A Misano con Yamaha Supersport Pro Tour 2016: Adrenalina a mille!

Solitamente i Test Ride si svolgono nelle concessionarie, nei giorni di Porte Aperte ed intorno all’isolato. Oltretutto, provare una supersportiva sembra sempre troppo difficile. Ma a velocità siderali con un motore progettato per dare il massimo, accorgersi di avere la moto sbagliata può essere una pessima esperienza.

_DSC5536Yamaha cambia le regole del gioco, con un tour itinerante nei più bei circuiti d’Europa per far testare le proprie sportive lì dove sono nate, in pista. Il Yamaha Supersport Pro Tour 2016 è stata un’occasione troppo importante per farsela scappare, così siamo andati al Misano World Circuit Marco Simoncelli per una giornata tra i cordoli, dove abbiamo avuto modo di provare tutta la R-Series. Non che manchi la possibilità di provare anche le nude della casa, con L’MT Tour di cui vi parliamo qui.

La Casa dei Tre Diapason conta 5 diversi modelli di supersportive nei proprio listini, ed è probabilmente il marchio che interpreta in maniera più estrema le carenate. Yamaha costruisce le proprie sporitve partendo da una moto da pista ed adattandola per la strada, non il contrario. L’esempio lampante di questa filosofia lo riscontriamo in sella alla R1M -di cui vi parliamo in un articolo dedicato- che, nonostante sembri marketing, è davvero figlia della M1 di Rossi e Lorenzo.

Una giornata a Misano è lunga ma passa in fretta, specialmente in queste condizioni. Il camion hospitality dello Yamaha _DSC5504Supersport Pro Tour 2016 racchiude moto, ricambi e soprattutto una squadra di meccanici dei Tre Diapason, a far sentire tutti un po’ più piloti. In pista invece troviamo la Pedersoli Riding School con istruttori d’eccellenza a fare da apripista ed a spiegare il funzionamento della signorina da 200CV. La R1 ha dei settaggi di base -se così si possono chiamare- che intervengono sull’erogazione, sul controllo di trazione e sull’imbardata, selezionabili anche durante la guida, anche se onestamente non abbiamo davvero il piglio per farlo in corsa. Tra un turno e l’altro vediamo appassionati e curiosi arrivare nel box Yamaha, chiedere una prova, giocare con il totem del MyGarage: quest’ultimo è un’applicazione che permette di configurare una moto della R-Series con componenti aftermarket, vedere il risultato ed eventualmente prenotare il pezzo scelto. I ragazzi della Riding School sono piloti esperti, valutano in fretta e danno buoni consigli. Al dilà di quello che può sembrare maschilismo è stato bello vedere molte ragazze -eh, certo!- provare le moto, oltretutto con risultati inaspettati. Ma siamo nella terra dei motori, a 20 minuti da Coriano e Tavullia, tanto per capirci.

Adrenalina a mille!

Termocoperte, doppio cavalletto, controllo delle pressioni e benzina da tanica sono quelle cose che fanno presagire una giornata unica. Ed è così, non c’è bisogno di aggiungere molto, se non il sole che riscalda l’asfalto di Misano. Cominciamo ad alternarci tra R1 ed R1M, dove se la prima è una moto straordinaria, la seconda riesce ad andare oltre. Durante tutta la giornata riusciamo a fare anche un turno con la YZF-R3 ed un altro con la YZF-R6, vecchia conoscenza sempre ben accetta.

I ragazzi di Yamaha sono disponibili durante tutta la giornata, che si tratti di spiegare _DSC5489la parte tecnica di queste moto o di raccontare qualche aneddoto interessante. Tra tutti gli appassionati che sono venuti a provarla si trattava per la maggior parte di amatori veloci, magari curiosi di confrontare la capostipite di Iwata con la loro tedesca o bicilindrica che fosse, per quei confronti che chi cerca la prestazione semplicemente non può evitare. La Yamaha R1, vera protagonista della giornata, ne esce a testa alta. Riesce ad offrire una grande confidenza sin da subito -grazie all’elettronica, non di certo ai 200CV- ed allo stesso tempo si adatta piuttosto bene ad ogni pilota.

A confronto con le sportive di vecchia generazione il divario è assoluto: non si tratta più di una moto sportiva con cui uscire nel weekend con la vostra zavorrina, da utilizzare in pista di tanto in tanto. È una vera moto da pista, a cui sono stati affidati targa e frecce per l’omologazione su strada. A partire dalla sella rigida per comunicare un buon feeling col pilota e continuando con il codino, particolarmente rastremato come vuole la categoria, e finendo con un motore estremo. Solo la prima marcia infatti se portata al limite, è da ritiro immediato di patente e libretto.

Quello che è capace di dare la R1 in pista però, è grandioso. La M poi, sembra pensata per dire al mondo che c’è sempre qualcosa in più, un livello superiore. I 5.000€ di differenza tra le due versioni (23.490€ per la M e 18.490 per la “standard) sono nel complesso ampiamente giustificati. Semplicemente guardandola si intuisce la carena in fibra di carbonio, le sospensioni -Ohlins, of course- sono elettroniche e la piattaforma inerziale permette settaggi microscopici. Il punto però, è che guidandola si avverte davvero una profonda differenza.

OLI19483Sei alla Variante del Parco, dopo l’accelerazione bruciante sul rettilineo dei box, ed entri in quel destra sinistra che immette alla Curva del Rio; in quel momento sulla R1M sai esattamente dove sono andati a finire quei cinquemila euro in più. Stabilità e precisione sono elevatissimi, in Yamaha hanno reso facile una moto che altrimenti sarebbe per noi impossibile. I cambi di direzione avvengono in un attimo ma, soprattutto, il timore di sdraiare la moto sparisce. Per tornare alle similitudini con la M1, ad Iwata sanno che per andare forte la prima cosa che occorre è la confidenza e lei, la R1M -che ormai chiamiamo Rum– ne regala moltissima, asseconda in tutto. Il disclamair però è d’obbligo: a noi, per portare al limite la M come la standard, servirebbero una decina d’anni di guida intensiva in pista. Forse di più.

In ogni caso descrivere la R-Series in qualche riga è davvero difficile, abbiamo preferito dedicare un articolo diverso per ognuna. Dopo una lunga giornata a Misano, si diceva, chiedere di meglio è pressoché impossibile. Invece siamo riusciti anche a fare una tappa alla Collezione del Museo Poggi, per l’inaugurazione di una nuova ala chiama Yamaha Superbike Temple di cui trovate un resoconto qui.

Per conoscere le prossime tappe dYamaha Supersport Pro Tour 2016 Cliccate qui!

Per l’abbigliamento utilizzato ringraziamo:

Caeberg (Ego) per il casco
Spidi (Tronik Wind Pro) per la tuta
Spidi (Carbo 1) per i guanti
Forma Boots (Ice Pro) per gli stivali

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