La Tech Academy del Gruppo PSA per aumentare la sicurezza alla guida

Duecentotrenta tecnici al lavoro ogni giorno, 200.000 chilometri percorsi in modalità autonoma (di 2° e 4° livello), 200 guidatori non esperti impiegati nelle prove: questi i numeri principali che il Gruppo PSA (Citroen, Peugeot e DS) ha reso noto per quanto riguarda il progetto AVA (Autonomous Vehicle for All) in pieno studio e sviluppo in Francia, per ottimizzare al massimo la guida autonoma per tutti. Di questo grande progetto è già operativo l’ADAC (Advance Driver Asssitance System), gestito autonomamente dal gruppo PSA con know how interno all’azienda e software di proprietà. Un grande impegno che il gruppo francese sta perfezionando, per dare a tutti gli attori del comparto automotive (compresi i pedoni e gli animali vaganti) la maggiore sicurezza, onde evitare il più possibile errori umani e distrazioni.

Le peculiarità dell’ADAS sono orientate sulle identità dei 3 marchi di automobili del gruppo, differenti per concezione e target per la clientela: l’orientamento della Citroen è verso il comfort di marcia (fasi più noiose, in coda o in autostrada); la Peugeot è maggiormente orientata all’interfaccia uomo-macchina, per esempio con i-cockpit; DS verso raffinatezza e tecnologia.

Dunque con gli ADAS si va globalmente verso la guida autonoma e quegli attuali sono nient’altro che importanti tasselli della mobilità del futuro che, grazie a sistemi di connessione internet, consentirà tra pochi anni di far dialogare milioni di veicoli tra loro. Lo scopo finale è una circolazione sostenibile, sempre più sicura, efficiente e più rispettosa dell’ambiente.

E’ da ricordare che fin dalla nascita la tecnica dell’automobile si è messa al servizio del guidatore per diminuirne l’impegno fisico, oltre che renderne più efficaci le azioni. Con l’avvento dell’elettronica e la miniaturizzazione dei suoi componenti, la tecnica automobilistica ha assunto il ruolo di assistente e di controllore di una guida sempre più corretta. E’ passata in sostanza dal ruolo di “servo” (servofreno, servosterzo) a quello di “copilota”, a fianco del guidatore.

 

 

Siamo ormai nell’era della tecnologia ADAS, in grado di rilevare la presenza di determinati oggetti, di eseguire una classificazione di base, di segnalare al conducente eventuali condizioni pericolose della strada, di monitorare i punti ciechi, di assistere nel cambio di corsia e di controllare costantemente il grado d’attenzione alla guida da parte dell’automobilista.

Nel caso dell’impianto frenante, per esempio, gli ADAS avvisano ed eventualmente frenano il veicolo se sussiste imminente pericolo di collisione frontale. Oltre a informare il conducente in caso di allarme, garantendo maggior sicurezza e dimezzando drasticamente gli errori alla guida, essi intervengono anche come leva di risparmio sui consumi di carburante e sulla riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti, oltre che sull’aumento del comfort di viaggio.

Benché manchino ancora strade “intelligenti” dotate di sistemi di infomobilità e di sensori speciali, numerosi prototipi di auto autonome senza guidatore e di auto connesse sono già realtà, frutto di ingenti investimenti volontari da parte dell’intero comparto industriale automotive.

Per quanto riguarda l’Italia, è della fine dell’anno scorso il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti che autorizza “la sperimentazione su strada delle soluzioni di Smart Road e di guida connessa e automatica”. E’ stata stanziata la spesa di un milione di euro per ciascuno degli anni 2018 e 2019 per adeguare la rete infrastrutturale italiana ai nuovi servizi smart e per i veicoli automatici. Il decreto ministeriale in pratica ha fatto iniziare la trasformazione digitale delle infrastrutture, con l’obiettivo di renderla idonea a dialogare con i veicoli connessi di nuova generazione.

Gli interventi saranno effettuati entro il 2025 sulle infrastrutture appartenenti alla rete TEN-T (Trans European Network Transport) e, comunque, su tutta la rete autostradale. Poi, entro il 2030, saranno attivati ulteriori servizi di deviazione dei flussi, in caso di incidenti/ostruzioni gravi; di intervento sulle velocità medie, per evitare o risolvere congestioni; di suggerimento di traiettorie e corsie; di gestione dinamica degli accessi, nonché di gestione dei parcheggi e del rifornimento, con particolare riferimento alla ricarica elettrica.

 

 

Così, proprio per rispondere alle nuove sfide tecnologiche del mondo automotive, ilgruppo PSA sta implementando progressivamente il suo AVA, un programma che riunisce un’ampia gamma di funzioni progettate per portare progressivamente a delegare, inizialmente in modo parziale e poi totale, la guida all’auto, ma sempre su richiesta del conducente. Il programma copre un orizzonte temporale che va oltre il 2030, che prevede un’offerta «for All», con vari livelli di autonomia di guida, per soddisfare le esigenze dei clienti, e una tecnologia «for All» con interfacce intuitive e facili da usare per tutti.

Attraverso «Autonomous for All» PSA punta a rendere l’auto a guida autonoma sicura e intuitiva, a proporre nuove esperienze di guida ai suoi clienti e una nuova percezione del concetto di libertà. A partire dal 2020 l’auto a guida autonoma offrirà maggiore libertà al conducente, che potrà impiegare il suo tempo in modo diverso, liberandosi dall’impegno della guida soprattutto in caso di guida monotona, ingorghi, manovre di parcheggio. Inoltre, contribuirà a ridurre il numero degli incidenti, garantendo maggiore sicurezza.

Più avanti nel tempo, l’auto a guida autonoma contribuirà a rendere il traffico più scorrevole (grazie alla comunicazione tra i veicoli e le infrastrutture), a ridurre i consumi, le emissioni dei veicoli e anche il numero dei parcheggi in città.

Durante la presentazione a Milano, cui ha partecipato anche infomotori.com, abbiamo annotato una dozzina di sistemi di aiuto alla guida già installati sulle vetture Peugeot, Citroen e DS, parecchi supportati da una videocamera multifunzione installata nella parte bassa anteriore delle automobili, per una visione più ampia possibile. Sistemi che poi abbiamo sperimentato con successo su diversi modelli del gruppo PSA durante un paio di test drive di un centinaio di km nell’hinterland milanese.

Questi i sistemi testati: il Driver attention alert, che “sente” la deriva dell’auto e richiama il volante in traiettoria; lo Speed limit detention; il Line keeping assist; l’Active blind corner assist (l’avvisatore dell’angolo cieco sugli specchietti retrovisori, tra 12 e 140 km/h); il Radar; l’allerta rischio collisone, l’unico sistema che può essere tarato in 2 livelli; la frenata automatica; il Lane positioning assist, con radar e microcamera multifunzione; il visore notturno, per riconoscere sullo schermo persone o animali che attraversano la strada; il Driver attention monitoring, che riconosce i segni di stanchezza del guidatore; il Park assist e infine il DS active scan suspension, che scanerizza i prossimi 25 metri di percorrenza tarando di consegeuenza le sospensioni, in caso di buche, dossi e avvallamenti.

Insomma, un sacco di accorgimenti atti a migliorare la sicurezza di marcia e il comfort a bordo, per una guida più rilassata e tranquilla.

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