L’Italia sta vivendo una trasformazione silenziosa ma profonda nel modo di concepire la mobilità. L’idea tradizionale dell’auto di proprietà, simbolo di status e libertà per generazioni di italiani, sta cedendo il passo a un approccio più pragmatico e flessibile. Al centro di questa evoluzione troviamo il noleggio, un settore che continua a crescere e a radicarsi nelle abitudini degli italiani.
I numeri parlano chiaro: oggi, quasi un’auto nuova su tre (28%) viene immatricolata attraverso il canale del noleggio. È una percentuale che racconta di un cambiamento culturale importante, in un paese tradizionalmente legato alla proprietà dell’auto. Questa trasformazione va ben oltre le statistiche, toccando il cuore stesso del rapporto tra italiani e mobilità.
La flotta complessiva del noleggio ha raggiunto la cifra impressionante di 1,4 milioni di veicoli in circolazione, generando un giro d’affari che supera i 15,8 miliardi di euro. Sono dati che testimoniano non solo della rilevanza economica del settore, ma anche del suo radicamento nelle scelte quotidiane di mobilità di privati e aziende.
Tra i diversi segmenti del noleggio, è quello a lungo termine a mostrare i segnali più incoraggianti. Con una flotta che sfiora gli 1,3 milioni di veicoli e un aumento di 76.000 unità rispetto al 2023 (+6%), il noleggio a lungo termine si conferma come una soluzione particolarmente apprezzata dagli italiani.
Il fatturato del settore ha superato i 12,5 miliardi di euro, nonostante una flessione nelle immatricolazioni registrata nel 2024 (-15%). Un dato interessante è il forte recupero osservato nel primo trimestre del 2025, con un incremento dell’11,5% che promette di compensare la contrazione precedente.
L’evoluzione del noleggio a lungo termine si riflette anche nella durata dei contratti. Oggi l’80% degli accordi supera i 36 mesi, segnalando una preferenza per relazioni di lungo periodo tra clienti e fornitori di servizi di mobilità. Si tratta di una tendenza che sottolinea come gli utenti trovino valore in questa formula e siano sempre più a loro agio nell’affidarsi al noleggio per periodi estesi.
Particolarmente rilevante è il ritorno alla crescita del segmento dei privati (+3%), che dimostra come il noleggio a lungo termine stia uscendo dalla nicchia aziendale per diventare una scelta consapevole anche per le famiglie e i singoli individui.
A fine 2024, il noleggio a lungo termine contava 268.000 utenti, di cui 95.000 aziende, 3000 pubbliche amministrazioni e ben 170.000 privati. Questi ultimi sono una porzione sempre più rilevante del mercato, attratti dalla possibilità di avere un’auto sempre nuova e sicura, con costi mensili fissi e prevedibili.
Anche il segmento dei veicoli commerciali leggeri mostra una crescita robusta (+7,5%), raggiungendo le 225.000 unità. Questo dato evidenzia come il noleggio stia conquistando anche il mondo delle attività produttive e della logistica, offrendo soluzioni efficaci per le esigenze professionali.
Il rent-a-car, o noleggio a breve termine, presenta uno scenario più articolato, caratterizzato da luci e ombre. Da un lato, il fatturato è cresciuto raggiungendo 1,5 miliardi di euro (+5% rispetto al 2023), e anche i noleggi sono aumentati del 10%, attestandosi a 4,7 milioni. Le giornate di noleggio sono salite a 38 milioni e la flotta disponibile è cresciuta a 140.000 veicoli (+2,3%).
Tuttavia, dietro questi dati apparentemente positivi si nascondono alcune criticità. Si osserva infatti una diminuzione del prezzo medio per giornata di noleggio (-1,5%), fenomeno attribuibile alla crescente concorrenza nel settore, in particolare da parte di operatori locali e low-cost.
Le aziende di maggiori dimensioni si trovano a fronteggiare costi sempre più elevati, legati sia all’acquisto dei veicoli, a causa del consistente innalzamento dei listini, sia alla gestione della flotta.
Quest’ultima voce è particolarmente problematica per via dell’aumento dei danni e dei furti (sia totali che parziali) e dei canoni concessori pagati ad aeroporti e stazioni ferroviarie, che erodono i margini operativi.
