Vespa GTS 300 Super – Test Ride

La Vespa di maggior cilindrata mai prodotta, dal 1946 ad oggi. Questo è il punto saliente di Vespa 300 GTS Super, uno scooter che di maggiorato non ha solo il nome: le forme sono belle carnose, sensuali da un certo punto di vista, e sotto il carter (non la fiancata…) pulsa un monocilindrico a quattro tempi da ben 300 cc. Una cura ormonale che non stravolge il fascino di un oggetto che, piaccia no, porta a spasso la genialità tricolore per mezzo mondo. Tradizione A molti sembrerà strano, ma Vespa ha una storia sportiva più che discreta alle spalle. E non parliamo dei cinquantini Special smarmittati che urlavano per le vie del centro negli anni ’80, bensì di modelli dedicati alle corse. Sin dai suoi primi anni di vita Vespa fu declinata in versioni sportive, spesso utilizzate per le gare di velocità in circuito, a volte anche nelle più importanti manifestazioni in fuoristrada. Nacquero così affascinanti prototipi da circuito e la “Vespa 6 giorni”, che nel 1951 dominò la Sei Giorni Internazionale di regolarità, conquistando ben 9 medaglie d’oro. Da quella esperienza sui circuiti di gara nacque quello che, ancora oggi, è da molti considerato lo scooter più bello della storia: la Vespa GS del 1955, poi resa immortale dal ruolo di protagonista nel film Quadrophenia, tratto dalla Rock Opera degli Who e guidata da un giovanissimo Sting. A piene mani Vespa GTS 300 Super, presentata alla Triennale di Milano, attinge dallo stile dei modelli sportivi del passato, quali la già citata GS o la aggressiva 200 Rally. Lo si può notare dagli sfoghi sul lato destro, nati quali prese d’aria per il raffreddamento del motore, o dalla mascherina frontale con elementi cromati. I cerchi in lega sono bicolori, ulteriore richiamo agli elementi scomponibili delle Vespa d’antan, mentre il classico faro tondo viene “incattivito” da una cornice nera. Un mix che ben si adatta alla sagoma di Vespa, talmente unica da risultare inattaccabile sotto ogni punto di vista.

Cuore matto Il… trattamento ormonale del propulsore è stato volto alla ricerca delle massime prestazioni in ripresa e accelerazione, doti fondamentali nel commuting metropolitano. La cilindrata del “mono” Quasar a 4 valvole, iniezione elettronica e raffreddato ad acqua è stata portata a 278 cc grazie all’aumento sia dell’alesaggio (ora da 75 mm), sia della corsa (63 mm). Rispetto alla sorella GTS 250, la nuova Vespa GTS 300 Super si distingue così per il più alto livello di coppia (22,3 Nm contro 20,1) raggiunto ad un più basso regime (5.000 giri contro 6.500). A complemento di un motore così energico, spicca la storica struttura in acciaio, che non fa certo rimpiangere gli esili telai monotrave di molti scooter. Una scocca di questo tipo si dimostra rigida, quindi precisa nella guida, oltre che proverbialmente robusta. Al suo interno trovano posto il serbatoio da 9 litri ed un vano sottosella (con apertura a pulsante) che può contenere due caschi jet. Toccata e fuga Salire in sella di questo “Vespone” ha spostato il nostro orologio biologico di qualche anno, ai tempi in cui “la Vespa” era l’unico pensiero assillante. Il perchè è presto detto: abbiamo guidato un mezzo eccellente, bello come pochi altri scooter e dotato di una verve unica. Sulle prime le ruote di piccolo diametro (12 pollici), unite all’esuberanza del motore, rendono Vespa 300 sin troppo reattiva. Una volta prese le misure, si guizza nel traffico quasi fossimo imburrati, con leggeri movimenti del corpo che si traducono in variazioni di traiettoria fulminee, grazie alla dimensione delle ruote e alla lunghezza dell’interasse. Il motore si agita un pò ai regimi più bassi, per poi scattare con vigore: la trasmissione automatica CVT privilegia lo scatto da fermo, assecondata dalla frizione che stacca subito. Anche l’allungo non delude, sebbene sfiori appena i 130 km/h. Quanto costa? Il prezzo di cotanta sostanza non è poi elevatissimo: 4.600 euro franco concessionaria. Un assegno che questa Vespa GTS 300 Super ha dimostrato di meritare sino all’ultimo centesimo. E non ce ne vogliano i puristi ma in sella di questo Vespone col faro tondo ci è parso davvero di tornare indietro di tanti, tanti anni quando la trasmissione era affidata ad un inaffidabile ma emozionante cambio sulla manopola sinistra…

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