchi suscitano emozione, e cosa importa se il prossimo rifornimento lo faremo vicino a quell’utilitaria. Ma ora bisogna mettere la Jaguar in garage e correre a casa: sono le cinque, l’ora del tè.

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