Skoda Italia Motorsport vince il Campionato Italiano Rally con Umberto Scandola

Sanremo –Se vinciamo il titolo costruttori, giuro che vado a Lourdes in moto”. In quanto a penitenze ce ne sono di peggiori (almeno provarci senza casco ed a petto nudo, ad esempio), ma Gianluca Fait, direttore Service di Skoda Italia e responsabile di Skoda Italia Motorsport (“faccio volontariato”), non ha avuto bisogno di sacrificarsi. Purtroppo. In diciotto mesi ha contribuito a portare a Umberto Scandola, 28 anni di Verona, erede di una dinastia di piloti (oltre che di commercianti di tessuti), alla vittoria del titolo individuale del Campionato italiano di rally (CIR). Sia per la marca sia per il driver scaligero è il primo “scudetto”.
A Sanremo, ultima tappa del circuito nazionale, l’impresa di scavalcare la compagine Peugeot era già disperata. Ma nonostante l’ottimo secondo posto del finlandese Esapekka Lappi (22 anni), non c’è stato niente da fare perché Scandola (assieme al navigatore Guida D’Amore) è stato costretto al ritiro. Il rally ligure è stato vinto da Giandomenico Basso (con Dotta), su 207. La casa del Leone ha piazzato cinque equipaggi fra i primi sei, incluso il duo Andreucci/Andreussi, che si è dovuto accontentare della sesta piazza dopo aver cullato a lungo il trionfo.

La freccia alata, che ha portato a Sanremo anche il campione europeo, il ceco Jan Kopecky, assieme al “fido” Pavel Dresler, aveva già preso definitivamente il volo imponendosi nel 49° Rally del Friuli assicurandosi così in anticipo il titolo tricolore. “Se ci credevo? – sorride Umberto mentre si rifocilla a base di crudo e mozzarella prima di una speciale – All’inizio dicevo che avremmo dovuto farcela. Ma è stato dopo aver firmato il contratto che ci siamo detti che quella di vincere era la nostra unica possibilità”.
Skoda sapeva di partire con i favori del pronostico, ma un conto sono le chiacchiere ed un altro sono i fatti. Il segreto, dicono più o meno tutti i protagonisti, è la passione. Che è poi quella che lega anche il team di 23 persone che si occupa di ogni dettaglio. Fra i meccanici c’è lo “zingaro del cacciavite”, Fabrizio Borra, capomacchina al CIR e tra i tecnici del team Volkswagen che ha vinto il mondiale. Una sorta di Re Mida dell’auto, nella felice definizione di Debora Pezzo, che si occupa della comunicazione di Skoda: “Quello che tocca, vince”, dice. Borra, 45 anni di Cuneo, ma quasi sempre in giro e molto spesso ad Hannover, si limita a parlare di passione: “Questo è un successo più mio”, precisa.
A Sanremo sono stati tutti “traditi” dall’assetto delle gomme (adesso Pirelli) che non ha permesso a Scandola di essere competitivo come era stato finora. Quella della riviera è stata l’unica tappa del CIR in cui non è riuscito a salire sul podio. Prima di quello del Friuli, aveva vinto i Rally dell’Adriatico e di San Marino, finendo secondo in quelli della Mille Miglia, della Costa Smeralda e della Targa Florio. La stagione era cominciata con il terzo posto al Ciocco.

Il successo di Skoda è anche quello della famiglia Scandola: il fratello Riccardo (8 anni più vecchio) è il responsabile della scuderia, oltre che ex pilota. Il consiglio che ha dato a Umberto è semplice: “Usare sempre la testa e non cercare di strafare”. Anche perché in ballo ci sono un mucchio di soldi. Nel senso di spese. Correre ad alto livello significa mettere in preventivo anche 230 euro al chilometro. Dentro il camion con il quale girano l’Italia, ci sono centinaia di migliaia di euro in pezzi ricambio, praticamente due vetture. E far quadrare i bilanci non è semplice. I due condividono una passione invernale. Indovinare è troppo facile: “A parte che serve per tenersi in forma – spiega Riccardo – ci vuole la stessa sensibilità che occorre nei rally”. E se con la motoslitta il neo campione italiano piloti ha una grande dimestichezza, confessa di non averne per simulatori e videogiochi, quelli che adesso consentono di andare a caccia di talenti. “Non sono pregiudizialmente contrario – chiarusce Umberto Scandola – semplicemente non ne ho uno e non ho mai provato”. Circa i suoi trascorsi con Abarth è diplomatico: “Ero giovane e dovevo maturare esperienza – confessa – Avrei dovuto correre di più, ma l’avventura si è chiusa presto”. “Ma ho imparato ad essere meticoloso – aggiunge – perchè le gare si vincono a casa”. Anche l’anno prossimo sarà tra i favoriti, ma l’impegno sarà più difficile (non che quest’anno sia stato poi così facile). La nuova Fabia verrà presentata a fine 2014, vale a dire che la declinazione sportiva sarà disponibile per il 2015. Umberto Scandola se l’è cavata su strada, ma ha dato il meglio su terra, la sua passione: “Diciamolo – taglia corto – il rallista vero è quello da sterrato”.

L’auto con la quale ha vinto (sono bastate 16 gare, a cominciare dalla prima, corsa nel marzo del 2012) è una Skoda Fabia Super 2000 da 4 metri di lunghezza che sotto il cofano monta un quattro cilindri da 2 litri da 270 cavalli e 250 Nm di coppia. Naturalmente a trazione integrale. Il modello da corsa è abbinato ad un cambio sequenziale a 6 marce con 2 differenziali meccanici. Le sospensioni sono Mc Pherson (ammortizzatori Reiger), i freni Brembo e le gomme Pirelli (8×18” da asfalto e 7×15” da sterrato).
Skoda, anche in Italia, sta beneficiando dell’impegno nel rally: “Sarà anche un caso – osserva Fait – ma le richieste per Fabia Montecarlo sono in aumento”. Proprio un caso non deve essere se Skoda, fa sapere il team manager ceco Pavel Hortek, sembra intenzionata a partecipare ad altri rally “regionali” (per evitare sovrapposizioni con Volkswagen) anche nell’area Asia e Pacifico. E sta già provando l’unità da 1.6 litri turbo sulla “distanza”.

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