Sergio Marchionne, Amministratore Delegato di Fiat Auto (e del Gruppo Chrysler) può piacere o non piacere, ma non si può certo criticarlo per mancanza di schiettezza e chiarezza.
Da Fabio Fazio, su Rai 3, a “Che Tempo che Fa”, parafrasando la meteorologia ha fatto una disamina dell’Italia decisamente tempestosa dicendo che il nostro Paese non è competitivo e non attrae capitali esteri per la sua pesantezza. Frasi che non hanno fatto molto piacere ai nostri politici, con Fini in testa che lo ha accusato di parlare più da canadese che da italiano…
Gli stessi sindacati non hanno reagito molto bene alle sue parole, pur apprezzando la dichiarazione di intenti di voler portare gli stipendi degli operai dagli attuali 1200 euro ai livelli tedeschi se però la competitività sarà pari a quella germanica…
La frase che ha forse però colpito maggiormente i telespettatori e gli stessi giornalisti che l’hanno ripresa ha piene mani è stata che la Fiat quest’anno chiuderà l’anno con un utile di circa 2 miliardi di euro grazie ai mercati esteri, mentre l’Italia nel 2010 come nel 2009 e nel 2008 ha penalizzato il risultato finale senza portare un euro di utile!
Forse poco diplomatico, ma competente e con le idee ben chiare, Marchionne ha replicato a tutte le domande, forse un pò troppo morbide per un peso massimo come il numero uno di Fiat, tornando sempre al focus iniziale: o si diventa competitivi o non si va da nessuna parte. Brutale nell’esempio fra la fabbrica polacca dove 6.000 operai producono la Panda e la 500 contro le 5 italiane che per la stessa cifra di vetture devono essere in circa 22.000. Pungente su Pomigliano ricordando che non è possibile che in delle giornate calcistiche il 50% degli operai sia ammalato o che in altri siti tre operai possano bloccarne mille. Per Marchionne c’è troppa anarchia e senza ordine non si può produrre e guadagnare per essere in grado di confrontarsi con i rivali europei e soprattutto asiatici con India e Cina in testa.
Un faccia a faccia molto cortese ed educato da cui è uscito un Marchionne appassionato per la sfida americana ed infastidito dalla burocrazia italiana che impedisce all’Italia di esprimere il suo strepitoso potenziale bloccato da mille legacci. Un’epoca sta cambiando e la classe politica non comprende che i tempi sono cambiati. Calderoli minaccia di non dare più incentivi e Marchionne aveva già detto a Fazio che in Italia su 10 auto sette sono straniere e tre italiane… Quindi gli incentivi interessano molto di più ai costruttori esteri e soprattutto ai concessionari che stanno per saltare a causa del crollo delle vendite con oltre 20.000 posti di lavoro a rischio.
E voi cosa ne pensate?