Mercedes SLK 55 AMG – Long Test Drive

Il dispositivo Comand controlla ogni cosa nella vettura: dall’i-pod alla visione dei DVD in Dolby digital, il navigatore (per una volta con un software fatto veramente bene e veloce nel calcolo dei percorsi), come anche il telefono; dispone poi di un’utilissimo lettore di schede di memoria per caricare la vostra musica nell’hard disk integrato, come di un caricatore da 6 cd molto ben congegnato.
Per i puristi della guida “italian ol’ school” non è bellissimo notare la mancanza del pedale della frizione e la presenza di una troppo americana leva del cambio automatico, ma se aguzzate bene la vista vedrete 2 bellissime palette dietro al volante che, in modalità manuale, vi apriranno un sorriso che percorrerà l’intera estensione del vostro volto.
3 infatti le modalità di guida: comfort, quella più “economica” (per quanto parlare di consumi su un’auto così sia un’idiozia), sport, che ritarda la cambiata aumentando i numeri di giri massimi e offrendo un’erogazione più ricca ai bassi regimi e, appunto, manuale, dove sarete voi a gestire le 6 marce di questo mostro… se ne avrete il coraggio.

Alla Mercedes ci consegnano questo splendente gioiello in nero metallizzato, con tantissimi inserti di carbonio e alluminio nell’abitacolo, il logotipo AMG onnipresente a ricordare che non state salendo su un’auto normale e l’aghetto dell’indicatore di benzina che segnala il serbatoio pieno. Sulla SLK 55 AMG non si sale, si scende! Ci si sistema comodamente sul sedile sportivo che accoglie tutti (considerate che io sono alto quasi 2 metri e non mi sono mai trovato a mio agio alla guida di una macchina in vita mia come su questa), si schiaccia il freno, si gira la chiave e inizia la magia: un ruggito basso e persistente, gli 8 pistoni cominciano la loro corsa continua producendo appunto un suono inconfondibile che farà si un po’ male al portafoglio, ma gratifica l’anima come nulla altro al mondo. Spostiamo la leva su Drive e schiacciamo delicatamente il pedale, la 55 AMG sembra brontolare per i pochi cavalli che le stiamo chiedendo e come su un tappeto di velluto comincia a muoversi tra le strade affollate della capitale, regale e cattiva come poche incute un timore reverenziale in tutti gli altri automobilisti che nervosamente controllano negli specchietti per vedere chi sia il mostro che gli sta alitando sul collo. Lasciamo la città vera e propria e ci dirigiamo sulla SS 313, alla volta di Terni, per cercare qualche curva deserta dove poter liberare il gioiello.

È più facile andar veloce che piano con questa macchina, quando si schiaccia forte l’acceleratore il ruggito sale di tono nello scalare un paio di marce per fiondare la macchina in avanti come un caccia viene sparato da una portaerei. Per effettuare un sorpasso bastano pochi metri di strada libera e anche nella frenata più brusca non si scompone mai l’assetto e i tempi di arresto del veicolo sono così brevi da farvi schizzare gli occhi fuori dalle orbite.