Le ibride plug-in non sono ecologiche e potrebbero avere emissioni superiori fino all’89%

Il mondo sta andando verso l’elettrificazione con una velocità molto più veloce di quella prevista da analisti e dagli stessi costruttori sotto la poderosa spinta soprattutto della Cina e degli stessi USA che con la nuova Amministrazione Biden premono sul pedale dell’acceleratore verso la decarbonizzazione puntando molto sulla elettrificazione dei veicoli seguita subito dai maggiori colossi del web che non solo stanno usando sempre più veicoli elettrici ma vogliono persino costruirli direttamente o con alleanze come Apple, Google, Amazon per citare i più’ importanti ed anche in Cina giganti come Alibaba e Baidu.

L’Europa si è trovata spiazzata sia per non avere le materie prime per produrre le batterie nè la tecnologia considerando che una vettura elettrica può essere definita uno smartphone con quattro ruote ed oggi i leader della tecnologia sono negli USA ed Asia (Cina seguita da Corea del Sud ed ovviamente Giappone). Le vetture elettriche hanno poche componenti rispetto alle centinaia di una vettura tradizionale a motore a scoppio e soprattutto l’obiettivo è di farle guidare da sole con la guida autonoma ed anche qui Asia ed Usa sono ben più’ avanti del Vecchio Continente.

Se in Cina e Stati Uniti non passa mese che si apra uno stabilimento e nascano nuove alleanze o sinergie in Europa invece ci si trova di fronte ad una complicata ricostruzione della produzione industriale automobilistica in cui è piombato pure il “cigno nero” del COVID-19 che ha ulteriormente complicato le cose con – anche qui – l’Europa indietro ad Usa e Asia nella ripartenza. Il Parlamento Europeo ha poi spinto forte sul rinnovamento del parco circolante costringendo i costruttori a rivedere rapidamente la loro gamma per abbattere la media delle loro emissioni per non cadere in pesanti multe (parliamo di miliardi di euro…).

Per tal ragione, specialmente i marchi premium (come BMW, Mercedes e Lexus per fare nomi) hanno dovuto rivedere tutti i loro programmi che fino a pochi anni prima erano focalizzati sull’ottimizzazione del Diesel virando bruscamente su l’elettrificazione che in Europa non si chiama BEV (ossia vetture pure elettriche spinte da una batteria) ma soprattutto ibrido con diversi livelli che partono dalla Mild (leggera) alla Full (completa) per arrivare alla Plug-In che può caricare la propria vettura con una spina collegabile ad una presa domestica, ad una wallbox o una colonnina di ricarica).

Ibridizzare e più’ veloce che elettrificare, specie se parliamo di gamme di prestigio che hanno investito miliardi nei benzina e Diesel che con le stesse Plug-In possono sopravvivere essendo abbinate ad un motore elettrico. Tutto bene quindi ed infatti nel 2020 quasi tutte le case europee sono riuscite a superare  i limiti imposti dal Parlamento Europeo ricevendo anche un importante aiuto attraverso gli ecoincentivi.
Ora però arriva la Ong Transport & Environment (T&E) che comunica che “ Secondo i dati di uno studio commissionato dalla T&E, le emissioni dei veicoli ibridi sarebbero dal 28 fino all’89 per cento superiori a quelle dichiarate” . L’Europa potrebbe essere una “sonnambula” che cammina “verso un altro Dieselgate”, ha ammonito la Ong.

Nello studio commissionato dalla ONG sono stati testati in condizioni reali tre dei veicoli elettrici ibridi plug-in più venduti in Europa.  I risultati hanno mostrato che le emissioni erano tra il 28% e l’89% in più rispetto a quanto dichiarato dai produttori. I ricercatori hanno scoperto anche che guidare in modalità di ricarica della batteria, invece che con una batteria piena, ha aumentato significativamente le emissioni perché con una batteria scarica, gli ibridi potevano percorrere solo da 11 a 23 km prima di superare le loro emissioni ufficiali di Co2 per chilometro. Inoltre, secondo la Ong queste stime si basano su “ipotesi eccessivamente ottimistiche” perché al di fuori del laboratorio i conducenti possono dimenticare di caricare la batteria e l’accelerazione rapida e l’uso dell’aria condizionata possono anche far passare il veicolo al motore alimentato a combustibili fossili.

