Ducati Diavel – Test Ride

Test Ride. Cominciamo subito col fare una piccola precisazione sull’ultima nata in casa Ducati, presentata all’EICMA di Milano, di cui già si parla: il Diavel.
Le puntualizzazioni in effetti sono due e riguardano nome ed articolo. In Ducati, infatti, ci tengono molto a sottolineare che è “il Diavel” e non “la Diavel” e che l’accento corretto è Diàvel e non Diavèl. Questo perché il nome non è di fantasia, ma nasce direttamente nei capannoni della Ducati, a Borgo Panigale, dove i primi che hanno visto questa moto realizzata e l’hanno potuta provare, in perfetto dialetto bolognese pare abbiano detto: “è un  diavel”, ossia un diavolo.
Disquisizioni di nomenclatura a parte, il Diavel si presenta subito come una moto talmente innovativa da non poter essere collocata in alcun segmento esistente.
In Ducati avevano deciso di fare una moto che coniugasse tre diversi tipi di veicolo, per creare un nuovo concetto di sportività: una custom, una naked ed una supersportiva.
Detta così suona assurdo, si potrebbe pensare ad un inutile esercizio di stile, ma prima di giudicare, lo diciamo fin d’ora, aspettate di aver letto tutto.
Dunque, lo scopo era creare questo misto tra custom, supersport e naked e per farlo si è ricorsi ad un altro trittico: design, performance e tecnologia.
Per quanto riguarda il design, un attento studio ha portato a prendere da ognuna delle tre tipologie di moto che contribuiscono a formare il Diavel, una parte essenziale: delle custom ha evidentemente la forcella molto lunga ed inclinata in avanti, così come il grosso motore che occupa gran parte della parte anteriore della moto; dalle naked, o meglio dal Monster, nuda per eccellenza, prende la linea superiore ed il faro, mentre delle supersportive la linea inferiore molto bassa, come avesse una carenatura, ed il codino sfuggente. Queste caratteristiche, fuse tutte insieme, danno vita ad una moto assolutamente mai vista prima, che sicuramente, nel bene o nel male, attira gli sguardi di chiunque e non riesce proprio a passare inosservata nel mare magnum di anonime motorette tutte uguali.
Certo Ducati c’ha abituati ad una ricerca estetica assolutamente inconfondibile e di altissimo pregio, ma è nelle performance che si è fatta un nome con moto potentissime che hanno dominato per anni il campionato SBK e che, soprattutto, furoreggiano sulle strade italiane e di tutto il mondo.
Per dare la giusta grinta e l’ineguagliabile potenza made in Ducati, non c’era da fare chissà che, ma semplicemente (si fa per dire) prendere il motore Testastretta 11° della 1198 e schiaffarlo al centro del telaio basato sullo schema della Multistrada, ossia un traliccio di tubi in acciaio con due fiancate in alluminio ed una parte centrale in tecnopolimeri.
Anche il resto della dotazione tecnica è assolutamente di altissimo livello, come il forcellone monobraccio in alluminio fuso lungo ben 635 mm o la forcella Marzocchi da 50 mm completamente regolabile, sorretta da supporti inclinati che assorbono le vibrazioni o il monoammortizzatore, sempre totalmente regolabile, della Sachs. I freni, non potevano che essere della Brembo, con doppio disco da 320 mm all’anteriore, pinza radiale monoblocco a quattro pistoncini e a due pistoncini sul singolo disco da 265 mm al posteriore, combinazione che, a detta della Ducati stessa, rende questo impianto frenante il più potente di tutta la gamma di Borgo Panigale.
Troviamo poi la frizione in bagno d’olio con funzione antisaltellamento, una nuova pompa dell’acqua che aumenta del 35% il ricircolo e quindi diminuisce la temperatura che il motore sviluppa.
Dopo il design e la performance, c’è la terza voce in cui Ducati sta facendo veri e propri passi da gigante e candidandosi come riferimento per tutte le altre case: la tecnologia.
Anche il Diavel, coma la Multistrada, dispone dei comandi per selezionare il riding mode. Sul Diavel tre sono le possibilità: Urban, Touring e Sport.
Nella modalità Urban il Diavel dispone di “soli” 100 cv ed il DTC (Ducati Traction Control, altra chicca teconologica a disposizione del Diavel) è impostato sul 5° livello di 8. Nella modalità Touring il motore eroga tutti e 162 i cavalli, ma in modo abbastanza morbido e con il DTC posizionato sul 3° livello. Nella modalità sport il Diavel tira fuori tutta la sua aggressività e demoniaca potenza, con 162 cv sparati a tutta manetta direttamente sulla gomma posteriore, facendo schizzare via la moto più velocemente della 1198, dato che ha un’accellerazione da 0 a 100 km/h di soli 2,6 secondi, ossia la miglior accellerazione di tutta la gamma Ducati, supersportive incluse.
Sempre dalla Multistrada prende anche il sistema Hands Free, ossia l’assenza del blocchetto d’accensione, dato che la chiave, come per le auto di nuova generazione, basta tenerla addosso per poter accendere e spegnere la moto e per mettere il bloccasterzo.
Inutile dire che troverete anche l’ABS disinseribile e un display futuristico, in quest’occasione sdoppiato in due quadranti: quello superiore LCD con le informazioni tradizionali (giri, velocità, temperatura motore, etc etc), mentre il display inferiore, incastonato nel serbatoio, è a colori TFT e fornisce le informazioni supplementari come la modalità in uso, il livello del DTC, la temperatura esterna e varie altre informazioni; l’unica cosa che manca, in questo tripudio di indicazioni e tecnologia, è l’indicatore di livello carburante che lascia alla sola spia della riserva il compito di tenerci aggiornati sulla sete del Diavel.
Prima di passare alla prova, la componente principale per una moto così particolare ed innovativa, diamo gli ultimi dati importanti: l’altezza della sella  è di 770 mm ed il peso di 210 chili per la versione base e 207 per quella Carbon.
Sia la versione base che quella Carbon, sono disponibili in colorazione rossa o nera, mentre i prezzi sono di 16.990 € chiavi in mano per la base e 19.990 per la Carbon.

