Benchè si comincino a intravedere alcuni segnali di apertura per un possibile cessate il fuoco, la guerra tra la Russia e l’Ucraina sembra voler proseguire nonostante tutto e tutti: questa decisione sta mettendo a dura prova gran parte dei settori industriali a livello internazionale, compreso quello dell’automobile nel quale molte Case produttrici sono state costrette a fermare la produzione di nuovi veicoli e le esportazioni verso il mercato russo.
Vediamo un po’ più nei dettagli cosa sta succedendo: la sospensione delle attività di produzione locale in Russia riguarda da vicino marchi come Mercedes-Benz, BMW, Volvo, Ford, Volkswagen, Audi e MAN, i quali hanno anche deciso di interrompere temporaneamente tutte le esportazioni verso i concessionari russi. Lo stesso si può dire per i marchi Suzuki, Honda, Mazda e Scania assieme al Gruppo General Motors, mentre Toyota ha annunciato di dover sospendere l’assemblaggio di vetture nel suo stabilimento di S. Pietroburgo per mancanza di componenti elettroniche.
Seguono per lo stesso motivo Hyundai, Renault e Skoda, mentre Daimler Truck ha confermato di aver congelato la collaborazione con l’azienda russa KamAZ, il che avrà come conseguenza lo stop della produzione di camion per il mercato russo. Non mancano all’appello nemmeno Porsche, che ha sospeso la produzione dei modelli Macan e Panamera per problemi di approvvigionamento di materie prime provenienti dall’Ucraina, e il Gruppo Stellantis, che ha messo in stand-by la propria espansione fermando il nuovo stabilimento di Kaluga per i veicoli commerciali.
La situazione è davvero critica, perchè oltre a quelle Case che hanno decise di interrompere volontariamente la produzione e le esportazioni, esistono dei marchi che sono stati costretti a rallentare per via della mancanza di materie prime: primi tra tutti i sistemi di cablaggio – provenienti dall’Ucraina (per un fabbisogno mondiale del 7%) grazie alla tedesca Leoni, alla giapponese Fujikura e alla francese Nexans che, ovviamente, sono state costrette a chiudere a causa dei bombardamenti – e le batterie, composte da nichel e da altri materiali il cui fornitore principale è invece la Russia.