Nissan Pick Up TD: Test Drive

Nissan Pick Up TD: Test Drive. Siamo gente fortunata. Ci danno un 4×4 e si scatena l’inferno: prima la pioggia, e poi la neve. Tanta neve. E strade ridotte da far schifo, con asfalto bucato, fanghiglia e tutto il peggio che potete immaginare. E dire che l’inverno se ne è andato. Non resta che attaccare gli adesivi di Infomotori con la parola magica: test-drive.

Potenza unica Questa volta tocca ad un pick-up, l’ultimo Nissan, il double cab motorizzato con un poderoso quattro cilindri a gasolio di duemilacinquecento centimetri cubici e la bellezza di 133 cavalli. A guardarsi intorno, di fuoristrada con il cassone da abbeverare alla pompa nera, ce ne sono pochi con una simile potenza: tutti viaggiano tra i 109 e i 115 cavalli (l’Isuzu ne ha 131, ma con un propulsore tremila di cilindrata). Insomma, abbiamo il più muscoloso. L’approccio al mezzo è traumatico. Arriviamo con una city car e parcheggiamo dietro al cassone del pick-up: se il bestione avesse avuto la ribaltina abbassata e due assi che scendevano, avremmo potuto salire con tutta la macchina e non se ne sarebbe accorto nessuno.
Perché questo Nissan ha dimensioni quasi americane: poco meno di cinque metri di lunghezza per uno e ottantatre di larghezza, e uno e ottanta di altezza considerando i “rail” sul tetto. Il tutto calato su quattro pneumatici “Dueller” larghi come il nostro sorriso soddisfatto: 265!
Doppio stile Grande e grosso, il pick-up, ma anche bello e curato nella linea. Dimenticate le deprimenti ruote sottili (visto che roba le “Dueller”?) ma anche la barra in metallo sul posteriore: qui il paraurti del cassone è largo e cromatissimo, con una bella plastica nera per appoggiarci i carichi o semplicemente per aiutare a salire.
E le fiancate mostrano quattro bombature all’altezza dei passaruota che rendono il Nissan ancora più imponente. Con il muso si cambia. Se il retro infatti richiama le cromature a specchio californiane, sul davanti il paraurti è modernissimo, integrato con la carrozzeria da cui riprende anche il colore. A dirla così parrebbe un’improponibile accozzaglia di stili, invece a vederlo dal vivo fa il suo bell’effetto. Un po’ come quando mettete un mobile hi-tech nel soggiorno antico: rompete uno schema in modo coraggioso, ma generalmente venite premiati dall’effetto finale.
La faccia, per finire, è proprio cattivella, con vetri dei fari trasparentissimi, generosa calandra e presa d’aria d’obbligo sul cofano per far respirare l’intercooler. Ciliegina sulla torta: un tettuccio trasparente apribile a compasso. Il nostro è grigio metalizzato con “graffiate” oblique di rosso sulla fiancata. Colpo d’occhio notevole, ma da far davvero girare la testa è la versione a colori invertiti: immaginate il bestione rosso Ferrari, con pennellate grigie sulle portiere…
Davanti ok, dietro meno Dimenticata la cabina telefonica, pardon, la city car su cui siamo arrivati, eccoci a bordo del gigante: noi là sopra e il resto del mondo due o tre spanne più sotto. Serve equilibro mentale in queste situazioni, in caso contrario sappiate che la sindrome da “fatti-da-parte-non-vedi-che grosso-che-sono?” è dietro l’angolo che vi aspetta con il suo ghigno.
La cabina è doppia, quindi le porte sono quattro e ci si può sedere anche dietro: ma gli amici, oltre al passeggero di fianco a voi, che ospiterete, alla fine di un lungo viaggio potrebbero esservi meno amici. Insomma, il divanetto posteriore va benissimo per i bambini, un po’ meno per lungagnoni dal metro e settanta in su. Zero scrupoli, oggi, al volante ci siamo solo noi. L’occhio, visto che questo è un fuoristrada vero, corre in basso a destra: due cloche e una levetta. Cioè marce normali, marce ridotte e commutatore da trazione posteriore a trazione integrale, e da trazione integrale a trazione integrale con i rapporti ridotti. Cosa volete di più? Ah, già! Tranquilli, quello a cui state pensando è sotto di noi: telaio a longheroni, su cui è montata la carrozzeria. Altro che borghesissima scocca portante! La seduta, al contrario di quanto si potrebbe pensare a guardare il “camioncino”da fuori, è molto automobilistica. Questo perché il piano del pavimento è appena sotto il sedile, visto che più sotto bisogna fare spazio a differenziali e doppio albero di trasmissione. Una bella sorpresa, perché i viaggi lunghi sono ben sopportabili: è come andare in macchina.