In strada. Diciamolo subito: io non ho mai creduto in questa moto. Quando all’Eicma è stata svelata da subito ho pensato che fosse un’enorme bluff, che non era pensabile che una casa così blasonata in ambito sportivo come la Ducati si mettesse a fare custom fantascientifici per americani obesi. Parlai con l’ufficio stampa Ducati manifestando tutto il mio scetticismo e loro, calmi e sorridenti, mi risposero: “ci dirai dopo che te l’avremo fatta provare”.
Nonostante la loro fiducia non riuscivo a convincermi: quella gomma da 240 mm al posteriore, nonostante sia molto abbombata, quel “torace” così grosso e pesante e quell’interasse sproporzionato non davano certo l’impressione di agilità.
Fatto sta che il tempo è passato e finalmente mi sono ritrovato, con tutti i colleghi del settore, a Marbella, di fronte ad una trentina di Diavel schierati e pronti a partire ed essere provati.
La sella sembra quasi scavata, rendendo facile anche ai meno alti controllare bene la moto. Chiave in tasca aziono il sistema d’accensione stile caccia militare e subito sento il tipico borbottio di “Ducatiana” memoria, declinato questa volta in versione un po’ più custom.
Il cambio è morbidissimo e preciso e la prima entra come un coltello nel burro, rilascio la frizione e il mio diavoletto in modalità Touring s’avvia.
Iniziamo a dover uscire dal centro abitato e subito mi spavento: come svicolerò tra le macchine con questo bestione? Eppure, da che sono salito in sella non mi sembra più tanto grossa questa moto, anzi, la controllo con una certa facilità ed anche lo zig zag tra le macchine in fila al semaforo, risulta più facile che a bordo di un maxiscooter. Certo, però, la curiosità è quella di vedere come si comporti nei rapidi cambi di direzione, nelle curve veloci e nei “piegoni” estremi, quindi ci lasciamo alle spalle la città e prendiamo una bella e tortuosa strada provinciale che ci conduce a Ronda.  Una, due, tre curve e ti sembra di guidare il Diavel da quando sei piccolo: semplice, intuitivo e, stupefacentemente agile ricorda molto di più una supersportiva che una custom. I tester sono un po’ come bambini, mettetene due o tre a fare lo stesso giro e subito faranno a gara fra loro, così, quando un mio collega comincia a cambiare passo e a tirar fuori i cavalli, non resisto e, dopo un paio di sorpassi, mi ci metto alle costole: lui vuole andarsene, io resistere, quindi diamo più gas e, soprattutto, arriviamo a mettere alla prova i freni, prova che superano a pienissimi voti, garantendo delle staccate al limite, degne della MotoGP.
Il reparto sospensioni non fa una piega e copre qualsiasi tipo di asperità incontriamo, ma soprattutto è nel susseguirsi di curve e tornanti che rimaniamo a dir poco basiti. La moto piega e cambia direzione con la semplicità di un Monster e quel gommone da 240, che inizialmente ci spaventava tanto, ora ci offre una sicurezza incredibile, grazie alla bimescola arricchita di silice e nerofumo che ne migliorano il grip, ma anche proprio alla dimensione ed all’estrema curvatura che, in effetti, gli conferiscono i comportamenti dinamici di una gomma sportiva da 190, sicuramente non di quelle 240, piatte come assi da stiro, che siamo abituati a vedere sulle custom.
Se usato con troppa disinvoltura, soprattutto nella mappa Sport, il Diavel tende ad impennarsi e grazie all’abbondante interasse ed al forcellone lungo si possono anche fare delle belle derapate, aggiungendo divertimento all’alchimia della Ducati.
Nella parte dinamica del test sono stati lo stupore ed il divertimento a farla da padroni e non ci sono state vibrazioni, imprecisioni o ruvidezze da rilevare. Capisco perfettamente che molti di voi penseranno che non sia vero quanto scritto e che una moto con queste geometrie e con queste caratteristiche sia impossibile che faccia ciò che vi ho descritto, esattamente così la pensavo io fino ad oggi, ma una volta provata tutto cambia.
Proprio per questo motivo alla Ducati hanno già pensato a dei demo ride in cui tutti possano provarla, perché il Diavel va guidato per poter credere a ciò che vi diranno sia capace di fare.
Andate nelle concessionarie e guardatela da vicino, spulciate le schede tecniche e radicatevi anche in un pregiudiziale scetticismo, ma soprattutto tenete d’occhio il calendario delle prove e prenotatevi per un giretto, così, come me e tutti i miei colleghi, proverete quel bellissimo senso di stupore che vi farà esclamare, tra il divertito e lo sgmoneto: “Diavel d’una Ducati!”

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