Per rendere onore a due mezzi speciali ci vuole un percorso unico e, partendo da Milano, quale migliore destinazione se non il passo dello Stelvio? Io e il mio collega e pilota Alessandro Spada ci siamo svegliati all’alba per dirigerci in uno dei passi montani più famosi ed emozionanti di tutta Italia. A cavallo tra Lombardia e Trentino-Alto Adige rappresenta oggi una Mecca per escursionisti, ciclisti ma anche per motociclisti e piloti che – nel rispetto del Codice della Strada – intendono mettere alla prova i propri mezzi in un luogo unico al mondo, di una bellezza da togliere il fiato e dove spesso si incrociano animali allo stato brado.
Partiti da Milano in una splendida giornata di sole dobbiamo affrontare la lunga trasferta fino ai piedi delle montagne: una tratta tremendamente noiosa per Alessandro che deve rassegnarsi ad una velocità variabile tra 90 e 100 km/h da tenere per molti chilometri e senza alcun supporto elettronico. Io sono sottoposto ai medesimi obblighi ma per contro posso toccare con mano i dispositivi di sicurezza della vettura tra cui il cruise control adattivo che mi permette di viaggiare in maniera rilassata, a velocità predeterminata e soprattutto mantenendo la giusta distanza di sicurezza dal veicolo che mi precede. In caso di curve o piccole distrazioni interviene poi il line keeping che corregge attivamente lo sterzo riportando l’auto all’interno della carreggiata. Mentre guido nei sedili avvolgenti mi concedo un attimo di relax ascoltando musica dall’importante impianto audio collegato, via Andorid Auto, al mio smartphone.
La musica, che controllo grazie all’importante sistema di infotainment da 7 pollici posto tra conducente e passeggero, viene interrotta solo dal suono del potente motore guidato da Alessandro che, occasionalmente, per spezzare la noia (e anche per farmi sentire lo scarico Akrapovic), si avvicina al finestrino dell’auto per farmi sentire il rombo del potente motore da 999 cm3.
La moto, vista dall’auto, è un gioiello estetico e la line affusolata ed aggressiva non ha nulla a che fare con i tratti stilistici della prima versione che era più grande e bombata. Nel corso di questo nostro giro avremo anche la fortuna di incontrare un amico con una “vecchia CBR” e le immagini parlano chiaro. La nuova versione Fireblade 2018 è una farfalla a confronto.
Le dimensioni più contenute si trasformano anche in minor peso e solo rispetto alla precedente versione abbiamo un calo di ben 15 kg che porta la lancetta della bilancia a sfiorare i 200kg (196 kg per l’esattezza). Cercando un paragone con il mondo del pugilato potremmo dire che si tratta di un peso piuma della categoria hypersport, il che la rende un moto per molti, ma non per tutti.
Un progetto, nuovo, innovativo, tecnologico e del resto questo gioiello su due ruote conta oltre il 90% di componenti riprogettati rispetto al passato è un passo in avanti notevole rispetto al passato. Il successo della giapponese si misura anche nei numeri di vendita che superano i 470.000 esemplari consegnati in tutto il mondo. Per tutti coloro i quali hanno passato i 30 anni, come il sottoscritto, Honda CBR rappresenta un sogno, un mito e comunque un punto di arrivo.
LEGGI TUTTO L'ARTICOLO
Un’esperienza ai limiti dell’estasi vissuta in una delle strade più belle, entusiasmanti e conosciute a livello europeo: il Passo dello Stelvio.
Una Honda Civic Type-R ed una Honda CBR 1000RR Fireblade 2018 da Milano fino in cima alla vetta.
Per rendere onore a due mezzi speciali ci vuole un percorso unico e, partendo da Milano, quale migliore destinazione se non il passo dello Stelvio? Io e il mio collega e pilota Alessandro Spada ci siamo svegliati all’alba per dirigerci in uno dei passi montani più famosi ed emozionanti di tutta Italia. A cavallo tra Lombardia e Trentino-Alto Adige rappresenta oggi una Mecca per escursionisti, ciclisti ma anche per motociclisti e piloti che – nel rispetto del Codice della Strada – intendono mettere alla prova i propri mezzi in un luogo unico al mondo, di una bellezza da togliere il fiato e dove spesso si incrociano animali allo stato brado.
Partiti da Milano in una splendida giornata di sole dobbiamo affrontare la lunga trasferta fino ai piedi delle montagne: una tratta tremendamente noiosa per Alessandro che deve rassegnarsi ad una velocità variabile tra 90 e 100 km/h da tenere per molti chilometri e senza alcun supporto elettronico. Io sono sottoposto ai medesimi obblighi ma per contro posso toccare con mano i dispositivi di sicurezza della vettura tra cui il cruise control adattivo che mi permette di viaggiare in maniera rilassata, a velocità predeterminata e soprattutto mantenendo la giusta distanza di sicurezza dal veicolo che mi precede. In caso di curve o piccole distrazioni interviene poi il line keeping che corregge attivamente lo sterzo riportando l’auto all’interno della carreggiata. Mentre guido nei sedili avvolgenti mi concedo un attimo di relax ascoltando musica dall’importante impianto audio collegato, via Andorid Auto, al mio smartphone.
