Opel, prova su strada dei nuovi motori Diesel: prestazioni e consumi

Il “whisper diesel” da 1.6 litri da 136 cavalli, uno dei motori di nuova generazione di Opel già montato su Zafira (2013), su Meriva e Astra (2014) e che adesso arriva anche sul top seller Mokka, sussurra in italiano. Sì, perché la riscossa del Fulmine sui propulsori ha forti accenti italiani: “Lo sviluppo di tutti i motori diesel General Motors nel mondo, tra cui anche quelli destinati a Opel in Europa” viene portato avanti a Torino, presso il Centro di Ingegneria e Sviluppo GM Powertrain Europe. Un polo di eccellenza costituito nel 2005 dopo il “divorzio” tra il colosso americano e Fiat che oggi occupa oltre 550 ingegneri e collabora con Rüsselsheim e gli Stati Uniti, oltre che con il Politecnico piemontese.

L’offensiva di prodotto di Opel è imponente: 27 nuovi modelli e 17 nuovi motori entro il 2018. Il cosiddetto “whisper diesel”, CDTI da 1.6 litri da 136 cavalli dallo scorso anno disponibile su Astra e Meriva e ora anche su Mokka, ed il 2.0 CDTI da 2.0 litri da 170 per l’ammiraglia (nel corso dell’anno arriverà anche su Zafira Tourer e sarà poi destinato ad altri modelli della gamma, come la cabrio Cascada), fanno parte di questa campagna di rilancio di Opel, che deve rastrellare le quote di mercato perse in Europa anche per colpa della concorrenza “interna” di Chervolet. Anche l’inedito 1.3 presentato su Opel Corsa fa parte di questa grande operazione  “torinese”. Il Centro è stato visitato nelle scorse ore dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, accolto dal numero uno di Opel, Karl-Thomas Neumann.

In Irlanda, dove il Fulmine è tornato dopo quasi vent’anni per lanciare una novità (l’ultima nel 1996 per Vectra Caravan diesel), con un pizzico di orgoglio, i manager del costruttore tedesco incoraggiano a saggiare le qualità dinamiche delle due unità, ma esortano anche a non esagerare. Perché Opel ha appena consegnato 20 nuove e potenti Insignia alla Polizia locale.

Mokka vale già 340.000 ordini, 50.000 dei quali in Italia, che è il terzo mercato del modello. Insignia è stata commercializzata in 750.000 unità dal 2009 (45.000 immatricolazioni nel Belpaese) e con l’ultimo aggiornamento le vendite sono cresciute. L’Italia guida la ripresa di Opel: +7,5% nel 2014 contro +3% nel 2014 e addirittura + 29% contro +7,4% nei gennaio del 2015.

Nati per essere più silenziosi e più “composti”, nel senso di meno vibrazioni, i due motori sono Euro 6 e sono abbinati al cambio manuale a 6 rapporti. Di una possibile trasmissione automatica nessuno parla. Forse perché, e la prova lo conferma, quello manuale assicura una distribuzione equilibrata e senza strappi, mantenendo, su Insignia in particolare, un assoluto piacere di guida.
Il “piccolo” 1.6 turbo a geometria variabile è stato realizzato con un’architettura completamente nuova e subentra all’1.7 litri che quasi “rinnega”: “I due motori non hanno niente in comune”, taglia corto l’ingegnere italiano Giovanni Rovatti. La nuova unità offre 6 cavalli e 20 Nm di coppia in più, aggiungendo anche 300 chili (fino a 1.500 di “portata”). Costruito in alluminio e quindi più leggero (20 chili in meno), è accreditato di consumi ed emissioni più basse. Passa da 4,6 a 4,1 l/100 km e dal 120 a 109 g/km di CO2. Nella prova questi livelli restano lontani: pur senza tratti cittadini, anche se lungo un percorso molto ondulato, non si scende sotto quota 5.8 litri. Un livello accettabile per un suv, ma che come sempre non ha niente a che fare con i cicli di omologazione che tanta rabbia suscitano fra gli automobilisti. L’erogazione è rotonda e la reazione è pronta. Niente da dire. Silenzioso è silenzioso: il motore quasi non si sente, ma in cambio si avvertono di più i rumori del rotolamento. Motore a parte, su Mokka restano un po’ scarse sia la capacità del bagagliaio sia la visibilità posteriore. Ma con il motore viene indiscutibilmente compiuto un passo in avanti sul comfort oltre che sulla dinamica.

Il fenomeno della “rumorosità” esterna è ancora più evidente su Insignia, il cui presenza su strada è gradevolmente composta. Le vibrazioni – altro cruccio degli ingegneri, come fa sapere un altro ingegnere del Centro di Torino, Massimiliano Sala – quasi non si sentono: quelle di second’ordine sono state abbattute dell’83%. Però, sarà anche per colpa del ruvido asfalto dell’autostrada irlandese nei dintorni di Dublino, viene quasi da sollecitare un intervento sull’insonorizzazione. Precisa negli appoggi, disciplinata in curva ed affidabile in frenata, Opel Insignia in versione familiare si comporta da vera ammiraglia. Le prestazioni con le quali il nuovo motore manderà in pensione il 2.0 da 163 cavalli sono state migliorate: 5 km/h di velocità massima (225), 4% di potenza e 14% di coppia in più (400 Nm). Quella che si avverte è soprattutto la coppia più “spinta” e la prontezza della risposta ottenuta, fanno sapere i tecnici, grazie all’utilizzo dell’attuatore elettrico per la turbina a geometria variabile. Rispetto a quello a vuoto il “riscontro” aumenta sale del 20% a beneficio del piacere di guida.  I consumi dichiarati sono di 4,5 l/100 km e di emissioni di 118 g/km di CO2 (4,3 e 114 per la berlina). Nella prova, questa volta anche nel traffico urbano con code e numerosi ripartenze, il computer di bordo segna 6,2. Insignia monta il sistema di riduzione catalitica selettiva (SCR) BlueInjection di Opel per abbattere gli ossidi d’azoto. Inoltre “quantità minime di AdBlue”, la soluzione acquosa di urea, vengono iniettate nel flusso dei gas di scarico prima che arrivi al catalizzatore SCR, a valle del filtro antiparticolato (DPF).

In Italia, Opel Mokka e Opel Insignia con i nuovi motori arriveranno nei concessionari a metà marzo con prezzi a partire da 24.350 euro (500 in più rispetto alla versione equipaggiata con l’1.7) e da 33.600 euro.

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