Yamaha Majesty 400 – Test Ride

Yamaha Majesty 400 – Test ride. Nella classifica di vendita degli scooter del primo trimestre 2009 il Yamaha Majesty 400 è in 18° posizione con 658 unità immatricolate, immediatamente preceduto dal Suzuki Burgman con 731 mentre il Silwer Wing della Honda, unico bicilindrico del trio, veleggia in 12esima posizione con 1.124 immatricolazioni. Per recuperare posizioni la strategia della casa dei diapason passa attraverso un’evoluzione piuttosto che una rivoluzione. Così il modello 2009 del Majesty mantiene le medesime quote ciclistiche del predecessore, medesima impressionante capacità di carico (66 litri dichiarati) ma si rinnova nell’estetica e si migliore ulteriormente nelle prestazioni. Nessuna rivoluzione, appunto, ma un ammodernamento che dal punto di vista estetico porta in dote una linea più sportiva, anche se non “estrema” come il T-Max, e una migliore protezione dal punto di vista aerodinamico. Ottima anche l’ergonomia generale, che consente di avere sempre il controllo del mezzo, mentre sul piano delle prestazioni i cambiamenti hanno riguardato frizione, cinghia e trasmissione che ha permesso di migliorare l’accelerazione, soprattutto sui 400 metri da fermi e la ripresa. Ottima la forcella anteriore e la frenata, che da giugno potrà usufruire dell’Abs come optional con 500 euro di sovrapprezzo. Il vano sottosella consente di riporre due caschi integrali, mentre nel retroscudo sono disponibili altri due ampi vani di cui uno dotato di serratura. Il freno di stazionamento, molto comodo da azionare, consente di utilizzare in assoluta sicurezza la stampella laterale ma in dotazione è presente anche il cavalletto centrale. Il passeggero è ben posizionato, con un’ampia sella e comodi appigli, anche se altezza e larghezza della sella rendono un po’ complesse le operazioni di salita e discesa. Tre i colori disponibili: bianco (Competition white), nero (Diamond black) e grigio canna di fucile (Moon shadow). L’esito è un mezzo gradevole, ben rifinito, ricco di soluzioni intelligenti ed estremamente pratiche, con una ciclistica e un motore che è un ottimo compromesso tra l’agilità necessaria per muoversi nel traffico cittadino e il turismo a breve/medio raggio, magari in coppia.
Il prezzo franco concessionario, allineato a quello della concorrenza, è di 6.690 Euro, che sale a 7.190 per la versione con Abs.

Prova su strada
Teatro della prova del Majesty 400 è stata la città di Torino e le sue colline, l’ambito giusto per verificare la versatilità di questo scooter. Appena in sella colpisce la quantità di spazio a disposizione e la corretta posizione di braccia e gambe, che trovano un limite solo nella larghezza del tunnel centrale. L’insieme è decisamente gradevole e curato e solo gli specchietti retrovisori ci sono sembrati più belli che efficaci. Le leve al manubrio sono regolabili nella distanza e i comandi dei blocchetti elettrici ben posizionati, la strumentazione offre contagiri, contachilometri con tachimetro e uno schermo lcd centrale con le informazioni importanti sempre ben leggibili. Il peso dello scooter si fa sentire nelle manovre da fermo, soprattutto se si vuole restare in sella, mentre in movimento il baricentro basso dona al Majesty un’agilità e una maneggevolezza notevole. Nel traffico, grazie anche al raggio di sterzata e alle ottime leve offerte dal manubrio, è facile fare lo slalom tra le vetture e trovarsi in prima fila. Appena scatta il verde il 400 Yamaha dà il suo meglio, regalando accelerazioni decise e con una progressione priva di incertezze. In frenata il mezzo non si scompone, anche se non è difficile arrivare a bloccare la ruota posteriore, l’anteriore offre tanto appoggio e sicurezza non mettendo in difficoltà anche nelle decelerazioni più decise e improvvise. Il riparo dall’aria, anche a velocità autostradali, è da veicolo di classe superiore, segno che le nuove bocchette di areazione fanno il loro dovere evitando turbolenze ad ogni andatura. Anche le vibrazioni sono ben al di sotto  della media, cosa che fa aumentare la piacevolezza della guida, inficiata però da ammortizzatori posteriori che sul pavé o in caso di buche si sono rivelati un po’ troppo rigidi. Bisogna anche ammettere che non abbiamo avuto tempo di agire sulla regolazione delle sospensioni posteriori, quindi non è ascluso che si possa trovare una taratura più morbida e adeguata alle sconnessioni delle nostre strade cittadine. Appena si esce dalla città il Majesty diventa un mezzo decisamente divertente e poco impegnativo da condurre. Ciclistica, freni e motore consentono di tenere una guida quasi “sportiva”, ma lasciar scorrere il mezzo raccordando le curve con un filo di gas è sicuramente più nella sua natura e, forse, anche più piacevole e divertente. Un merito particolare all’avantreno particolarmente preciso e stabile, coadiuvato da ottime coperture di primo equipaggiamento. In conclusione diciamo che ci è spiaciuto scendere dal Majesty 400, perché è un mezzo riposante da condurre e piacevole in tutte le situazioni provate, segno che l’evoluzione operata dalla Yamaha si è mossa nella giusta direzione.

Casco: Bye Majesty
Giacca: Yamaha Classic Casual

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