Jeep Commander – Test Drive

Jeep Commander – Test Drive. Carl Gustav Jung, famoso allievo di Freud e padre della psicologia analitica, diceva che “Il vero capo -o comandante- è sempre guidato”: con un po’ di fantasia si può pensare che presagisse la nascita di Jeep Commander (che tradotto significa per l’appunto “comandante”). E’ infatti certo che a stabilire il comportamento di questo Commander sia chi sta al posto di guida, dato che questo veicolo potrebbe benissimo confondersi con l’ennesimo SUV inteso come “School” Utility Vehicle, ovvero uno di quegli imponenti fuoristrada con cui spesso si vedono belle signore accompagnare i figli a scuola, oppure potrebbe diventare un inarrestabile “todoterreno” come dicono in Spagna, un fuoristrada in grado di arrampicarsi ovunque. Tutto dipende da chi sta alla guida: certo è che la vera natura della nuova Jeep Commander è selvaggia, non urbana. L’elemento più innovativo sta sicuramente nell’abitacolo, che per la prima volta nella storia della casa americana presenta tre file di sedili, per un totale di sette posti.
Un tributo al passato Lo stile della carrozzeria non nasconde una serie di richiami ad alcuni modelli del passato come la Willys Station Wagons (1946-1962) o la Wagoneer (1963-1991), fino alla più recente Grand Cherokee, da cui eredita il telaio e la meccanica. Il frontale ripropone la classica griglia Jeep, reintroducendo i fari a sviluppo verticale, creando un insieme piuttosto massiccio, senza però la grinta di molte altre proposte presenti sul mercato. La vista laterale propone una serie di superfici squadrate e spigoli vivi (nell’andamento del padiglione e nel design dei finestrini) in puro stile anni ’70, con in più la simpatica soluzione dei passaruota abbelliti da bulloni a vista. Lo stesso discorso, infine, vale anche per la coda, che esibisce un design sicuramente pulito, ma forse un po’ troppo elementare.
Se il “vestito” si discosta un po’ dai canoni estetici più in voga del momento, l’abitacolo apre realmente nuove opportunità per il marchio Jeep, andando alla conquista di quel ricco segmento del mercato composta dai veicoli in grado di accogliere comodamente anche una famiglia numerosa, senza per questo essere costretti a girare con la classica – e un po’ anonima – monovolume.

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