Breve storia dell’auto e di come cambierà il mondo

Chiunque, almeno una volta, ha provato a tenere il fiato sott’acqua. Bravi o meno, allenati o fumatori, prima o poi il fiato finisce e bisogna tornare a prendere aria. è quello che sta per succedere con le auto a combustibile fossile, ed in senso più ampio alle automobili in generale. Anche lo zucchero nell’acqua satura e le automobili non sono da meno. Il mondo diventa ogni giorno più connesso e di conseguenza globalizzato, basti pensare ai corsi tenuti online e all’ampio spettro -una parola azzeccata- di applicazioni che ci permettono di spostarci, gestire prenotazioni ed acquistare più o meno qualunque cosa in vendita sulla terra. È uno dei sintomi di un mondo che cambia più veloce di quanto abbia mai fatto, e a questo punto diventa chiaro come l’attuale sistema di mobilità sia alle sue ultime battute.

Chi ha capito, si è mosso.

Hyundai-Ioniq-5-stelle-Euro-NCAP

Non è un caso che le più grandi industrie dell’automobile stanno investendo pesantemente in progetti a guida autonoma e carburante alternativo. Chi crede che si possa continuare a ridurre le emissioni sui motori a combustibile non calcola che la forbice su cui lavorare è sempre più stretta.

Le ultime sportive di Maranello montano un motore ibrido, così come viene fatto in Formula 1. A questo aggiungiamoci il recente caso Dieselgate di Volkswagen, piuttosto emblematico: se per rientrare nei parametri Euro6 il marchio di Wolfsburg, tra i più importanti e ricchi al mondo, ha dovuto ricorrere a un trucco, significa che rientrare nei limiti (ed essere competitivi nei prezzi) non è così semplice come sembra. A questo punto, l’elettrico sembra essere la soluzione più velocemente percorribile.

L’auto elettrica non è stata inventata nel nuovo millennio, a ben vedere infatti si tratta di una soluzione che risale alla fine dell’Ottocento che -seppur con tutti i limiti del caso- era riuscita parzialmente ad imporsi su benzine e vapore. Qualcuno ricorderà sicuramente di quando Beppe Grillo (!) non era ancora sceso in politica, periodo in cui nessuno avrebbe pensato di vivere pubblicando video su YouTube: sulla piattaforma acquistata poi da Google, il comico genovese parlava di come le grandi aziende pilotarono il lavoro dei costruttori per sviluppare propulsori a carburante fossile. In questo modo, con il settore petrolifero statunitense all’apice dello sviluppo, i motori sarebbero stati grande fonte di guadagno non solo per chi li avesse prodotti. Ora, tralasciando parte dei discorsi che si avvicinano più alla leggenda che ai fatti storici (su tutti l’auto di canapa che viaggia a canapa) è senz’altro vero che di alternative valide ce ne siano state.

La prima auto elettrica arriva nel 1888.

csm_early_lohner_porsche_vehicle__credit_via_wikicommons__3496d57dfa

La seconda rivoluzione industriale portò ad un aumento massivo della produzione di automobili, con una diffusione capillare ai primi del Novecento con l’intuizione da parte di Henry Ford, il quale decise di organizzare il lavoro in catene di montaggio. A quei tempi, l’inquinamento nella Grande Mela era dovuto perlopiù alle carcasse dei cavalli, che si stima fossero circa 15.000 ogni anno. Cifre ridicole se paragonate ai circa 400.000 abitanti della città, ma ai tempi si trattò di un’emergenza reale. L’automobile venne come solo il progresso sa fare, rapido e implacabile nonostante gli scetticismi.

Alla fine del diciannovesimo secolo, secondo la Electric Auto Association, il rapporto tra auto a benzina ed elettriche era di dieci a uno per quest’ultime, alle quali seguivano le macchine a vapore. Il vantaggio era dovuto al fatto che una macchina elettrica risultava molto più semplice da guidare, ai tempi infatti non esisteva il cambio sincronizzato per le auto a combustibile. Nei primi tempi però non c’era modo di ricaricare le batterie, il che ovviamente rese l’auto elettrica pressoché inutile.

La rapidità con cui si effettua un rifornimento è stata determinante per lo sviluppo dei motori a combustibile, e la conseguenza di una produzione massiva è stato l’abbattimento dei costi di produzione. Oltretutto, negli anni le stazioni di servizio si sono moltiplicate a dismisura. Lentamente, forse, i distributori più lungimiranti convertiranno le pompe in stazioni di ricarica. E, al momento, Enel è riuscita a brevettare una colonnina che permette una ricarica dell’80% in circa 20 minuti.