Non ci fermiamo Volante impugnato, il motore è acceso, si parte. Nei primi metri la sensazione è strana, quasi di galleggiamento. Ciò è dovuto in massima parte allo sterzo leggerissimo e all’elasticità del motore, che muove il gigante con un filo di gas. Inutile tirare le marce, bisogna cambiare subito perché il tiro è possente. Una curiosità: la voce del propulsore, molto roca, entra in cabina con uno strano effetto di veicolo militare, di quelli per intenderci che vanno avanti imperterriti sotto un bombardamento e non si fermano mai. Non ci teniamo, comunque, a testarlo in Iraq, e ci va benissimo cominciare a salire su per le nostre montagne. Come si diceva, tempo da lupi. I carabinieri fermano tutti, ci vogliono le catene, ma non per noi, che saliamo su per una stradina affondata tra due metri di neve ancora con la sola trazione posteriore! Ma l’asfalto sparisce dietro ad una curva e allora abbassiamo di una tacca la levetta che porta la trazione a tutti gli assi. Il Nissan adesso va su come un panzer, sembra quasi cercare neve e tratti scivolosi altrimenti “lui” non si diverte.
Scompare nel nulla il dubbio che fin dall’inizio ci aveva assalito: ma con quel vuoto siderale alle spalle, intendiamo il cassone leggero leggero, il ponte posteriore non perderà aderenza? Macchè, i 133 cavalli tirano su tutte e due le tonnellate di fuoristradone giapponese, nonostante la gommatura non sia neppure tanto tassellata. C’è da chiedersi come andrebbe il bisonte con pneumatici senza compromessi stradali. La strada finisce, nel senso letterale del termine. Ci guardiamo intorno, per accertarci che qualche gitante non storca un po’ il naso vedendo un blocco di acciaio grigio e rosso che si tuffa nella neve, e siccome non c’è nessuno… ci tuffiamo. Ma prima, giù del tutto la leva magica delle ridotte: ora tirano le quattro ruote, ma con rapportatura da John Deere, sì insomma, quei trattori-godzilla che avanzano tra le zolle tirando rimorchio e aratro. Il Nissan pick up non desiste, neppure quando le ruote sprofondano per metà nella neve. L’anima da off road si vede e si sente, il propulsore ben vitaminizzato spinge sempre, ma senza deplorevoli acuti: l’ago del contagiri non si scolla da quota 1500-2000.
I tipi da pick up Infangati come si deve, ci tiriamo fuori da quello che per un’auto normale sarebbe un incubo senza uscita, è di nuovo stradina asfaltata, anche se tutta buchi, e poi strada statale e infine autostrada. Assuefatti a qualche saltello di troppo (le sospensioni sono tarate per i terreni più che impervi, e sul liscio si sente anche un sassolino), torniamo verso casa guardando i tetti delle vetture sotto di noi e permettendoci qualche sorpasso in allegria: il gingillo fa i centosessanta all’ora. Con 26.200 euro (4.400 euro in più per la versione top Navara) si può mettere nel box di casa (sempre che ci stia) questo pick up extra large, a patto che vi serva l’enorme vano di carico – scoperto – che è il cassone che vi portate dietro. Tenendo presente, semmai, che esiste la “conchiglia” in vetro resina da agganciare e sganciare al cassone se volete che gli altri non si facciano gli affari vostri e soprattutto non vi portino via i bagagli.
Per comperarlo dovete avere un lavoro o un hobby che vi porti via tanto spazio. Oppure dovete essere un automobilista a cui piace il genere americaneggiante. In questo caso conterete su un veicolo che non si ferma davanti a niente e non teme carichi. Su cui potete salire in pantalonacci di tela oppure, se siete anche snob e ve ne fregate dei commenti altrui, anche in giacca e cravatta.

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