MG TF: Test Drive

MG TF: Test Drive. Dicono tutti che le vogliono spaziose, comode, silenziose. Ma c’è una vocina sfrontata che tormenta molti (sì, molti) automobilisti. E sussura: ne voglio guidare una piccola, rigida e che faccia sentire il suo motore. Ecco perchè da quella peperina due-posti-secchi della MG escono, da generazioni, guidatori con la schiena un po’ indolenzita e le orecchie che ancora fischiano dopo aver macinato migliaia di chilometri. Ma con un inconfondibile sorriso sulle labbra.
L’ultima evoluzione della spider di Birmingham (sigla discreta sul posteriore: TF) conserva lo stesso fascino della sua ava, la “MG 1428” che vide la luce nel lontano 1924 e che da allora segnò un modo inconfondibile e molto english di dire roadster.
Un giro attorno alla vettura per assimilare il concetto: la TF edizione 2002, uscita dalla penna del designer Peter Stevens, è la reinterpretazione in chiave moderna delle vecchie MG. Certo, sono lontani anni luce i parafanghi arrotondati ed il musetto ad andamento verticale. Ma resta corta e schiacciata, piantata su quattro pneumatici extra large e super ribassati (195/45 davanti, 215/40 dietro). E poi le prese d’aria con la griglia sulle fiancate posteriori per dar respiro al motore, rigorosamente centrale. E l’impagabile tettuccio apribile in tela. Concessioni stilistiche hi-tech: la fanaleria anteriore, con proiettori piccoli e “a vista”.
Sullo storico marchio sportivo e quindi sull’ultima MG, punta molto l’inglese Rover, dopo il turbolento (e fallito) matrimonio con Bmw. Liberata dopo quel divorzio dall’incubo dell’icona Z3, da cui rischiava di essere cannibalizzata, la MG vive così oggi di luce propria. E cerca amanti del genere “duro e puro”. Niente fronzoli, tanto per cominciare, nonostante alcune comodità un tempo sconosciute su queste vetture tutto-motore, come i vetri elettrici e l’aria condizionata. Il navigatore Siemens VDO (davvero ottimo) è optional: volete mettere alzare la testa a tettuccio abbassato, e chiedere la strada al passante di turno?
Pronti via. Bisogna capire come va la nuova MG TF. In prova il modello d’attacco, quello su cui Rover crede di più per quanto riguarda il mercato italiano: la TF 114, che di cavalli ne ha 115 ed è millessei di cilindrata. Ci si cala nell’abitacolo, preparandosi da quel momento ad affiancarsi a Renault Twingo che sembreranno alte come furgoni: la spiderina è tremendamente bassa! I sedili sono di tipo sportivo, ben imbottiti sui lati. La finta radica prevista da uno degli allestimenti potrebbe lasciare un po’ l’amaro in bocca ai cultori del puro stile inglese. Meglio l’abitacolo scuro scuro della versione in prova: i materiali che rivestono il guscio di noce in cui ci si immerge sono buoni e piacevoli da toccare. Lo spazio a disposizione è molto, molto contenuto e quindi occhio ai bagagli, please (ma c’è un ingegnoso bracciolo capace di nascondere i piccoli oggetti e addirittura sostenere due lattine).
Prima di mettere in moto, giù il tettuccio. Si apre in una manciata di secondi, il “motorino” può metterci di più o di meno, dipende solo da voi: è il vostro braccio.
Girata la chiavetta d’accensione la prima sorpresa: il millesei ha una voce stupefacente, quasi roca ai bassi regimi, molto più acuta e cattiva agli alti. La piccola della famiglia MG TF non soffre proprio di crisi di inferiorità rispetto alle sorelle maggiori: la TF 120 (118 cavalli), la TF 135 (134 cavalli) e la TF 160 (158 cavalli), tutte con motore milleotto.
Si parte. Sulle spettacolari strade interne del lago di Garda, la MG TF si dimostra un go-kart, e questo grazie all’eccellente distribuzione dei pesi (il motore centrale fa la sua parte in questo) e alle nuove sospensioni posteriori , basate su un sistema di molle compatte ad alta taratura. E’ quest’ultima la novità vera rispetto alla precedente MG, la F, che montava le meno convincenti “Hydragas”. Risultato, la MG tiene davvero, e quando si osa di più, dà il tempo di correggere l’eventuale sovrasterzo. Nell’abitacolo il motore si sente, ma tanto è questo quello che vuole chi acquista un’auto del genere, soprattutto quando la lancetta del contagiri supera quota quattromila e la spiderina scatta in avanti ad ogni cambio di marcia (5) come un gatto che si lancia sul topo. Altra sorpresa, il motore sembra double-face: messi da parte i panni sportivi, quando si viaggia con un filo di gas e marcia alta, dimostra buone doti di coppia. Insomma, si riprende alquanto vivacemente. Ottimo, ad andatura turistica, quest’ effetto-cambio automatico.
In autostrada, con tetto chiuso, la rumorosità (pardon, la voce del motore) diventa decisa oltre i 140. Per il resto qualche spiffero d’obbligo, da assaporare impugnando il ben sagomato volante, con servoassistenza elettrica progressiva , leggerissimo nei parcheggi e decisamente più diretto in velocità.
Pagando dai 20.000 ai 26.500 euro (i prezzi crescono con la cilindrata) si entra in possesso della nuova MG TF. Pronti a scendere, dopo un viaggio o una gita domenicale, con quell’inconfondibile sorriso sulle labbra. E sicuri di essere possessori di un “oggetto” speciale, con tanta storia alle spalle e qualche follia progettuale: per sollevare il cofano del bagagliaio anteriore, bisogna aprire con la chiave quello posteriore e da qui tirare una levetta. Cose da inglesi. Per non perdersi raccomandiamo infine di sfruttare l’eccellente sistema di navigazione della Siemens DVO – Dayton che vi permette di gustarvi appieno la guida open air della MG senza doversi stressare per trovare la “retta via”.

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