 “Le ibride plug-in sono false auto elettriche, costruite per test di laboratorio e agevolazioni fiscali, non per la guida reale. I nostri test mostrano che anche in condizioni ottimali, con una batteria piena, le auto inquinano più di quanto pubblicizzato”, ha affermato Julia Poliscanova, direttrice senior per i veicoli puliti di T&E. “I governi dovrebbero smetterla di sovvenzionare queste auto con miliardi di soldi dei contribuenti”, ha aggiunto.

Per contro Acea, l’Associazione che rappresenta i produttori di veicoli europei, ha criticato lo studio T&E, affermando che il metodo di prova “non è rappresentativo dell’uso tipico di ibridi plug-in, che sono destinati a essere guidati in modalità completamente elettrica per brevi periodi giornalieri”. Inoltre, “le emissioni di Co2 degli ibridi plug-in dipendono ovviamente da come vengono utilizzate dal conducente, che non è sotto il controllo dei produttori di veicoli” e, anzi, i veicoli ibridi plug-in “offrono un’eccellente transizione” verso le emissioni zero .

La verità come sempre sta nel mezzo ed è fuor di dubbio vero che i tre livelli di ibride presenti in Europa (MHEV, HEV e PHEV) hanno sicuramente abbattuto le emissioni e gli stessi consumi. Certamente è più’ facile calcolare le emissioni di MHEV ed HEV che molti confondono pur avendo molte differenze a partire che le Mild non possono fare neppure un incrocio in sola modalità elettrica.  Una Plug-in ha infatti basse emissioni se viene usata il più’ possibile in modalità elettrica ma se chi la usa non può caricarla ne a casa o ufficio utilizzerà benzina e gasolio con l’aggravante di portarsi dietro centinaia di chili di batterie che la fanno consumare più’ di una vettura tradizionale…

Le Plug-in sono poi state sposate dalle flotte su pressante richieste delle stesse imprese che desiderano decarbonizzare le vetture dei propri dipendenti e non essendo ancora pronte le infrastrutture di ricarica la soluzione ibrida plug-in appare la migliore che si confida sia affiancata ad una adeguata dotazione di colonnine e parcheggi riservati alla loro ricarica.

Sarà interessante vedere come risponderà il Parlamento Europeo e sicuramente le prossime elezioni tedesche rappresenteranno un importante termometro specie se i Verdi dovessero proseguire la loro crescita ed i partiti governativi non replicare i precedenti risultati penalizzati dalla stessa uscita volontaria del Cancelliere  Angela Merkel.

In Italia nella Top Ten delle Plug In troviamo molti marchi premium che invece non troviamo nei primi posti delle classifiche dei benzina e diesel con addirittura al quarto posto assoluto (primo trimestre 2021) della Volvo XC40 Plugin , seguita al quinto dalla BMW X1 ed all’ottavo dalla lussuosa Mercedes GLE a conferma che ormai piu’ della metà delle vendite dei modelli premium e top premium sono nella versione Plug-in con un trend destinato a crescere. 

Il nostro invito è ovviamente di comprare e vendere una Plug-In solo a chi può ricaricarla a casa con una wall box in garage per poter non solo rispettare l’ambiente ma anche risparmiare visto che un chilometro elettrico costa fino a quattro volte meno di uno termico se si ricarica a casa (o in ufficio).

TAGS:

Sponsor

Nuovo Škoda Kamiq
Nuovo Škoda Kamiq
OFFERTA City o Suv? City Suv. Scopri nuovo Škoda Kamiq.

Sponsor

Nuovo Škoda Kamiq
Nuovo Škoda Kamiq
OFFERTA City o Suv? City Suv. Scopri nuovo Škoda Kamiq.
Skoda
Skoda Enyaq
SEGMENTO SUV
PREZZO a partire da 48.400€

Sponsor

Nissan JUKE
Nissan JUKE
OFFERTA Ad aprile Nissan triplica gli incentivi su Juke Full Hybrid.

Sponsor

Nissan JUKE
Nissan JUKE
OFFERTA Ad aprile Nissan triplica gli incentivi su Juke Full Hybrid.
Articoli più letti
RUOTE IN RETE