Spagna in moto

Prima della partenza, con un calcolo forse ottimistico ci aspettavamo di percorrere poco più di 3mila chilometri ma tanti erano i luoghi da vedere e così forte era la voglia di scoprire che i chilometri percorsi in groppa alla tourer Yamaha sono stati quasi il doppio. Dall’Italia alla Spagna abbiamo optato per il trasferimento via mare a bordo di una nave Grimaldi Ferries che da Civitavecchia ci ha traghettati fino a Barcellona e – per dovere di cronaca – sottolineiamo che è un viaggio che difficilmente può lasciare soddisfatti, viste specialmente le condizioni in cui si trovava la nave, unica nota stonata in un viaggio da ricordare. Barcellona, prima tappa spagnola, non ha bisogno di molte presentazioni, se non altro perchè è una di quelle città che – prima o poi – a tutti capita di visitare. L’ha seguita a ruota Alicante, città portuale della Comunità Valenciana situata nella Costa Blanca e sorge ai piedi di una collina; peccato che l’urbanizzazione degli ultimi decenni stia rosicchiando sempre più roccia per fare spazi a condomini a proposito dei quali spesso capita di mettere in dubbio il buon gusto di chi li ha disegnati. Il viale lungomare, viceversa, è molto carino e piacevole da percorrere e costeggia il porto turistico dove sono sempre attraccati degli splendidi yacht. Terza tappa, affrontiamo l’entroterra per raggiungere Granada. Sapevamo che avremmo trovato temperature africane ma non pensavamo “così tanto africane”! 48 gradi sono decisamente troppi per poter visitare serenamente una città, ecco che allora – dovendo fare di necessità virtù – abbiamo inaugurato una nuova forma di turismo, visitando la città senza mai scendere dalla moto e scattando fotografie sempre in corsa.

 

Abbiamo scoperto una città dai mille vicoli dove era quantomai evidente l’incrocio di culture che l’ha dominata per secoli, passando dal controllo arabo a quello cristiano e viceversa. Alle sue spalle, la Sierra Nevada che – peraltro – è anche la causa del clima continentale di Granada che nonstante la vicinanza al mare – è preclusa dai suoi influssi mitigatori proprio a causa della catena montuosa che vi si interpone. Giusto qualche grado centigrado in meno lo abbiamo trovato a Cordoba, una città di 300mila abitanti bagnato dal Guadalquivir. E qui il miscuglio di culture secolari è ancora più evidente, specialmente nella zona del quartiere ebraico, dominato dalla – niente di meno – Mezquita, il più importante monumento mussulmano di Spagna che oggi viene chiamata la Cattedrale di Cordoba. Insomma, in pochi metri si fondono e si confondono 3 fra le principali e più antiche culture, in un dedalo di vicoli pedonali dove ci si perde fra i tanti tapas bar situati in splendidi patii. Questi cortili, infatti, sono una caratteristica andalusa e a Granada trovano una delle espressioni più ricche e belle. A Siviglia, centro sociale e culturale del Sud della Spagna, dedichiamo poche parole: interessante, piacevole ma non ci ha impressionato particolarmente. Sesto giorno e si torna verso il mare a Vejer de la Frontera, un paesino situato esattamente a metà strada fra Tarifa e Cadice, due città che ci interessavano particolarmente. Le temperature pomeridiane sono gradevolissime ed infatti il termometro segna 20 gradi in meno rispetto all’entroterra, grazie all’aria oceanica che si respira in questa zona.

Bella Tarifa, meta di giovani e appassionati di kite surf, dista 13 chilometri dal Marocco che si vede a occhio nudo e si pone come spartiacque fra Oceano Atlantico e Mar Mediteerraneo. Cadice – la piccola Habana, come viene chiamata – è un pullulare di vita di strada, specialmente nella zona del mercato dove si respirano profumi di ogni tipo e ci si trovi immersi in ognuno di tutti i colori immaginabili. Dopo 3 giorni di sosta con base a Vejer, si riparte costeggiando tutta la costa sud fino alla provincia di Almerìa e pernottiamo per altre 3 notti a Los Albericocques, un paesino di 4 case sperduto in mezzo al deserto ma che tutti noi abbiamo visto almeno una volta nella vita; è stato, infatti l’ambientazione di celebri pellicole di Sergio Leone come “Per un pugno di dollari”. E da allora non è cambiato molto: i paesaggi sono splendidi quanto la desolazione che regna su questi posti. Una visita del tutto meritata! Ora non resta che tornare verso Barcellona per imbarcarci – decisamente contro voglia vista l’esperienza del viaggio di andata – sul traghetto che ci riporta in Italia. La Spagna non è più economica come poteva esserlo qualche anno fa ma si riesce comunque a viaggiare senza spendere cifre folli. La vita è piacevole e serena in tutta l’Andalusia, basta abituarsi al loro stile di vita: mai presentarsi nei ristoranti prima delle 22 e quando si arriva mai avere fretta, in genere la pulizia è buona ovunque a patto di non essere maniaci igienisti, in buone condizioni le strade ma sconsigliamo di prendere le autostrade, sono davvero costose e quasi sempre c’è una superstrada che può portare gratuitamente nella medesima destinazione.
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