Cinture di sicurezza: obblighi, sanzioni e responsabilità in caso di incidente

Cinture sicurezza posteriori obbligatorie 2020

L’utilizzo delle cinture di sicurezza è un obbligo normativo, ma anche un presidio fondamentale per la sicurezza personale alla guida. Introdotte in Italia per i passeggeri anteriori nel 1988 e rese obbligatorie anche per chi siede dietro l’anno successivo, le cinture sono uno strumento essenziale per prevenire gravi lesioni in caso di incidente. Nonostante la loro diffusione, resta necessario chiarire cosa prevede la normativa attuale, quali sono le sanzioni previste per chi non le indossa e quali responsabilità si configurano in caso di sinistro stradale.

L’obbligo è regolato dall’articolo 172 del Codice della strada, che impone, al comma 1, l’uso delle cinture a tutti gli occupanti del veicolo durante qualsiasi fase della marcia. L’obbligo, quindi, vale sia per il conducente che per i passeggeri, indipendentemente dal posto occupato all’interno dell’auto e anche se il veicolo è fermo in condizioni di traffico.

Sono previste però alcune eccezioni. Ne sono esentati: forze dell’ordine, militari, vigili del fuoco e operatori sanitari impegnati in emergenze, così come i conducenti di veicoli per la raccolta dei rifiuti, vigilanti durante i servizi di scorta, istruttori di guida e soggetti con particolari condizioni fisiche o patologiche certificate. Le esenzioni devono essere comprovate da documentazione medica da esibire su richiesta delle autorità.

Le sanzioni per chi non rispetta l’obbligo

Chi non indossa la cintura è soggetto a una sanzione pecuniaria compresa tra 83 e 332 euro. La multa può essere accompagnata da una sanzione accessoria in caso di recidiva: se si viene sorpresi due volte nell’arco di due anni, è prevista la sospensione della patente da 15 giorni a 2 mesi. Ulteriore violazione riguarda l’uso improprio: ostacolare o alterare il corretto funzionamento della cintura comporta una multa compresa tra 41 e 167 euro.

Responsabilità condivisa in caso di incidente

Uno dei temi più rilevanti riguarda la ripartizione della responsabilità in caso di incidente. Secondo quanto stabilito dalla Corte di Cassazione (sentenza n. 9311/2003), il conducente ha l’obbligo di accertarsi che tutti i passeggeri abbiano indossato correttamente la cintura di sicurezza, anche a costo di rifiutare di avviare il viaggio. Il mancato rispetto di questa regola implica che, in caso di lesioni dovute all’assenza della cintura, la responsabilità non ricada solo sul passeggero ma venga condivisa con il conducente.

La Corte ha chiarito che l’obbligo di diligenza del conducente è esteso anche al comportamento dei passeggeri, il che rafforza la responsabilità di chi guida nell’assicurarsi che il viaggio si svolga nel rispetto delle norme di sicurezza.

Un presidio di sicurezza universale

Le cinture non sono solo un obbligo normativo: sono progettate per salvare vite. Il loro utilizzo, in sinergia con altri dispositivi come gli airbag, riduce significativamente il rischio di lesioni gravi in caso di urto. Anche per questo sono installate su ogni mezzo di trasporto moderno, dagli autobus agli aerei, fino ai veicoli spaziali.

In definitiva, il rispetto dell’obbligo di indossare la cintura di sicurezza non è soltanto una questione di legalità, ma di tutela personale e responsabilità verso gli altri occupanti del veicolo. L’imprudenza può tradursi non solo in una sanzione amministrativa, ma anche in pesanti conseguenze legali e civili in caso di incidente.

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