La benzina agli sgoccioli

Siamo alla fine degli anni Novanta e Toyota presenta la Prius, ed è la prima volta in cui un costruttore tra i primi al mondo presenta una vettura ibrida per il popolo, come vuole ricordare il nome. Ovviamente i vantaggi furono piuttosto limitati, ma Toyota continuerà a lavorare al progetto, pur avendo sempre dichiarato di non credere nelle vetture completamente elettriche. Almeno fino a qualche mese fa. Ad oggi infatti la totalità dei costruttori si sta impegnando nella ricerca spasmodica di una vettura che possa percorrere una buona distanza in elettrico ed allo stesso tempo essere competitiva nel prezzo.

Ormai non serve appassionarsi ai motori per conoscere Tesla, l’azienda di Elon Musk che produce esclusivamente vetture elettriche. Per rispondere all’offensiva del marchio californiano, che ha installato colonnine di ricarica esclusive, i grandi gruppi (Ford, Daimler, BMW, Volkswagen e le relative controllate) hanno intrapeso una Joint Venture per fondare 400 stazioni di ricarica elettrica in Europa. Anche se non c’è ancora la richiesta infatti, i colossi dell’automotive sembrano aver capito che bisognerà farsi trovare pronti. La stessa Toyota, al pari di Kia, hanno recentemente presentato C-HR e Niro, due modelli che nascono in configurazione ibrida e che non è possibile equipaggiare in altra maniera.

come-funziona-la-ricarica-batterie-auto

A portare questo movimento al livello successivo è arrivata Hyundai, che è riuscita a sfruttare questo movimento generazionale a proprio favore. Il marchio coreano è infatti il primo al mondo ad aver portato sulla stessa auto le tre configurazioni Ibrida, Elettrica e Plug-In. Presentando la gamma Ioniq, Hyundai ha catalizzato l’attenzione: quando offri qualcosa di nuovo, ben studiato e dal prezzo popolare, cresci. Perché Hyundai ha curato intenzionalmente ogni dettaglio della nuova auto, e lo ha fatto sapendo che avrebbe avuto l’occasione di apparire davanti al grande pubblico. Gli interni di Ioniq sono ottenuti -in parte- da canna da zucchero e polvere vulcanica, gli esterni sono verniciati con un composto a base di soia e la silenziosità dell’abitacolo è stata curata nel dettaglio. L’abbiamo provata nella sua versione ibrida, qui trovate un test approfondito con video.

L’inversione di tendenza che ha portato gli occhi di tutti su Hyundai Ioniq però, è frutto della “democratizzazione della tecnologia”, che detto più semplicemente significa offrire la Ioniq ad un prezzo più che competitivo. Come tutte le cose, una vera rivoluzione può dirsi tale solo quando arriva a tutti. Al momento, la versione ibrida di Ioniq ha un prezzo che parte dai 21.650€, mentre per la versione elettrica si arriva a 36.750€.

 

 

Quello che ci ha stupiti però è che la tecnologia di sicurezza attiva con cui è stata costruita l’auto ha fatto da base per un progetto di auto a guida autonoma (qui l’articolo completo) recentemente presentato al Salone di Los Angeles 2016.

Ad oggi vivere con tre automobili per famiglia non è più un’opzione, ce lo dicono i continui problemi legati all’ambiente e le ore passate a cercare un parcheggio. Magari, con tempo, la guida autonoma risolverà anche parte di questi problemi. A noi basta che la guida elettrica diventi appassionante, e a vedere la Formula E non siamo poi così distanti.

TAGS:

Sponsor

Nissan Qashqai
Nissan Qashqai
OFFERTA A febbraio Nissan Qashqai da € 25.900. Scopri gli incentivi.

Sponsor

Nissan Qashqai
Nissan Qashqai
OFFERTA A febbraio Nissan Qashqai da € 25.900. Scopri gli incentivi.
Nissan
Nissan Ariya
SEGMENTO crossover
PREZZO a partire da 42.600€

Sponsor

Nuova Opel Astra
Nuova Opel Astra
OFFERTA Benvenuto futuro
Articoli più letti
RUOTE IN RETE