Tale contesto competitivo, se da un lato può produrre effetti positivi per l’utenza in termini di prezzi più contenuti, dall’altro rischia di compromettere la qualità del servizio. Gli operatori di minori dimensioni e con scarsa esperienza sul campo spesso generano un elevato numero di reclami da parte della clientela, danneggiando l’immagine complessiva del settore.
Le aziende più strutturate si trovano quindi davanti alla sfida di coniugare competitività nei prezzi e qualità del servizio, in un contesto di costi crescenti che rischia di non compensare adeguatamente gli investimenti necessari a garantire gli standard richiesti dal mercato.
In netto contrasto con il successo del noleggio a lungo termine, il car sharing sta attraversando una fase di profonda difficoltà. I numeri raccontano una parabola discendente: nel 2024 sono stati effettuati poco più di 4,2 milioni di noleggi, in calo rispetto ai 5 milioni del 2023 e soprattutto in drastica diminuzione rispetto ai 10 milioni registrati nel 2019, prima della pandemia.
Gli utenti attivi iscritti al servizio sono 330.000 mentre la flotta disponibile si è contratta a circa 3300 unità, tutte ibride o elettriche. Un dato particolarmente allarmante riguarda l’operatività dei mezzi: circa metà della flotta resta mediamente non disponibile a causa dei continui furti (parziali e totali) e dei danneggiamenti che cronicamente colpiscono questi veicoli.
Un altro fattore limitante per lo sviluppo del car sharing è la sua concentrazione geografica: l’80% della flotta complessiva è localizzata tra Roma e Milano, lasciando il resto del paese sostanzialmente scoperto da questo servizio.
Tale concentrazione riflette la difficoltà di rendere sostenibile il modello di business al di fuori delle grandi aree metropolitane, dove la densità di popolazione e l’abitudine all’uso dei mezzi pubblici creano le condizioni ideali per l’adozione di servizi di mobilità condivisa.
È interessante notare come stia cambiando anche la modalità di utilizzo del servizio: la durata media dei noleggi è salita a 126 minuti, un dato che proietta l’offerta del settore verso formule giornaliere, ben diverse da quelle orarie per cui il car sharing era stato originariamente concepito.
Tale evoluzione sembra indicare che gli utenti stanno trasformando il car sharing in una sorta di noleggio a breve termine più agile, utilizzando i veicoli per spostamenti più lunghi o per intere giornate anziché per brevi tragitti urbani.
Senza un adeguato supporto da parte delle istituzioni nazionali e locali, questo business – che potrebbe essere di supporto strategico al trasporto pubblico locale, al decongestionamento dei centri urbani e alla salvaguardia dell’ambiente – rischia di contrarsi ulteriormente nei prossimi anni, vanificando le promesse di una mobilità urbana più sostenibile e condivisa.
Uno degli aspetti più rilevanti emersi dall’analisi del settore riguarda il contributo del noleggio alla transizione ecologica della mobilità italiana. I dati mostrano chiaramente come una parte importante di questa trasformazione passi proprio attraverso i canali del noleggio: infatti, quasi un terzo delle auto elettriche (32%) e quasi la metà delle ibride plug-in (48%) immatricolate in Italia sono a noleggio.
Questi numeri non sorprendono se si considerano le peculiarità del noleggio, che si presta particolarmente bene all’adozione di tecnologie innovative come quella elettrica. Il noleggio, infatti, risolve alcune delle principali preoccupazioni degli automobilisti riguardo ai veicoli elettrici: dal rischio di rapida obsolescenza tecnologica, alla svalutazione, fino all’incertezza sulla durata delle batterie.
Con formule di noleggio a lungo termine, gli utilizzatori possono accedere a veicoli elettrici o ibridi senza preoccuparsi degli elevati costi iniziali di acquisto, beneficiando al contempo di canoni mensili che includono tutti i servizi necessari, dalla manutenzione all’assistenza stradale. Questo approccio riduce l’ansia legata all’adozione di nuove tecnologie e permette una transizione più fluida verso la mobilità sostenibile.
