Alfa Romeo Diva by Sbarro

Alfa Romeo Diva by Sbarro. Molti l’hanno definita una “vera” Alfa. Trazione posteriore, motore V6, sguardo aggressivo: molti aspetti del prototipo presentato dal centro stile di Franco Sbarro si rifanno alla tradizione del Biscione. Il nostro giudizio va invece un po’ controcorrente, soprattutto perché si basa su un’analisi delle scelte tecniche attuate dalla casa di Arese anziché sulla pura e semplice passione. Quante case possono permettersi di sviluppare soluzione totalmente differenti per vari modelli della propria gamma? Addirittura nell’ultimo periodo si assiste ad alleanze trasversali mirate alla condivisione di propulsori e strutture, con lo scopo di ridurre gli oneri di progettazione.
Fiat ha scelto di invertire la tendenza storica di Alfa Romeo, proponendo soluzioni (come la trazione anteriore) più consone alle sinergie interne del gruppo. Con le ovvie difficoltà, sia chiaro: gli “Alfisti” sono un popolo tanto fedele quanto critico nel giudicare i prodotti del Biscione, tant’è che il vero salto in avanti è stato compiuto solo negli ultimi anni da 147 prima e 159 e Brera poi. Vetture capaci di far tornare agli antichi splendori un marchio dal passato glorioso. Ciò non toglie che il prototipo Alfa Diva by Sbarro sia un ottimo esercizio di stile, seppur lontano dall’eleganza della neo-deliberata Alfa Romeo 8C Competizione.
Dov’è la pista? Per prima cosa “ficchiamo il naso” sotto la carrozzeria di questa Alfa Diva. Il telaio è una struttura mista: spaceframe in acciaio nella parte anteriore e tubolare, sempre in acciaio, al posteriore.

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