Mini BioMoke

Mini BioMoke. Al Los Angeles Auto Show saranno presentati svariati studi di disegno nell’ambito del Design Challenge, un evento che mira a lanciare la vena artistica di una regione che contempla già svariate sedi di imprese dedite alla creatività stilistica applicata ai veicoli, una risorsa che fa bene al futuro dell’automobile. Evidentemente i paesaggi californiani, che non contemplano unicamente le famose ed assolate spiagge di Venice Beach, Santa Monica o Malibu, ma anche stupefacenti parchi naturali ed insidiosi deserti, stimolano la fantasia dei designer, tanto da proiettare la loro creatività in un futuro spesso davvero molto lontano.
BioMoke
La proposta di BMW Group DesignworksUSA è un’avveniristica versione di Mini semi-scoperta, anzi per la precisione priva di portiere ma in possesso di un peculiare tettuccio semi-rigido, utile a godere appieno del clima californiano (e non solo naturalmente), con la possibilità inoltre di spingersi su tracciati da fuori strada. Una nuova concezione di modello trasversale quindi, capace di fondere una specie di cabrio con un fuoristrada (forse più vicina ad una dune-buggy quindi).
Dal punto di vista estetico i disegni spiegano più di mille parole, ma va rimarcata comunque la ricerca di una certa giovanile aggressività, una muscolosità da ballerina poggiata su pneumatici da off-road cattivo, un mix accattivante dove colpiscono mille dettagli diversi: dalla mancanza di portiere agli imponenti sbalzi, dall’assenza di montanti che sostengano la parte anteriore del tettuccio all’intero gioco estetico fatto di linee, curve e vuoti.
Elemento caratterizzante di Mini BioMoke è la configurazione totalmente personalizzabile tramite pannelli intercambiabili, motori spinti da carburanti alternativi e il recupero di componenti meccaniche provenienti da altri veicoli.
Un nuovo approccio alla mobilità sostenibile?
L’aspetto dell’eco-compatibilità è al centro di questo progetto: la carrozzeria della BioMoke è costituita da una singola struttura formata da pannelli biodegradabili impregnati di semi dell’albero della palma, il cui ciclo vitale dura 5 anni, un approccio decisamente innovativo alla mobilità sostenibile.
Quanto sia del tutto realizzabile questo progetto non lo sappiamo, ma una cosa sappiamo per certo: questi studi non servono a produrre vetture finite, servono piuttosto a dare idee, a carpire la risposta di pubblico di fronte a determinate intuizioni estetiche, in sostanza ad indicare il cammino verso cui conviene dirigersi. Un bravo quindi dalla redazione di Infomotori.com!

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