Honda SH 125i – Test Ride

Honda SH 125i – Test Ride. Quando esordì nel 1984 l’Honda SH si impose subito come uno scooter dai grandi numeri: era infatti un mezzo economico che coniugava praticità d’uso e prestazioni superiori agli standard dell’epoca. Negli anni Honda ha presentato diverse nuove versioni, aggiornando l’estetica e le dotazioni dell’SH cercando di non allontanarsi da quel concetto di comfort e prestazioni che l’hanno reso un mezzo così venduto. Dal 1994 la produzione è stata spostata in Italia e i dati di vendita testimoniano che “l’italico apporto” è stato un bonus qualitativo ben percepito dai consumatori che l’hanno scelto sempre di più fino a farlo diventare quasi sinonimo stesso del concetto di scooter.

Ad oggi poco si poteva fare su questo mezzo: ormai è un progetto maturo, tutti i grossi difetti delle versioni precedenti, negli anni, sono spariti uno ad uno ed è stato quindi un lavoro di cesello quello dei tecnici Honda nel doverlo ammodernare ulteriormente.

Così, mentre dal punto di vista del design ci si è potuti dedicare a raffinatezze visive di gran pregio (tutti i pezzi sono perfettamente integrati, non sembrano quasi esserci interruzioni nelle linee del mezzo che risulta così estremamente omogeneo e morbido), dal punto di vista della funzionalità si è ammodernato solo il poco che ancora non era stato cambiato: il freno posteriore a tamburo diventa oggi una scelta, essendoci anche la versione col freno a disco, che si prevede andrà a sostituire completamente il vecchio tipo di freno; la sella è stata ulteriormente ribassata di un centimetro, per consentire facilità di manovra e controllo a qualsiasi tipo di utente e, per lo stesso motivo, è stato ampliato anche lo spazio per le gambe, consentendo anche ai giganti di spostarsi con lo scooter più famoso che siamo andati a provare a Montecarlo.

 

Prova su strada
Un vento teso e una giornata grigia non sono certo il benvenuto che ci saremmo aspettati dalla città monegasca e l’idea di arrampicarci per un tortuoso percorso in quota ci fa rimpiangere il piumone del letto lasciato solitario a casa. È pur vero che l’asfalto umidiccio e la strada non certo ideale per uno scooter di bassa cilindrata, sembrano presentarsi come un test interessante per capire fino a che punto questo scooter sia veramente adatto ad ogni circostanza.

La prima cosa che noto salendoci è che le mie ginocchia non rasentano più lo sportello portaoggetti, sia perché questo non è più presente sul nuovo modello, sia soprattutto perché lo spazio abitabile in sella è sensibilmente aumentato. Anche se di solo un centimetro, si nota anche che la sella sia più bassa e le manovre strette riescono molto facilmente.

Si parte e all’uscita del centro abitato di Montecarlo le strade assumono subito una pendenza che mi preoccupa: temo infatti che sotto il mio peso lo scooter arranchi e il resto del gruppo mi distanzi inesorabilmente. Invece, sorpresa, aprendo il gas rimango nel gruppo e l’SH non sembra quasi accorgersi della salita, né del mio peso non indifferente; arrivato alle curve a 180° con quel bell’asfalto vischiosetto che c’è la mattina mi aspetto il peggio e sono pronto a saltar giù come l’SH dia segno di scodare o andare per i fatti suoi, mentre rimango stupito una seconda volta nel vedere che, al contrario delle mie pessimistiche previsioni, si comporta egregiamente e non sembra soffrire neanche della ridotta mancanza di grip (caratteristica fondamentale per chi è abituato ad affrontare sanpietrini bagnati, binari del tram o pavè dei parcheggi).

La frenata è buona e gli spazi di arresto sono migliorati, inoltre non si dovrà più, con la versione a disco, regolare il tamburo di tanto in tanto; inoltre anche il disco anteriore è stato maggiorato e allestito con una pinza a 3 pistoncini.

Il piccolo deflettore dell’aria anteriore copre bene la strumentazione, rendendola ben visibile anche sotto la luce diretta e perfino il cavalletto è ora più facile da mettersi.

C’è poi un’ampia gamma di accessori: dall’ovvio bauletto (che se ordinato all’atto di acquisto costa solo 100€ in più e permette l’utilizzo della stessa chiave d’accensione), al parabrezza studiato per rompersi in modo da non diventare pericoloso per il conducente in caso di urto, alla comodissima copertina che si allaccia come una gonna al guidatore e non allo scooter e poi antifurto, manopole riscaldate e tutti quegli accessori ormai irrinunciabili per molti.

La gamma colori, oltre ai professionali Pearl Nightstar Black, Pearl Montana Blue, Velvet Red Metallic, Quasar Silver Metallic e Pearl Cool White azzarda un Pearl Acid Yellow, molto giovanile e appariscente, probabilmente pensato per il vasto pubblico giovanile.

Insomma l’SH con la sua lunga storia è ormai uno scooter più che maturo, si fatica a trovare microparticolari che non siano stati migliorati ed è oggi il miglior candidato per diventare l’emblema del concetto stesso di scooter.

 

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