La musica, che controllo grazie all’importante sistema di infotainment da 7 pollici posto tra conducente e passeggero, viene interrotta solo dal suono del potente motore guidato da Alessandro che, occasionalmente, per spezzare la noia (e anche per farmi sentire lo scarico Akrapovic), si avvicina al finestrino dell’auto per farmi sentire il rombo del potente motore da 999 cm3.
La moto, vista dall’auto, è un gioiello estetico e la line affusolata ed aggressiva non ha nulla a che fare con i tratti stilistici della prima versione che era più grande e bombata. Nel corso di questo nostro giro avremo anche la fortuna di incontrare un amico con una “vecchia CBR” e le immagini parlano chiaro. La nuova versione Fireblade 2018 è una farfalla a confronto.
Le dimensioni più contenute si trasformano anche in minor peso e solo rispetto alla precedente versione abbiamo un calo di ben 15 kg che porta la lancetta della bilancia a sfiorare i 200kg (196 kg per l’esattezza). Cercando un paragone con il mondo del pugilato potremmo dire che si tratta di un peso piuma della categoria hypersport, il che la rende un moto per molti, ma non per tutti.
Un progetto, nuovo, innovativo, tecnologico e del resto questo gioiello su due ruote conta oltre il 90% di componenti riprogettati rispetto al passato è un passo in avanti notevole rispetto al passato. Il successo della giapponese si misura anche nei numeri di vendita che superano i 470.000 esemplari consegnati in tutto il mondo. Per tutti coloro i quali hanno passato i 30 anni, come il sottoscritto, Honda CBR rappresenta un sogno, un mito e comunque un punto di arrivo.
La montagna si avvicina e i lunghi tratti di rettilineo iniziano ad alternarsi a qualche curva e immediatamente realizzo il motivo per cui la mia Honda Civic Type R è la hot hatch con il miglior tempo al Nurburgring nonché, a mio avviso, uno degli acquisti più intelligenti in questa categoria. Partiamo dal motore, sovralimentato e figlio del downsizing che scarica a terra 320 cavalli. Il suono non mi entusiasma – del resto guido un’aspirata sei cilindri e non sono un amante dei turbo. Nonostante il terzo scarico progettato per ampliare la risonanza del processo di combustione non c’è un vero e proprio concerto al posteriore e forse questo è l’unico aspetto negativo ma tutto il resto è pura poesia.
Il selettore delle modalità di guida è impostato sulla configurazione più pistaiola: non devo correre ma voglio provare il brivido di scomporre questa trazione anteriore, sempre in sicurezza. Complice il fatto che è molto presto e complice visto il fatto che è martedì mattina non c’è nessuno per le strade, tranne qualche auto storica che partecipa ad un raduno. Il differenziale auto bloccante al posteriore aiuta molto nel tenere l’auto in carreggiata e scomporla in uscita di curva richiede uno sforzo notevole.
Nei lunghi tratti di rettilineo porto i giri al limitatore e non fosse per il sound sembrerebbe un’aspirata da quanto si trova a suo agio il motore oltre i 4.000 giri.
Dietro di me c’è Alessandro, al quale cedo il volante per mettermi alla guida della Honda CBR 1000RR Fireblade.
Alla guida della Honda CBR 1000RR Fireblade sul passo dello Stelvio.
Vivo un sogno, schiacciato nella mia tuta che mi ricorda di avere qualche chilo in eccesso e di non avere più 20 anni. Immediatamente entro in contatto con l’elettronica della moto, grande evoluzione rispetto al passato. Il throttle-by-wire ammorbisice molto le accelerate che altrimenti risulterebbero brusche in ogni condizione e il grande display TFT-LCD mi comunica tutto quello che voglio sapere (tranne la benzina residua!). Configuro la centralina in modo prudenziale, meglio dare del Lei a questa moto da Suberbike. L’agilità nel misto è tipica di una 600 ma immediatamente realizzo che il motore ha una cilindrata ben più importante, vista la tanta potenza. La posizione di guida è spinta ai massimi e potrebbe risultare scomoda per le lunghe tratte autostradali ma alle prime curve mi sento a mio agio, nella posizione giusta e soprattutto mi sembra di guidare un treno, tanta è la stabilità del mezzo.
Mi sento un tutt’uno col mezzo, i miei 178 cm di altezza sembrano essere perfetti e mentre danzo tra una curva e un’altra realizzo che ho lo stesso numero di cilindri della Honda Civic Type R. Ad ogni accelerazione devo controllare il tachimetro, per non esagerare.
Il cambio, ai vertici nel settore, può essere arricchito con i sistemi sistemi quickshifter e downshifter.
Curva dopo curva scalo la montagna, ho lasciato Alessandro in auto e mi ci è voluto un attimo per allungarlo. Mi godo il panorama della vetta anche se ìa tratti mi trovo incantato sulla bellezza di questa Fireblade.