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Le conseguenze del crollo delle immatricolazioni

Le 152.752 auto in meno vendute in meno, una diminuzione del 25,97% rispetto allo stesso periodo del 2009, mette in serio rischio il settore automobilistico, dalla aziende ai concessionari, fino all'occupazione

I dati sulle immatricolazioni resi noti nei giorni scorsi sono tanto chiari quanto presentano un futuro molto buio, sia per le casse statali che per tutte le aziende del settore automobilistico e per i suoi lavoratori.

E’ stato calcolato che la brusca frenata delle vendite, l’ennesimo trend negativo, farebbe calare il fatturato di 10 miliardi di euro, equivalenti a 2 miliardi di Iva in meno per le Casse dello Stato
Inotre avrebbe pessime conseguenze anche per l’occupazione: infatti mettebbe in discussione quasi 15 mila posti di lavoro tra gli addetti alle vendite e all’assistenza, che sono circa il 12% dei 130.000 lavoratori della filiera distributiva.

Nel frattempo Sergio Marchionne, l’A. D. di Fiat, è stato in visita allo stabilimento Chrysler di Jefferson North, a Detroit, accompagnato dal presidente Usa Barak Obama, che davanti a 1500 dipendenti non ma mancato di ringraziarlo per il grande lavoro che sta facendo con Chrysler.
E approffittando della presenza di Obama, Chrysler ha annunciato che l’impianto di Sterling Heights non chiuderà nel 2012 anzi, verrano creati circa 1.100 posti di lavoro grazie all’introduzione di una seconda linea produttiva.

Dal canto suo Marchionne ha ringraziato l’impegno di Obama per Chrysler, perché senza il suo impegno l’azienda non sarebbe riuscita a sopravvivere e ora, a distanza di poco più di un anno dalla bancaratta, a registrare risultati positivi. Infatti secondo le previsioni tra il 2010 e il 2011 le vendite di Chrysler nel mercato europeo e sud americano dovrebbero raddoppiare fino a raggiungendo le 200.000 unità, con l’aiuto della rete di distribuzione internazionale di Fiat.

Della visita di Marchionne agli stabilimenti di Detroit fanno pensare due cose.
La prima che grazie agli aiuti del Governo americano (ma anche di quello italiano, attraverso Fiat) Chrysler è ancora viva e sta portando l’economia Usa verso segni postivi, mentre in Italia non c’è alcuna strategia in questo senso perché gli incentivi e le rottamazioni sono solo dei temporanei palliativi. Quella che manca è una mentalità lungimirante che serva piuttosto a promuovere la mobilità pulita ed ecologica, a contenere le tariffe dei carburanti, delle assicuraizoni e di altre spese che sono delle vere e proprie tasse come quelle obbligatorie del bollino blu, che nonostante l’applicazione sul parabrezza non permette la circolazione a quelle auto che non corrispondono agli standard di emissioni di CO2 richiesti.
La seconda cosa riguarda la differenza tra i lavoratori americani e italiani, o meglio, la dedizione dei primi per il loro lavoro e la loro riconoscenza verso chi li ha aiutati.
I 1.500 dipendenti della fabbrica di Jefferson North sono tutti aderenti al sindacato Uaw (United Auto Worker) e sono soddisfatti e grati alla Fiat per il “salvataggio”.
Molte le magliette in onore di Obama, altre dedicate al programma introdotto dalla Fiat contro gli sprechi, chiamato ‘World Class Manufacturing’.
Altri indossavano indumenti con la scritta ‘From out of many 1’ e in basso il simbolo Noch, a significare dedizione in qualsiasi ambito. In questo caso – hanno spiegato gli stessi dipendenti – verso il lavoro.

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04 Ago 2010
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