Il car sharing, nonostante le difficoltà sopra descritte, contribuisce anch’esso alla causa ambientale: la totalità della flotta è composta da veicoli ibridi o elettrici, offrendo a molti cittadini l’opportunità di familiarizzare con queste tecnologie senza dover compiere il passo dell’acquisto.
Le flotte a noleggio, rinnovate con maggiore frequenza rispetto alle auto di proprietà, rappresentano inoltre uno strumento efficace per accelerare il ricambio del parco circolante italiano, tra i più vecchi d’Europa, contribuendo così alla riduzione delle emissioni inquinanti nei centri urbani.
Nonostante il suo peso crescente nell’economia e nella mobilità italiana, il settore del noleggio veicoli deve ancora fare i conti con un quadro normativo inadeguato. Come sottolineato dall’ANIASA (Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio), le attività di noleggio sono ancora regolamentate da norme vecchie di oltre 30 anni, risalenti a un’epoca in cui il settore era marginale e nel paese circolavano poche migliaia di vetture a nolo.
Oggi, con una flotta che ha raggiunto 1,4 milioni di veicoli e un ruolo chiave nella transizione ecologica, il comparto necessita di una normativa specifica e unitaria, che regolamenti in modo omogeneo e stabile tutti gli aspetti, dall’immatricolazione alla circolazione, con particolare attenzione alla fiscalità.
Alberto Viano, presidente di ANIASA, ha evidenziato come il nostro Paese debba superare i numerosi dazi occulti che frenano lo sviluppo e gli investimenti in mobilità pay-per-use. Nei prossimi mesi l’Italia si troverà ad affrontare tre importanti appuntamenti: la Legge Delega di riforma della fiscalità, la scadenza della deroga triennale concessa dal 2007 che blocca al 40% il livello di detraibilità IVA sulle auto aziendali e il dibattito nazionale sulla decarbonizzazione delle flotte aziendali.
Questi passaggi saranno fondamentali per determinare se l’Italia saprà creare le condizioni normative e fiscali favorevoli a un ulteriore sviluppo del settore, allineandosi alle migliori pratiche europee, o se continuerà a mantenere un sistema penalizzante che frena gli investimenti.
Solo con una normativa adeguata il comparto potrà svolgere efficacemente il ruolo di supporto strategico al rinnovo del parco circolante italiano e alla sua progressiva decarbonizzazione, consentendo anche di cogliere le opportunità dell’Automotive action plan europeo.
La fotografia del settore del noleggio veicoli in Italia rivela un comparto in profonda trasformazione, che sta ridisegnando il concetto stesso di mobilità nel nostro Paese. Da un lato, il successo del noleggio a lungo termine dimostra come gli italiani stiano progressivamente abbracciando l’idea dell’auto come servizio piuttosto che come bene di proprietà.
Dall’altro, le difficoltà del car sharing evidenziano come non tutte le formule di mobilità alternativa riescano a trovare un modello di business sostenibile nel contesto italiano.
In questo scenario in evoluzione, emerge con chiarezza il ruolo fondamentale che il noleggio sta giocando nella transizione ecologica del parco auto nazionale. Grazie alla maggiore propensione all’adozione di veicoli elettrici e ibridi, il settore si pone come un acceleratore della mobilità sostenibile, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale del trasporto su strada.
Tuttavia, perché questa trasformazione possa esprimere appieno il suo potenziale, è necessario un intervento deciso sul fronte normativo e fiscale. Le regole obsolete e le penalizzazioni fiscali sono da considerarsi un freno che il Paese non può permettersi, soprattutto in un momento in cui la transizione verso forme di mobilità più sostenibili è una priorità a livello europeo e globale.
Il futuro della mobilità in Italia sarà probabilmente caratterizzato da un mix di soluzioni, dove il noleggio a lungo termine continuerà a crescere, affiancato da forme di noleggio a breve più flessibili e digitalizzate.
Il car sharing potrebbe trovare nuova vita attraverso modelli di business ripensati e maggiormente sostenibili, magari con un supporto più deciso da parte delle amministrazioni locali.
Ciò che appare certo è che il concetto tradizionale di proprietà dell’auto sta evolvendo verso un approccio più pratico e orientato al servizio, in linea con le tendenze globali della sharing economy e della sostenibilità.