Ducati Hypermotard 796 – Test Ride

Ducati Hypermotard 796 – Test Ride. Quando è stata lanciata la Hypermotard 1100 l’accoglienza del pubblico è stata subito caldissima e l’interesse altissimo, la stampa, quasi unanimamente, l’ha salutata come una vera e ottima innovazione, ma già dalle prime prove si evidenziava il fatto che fosse veramente troppo Hyper: hypermotore, hyperfrenata, hyperaccelerazione: un mix che faceva sì che si consigliasse l’utilizzo della moto a dei piloti già smaliziati e con una certa esperienza di guida. Proprio per questo la “banda” di Borgo Panigale ha pensato di ampliare la gamma con un modello della Hypermotard più facile, più docile, un entry level che non spaventasse le tantissime persone che ne erano rimaste affascinate, ma che appunto sapevano che non era una moto facile ed intuitiva. Il tutto è quindi cominciato con un motore completamente nuovo che andasse inserito nel “concept” collaudato della Hypermotard. 81 Cv a 8000 giri e una coppia di 75,5 Nm a 6.250 giri sono le prestazioni espresse da questo propulsore bicilindrico a L con doppia valvola per cilindro con cubatura di 803 cc, mentre esteticamente la moto sembra essere la stessa di prima.

Il telaio in traliccio di tutbi costituisce sempre la colonna vertebrale della moto, seppure sia stato alleggerito delle parti fuse ed anche tutti i particolari che hanno reso l’Hypermotard famosa sono al loro posto, come gli specchietti apribili, i bellissimi cerchi a 5 razze sdoppiate e le frecce a led integrate nei paramani.. Nel complesso la moto ha subito una drastica diminuzione di peso, ben 12 Kg, equamente ripartiti tra anteriore e posteriore, portando il peso complessivo della moto, a secco, a soli 167 Kg. Sempre in un’ottica di “semplificazione” della moto e maggiore accesso ad ogni tipo di utente, anche la sella è stata abbassata di 20 mm, portando l’altezza della  sella a 825 mm. La ciclistica, anche, è stata modificata sempre in un’ottica di maggiore semplicità: il reparto sospensioni vede all’anteriore una forcella Marzocchi non regolabile da 43 mm, più piccoli e leggeri di quelli montati sulla 1100, con piedini completamente nuovi; al posteriore un monoammortizzatore Sachs regolabile è collegato al bellissimo monobraccio che rimane invariato. Anche per quanto riguarda la frenata l’impianto è stato reso più modulabile, pur mantenendo una pinza Brembo ad attacco radiale a 4 pistoncini che morde un disco da 305 mm all’anteriore e una pinza a doppio pistoncino su un disco da 245 mm, mentre, sempre rimanendo sulla funzionalità della moto, è importante notare la frizione, di tipo APTC con funzione antisaltellamento.

Altri 2 elementi, mutuati dalla Streetfighter, connotano questa 796: il display di ridottissime dimensioni e bellissima estetica, retroilluminato in colorazione arancio e lo sfizioso meccanismo di accensione a scomparsa: in pratica azionando il cursore che esclude l’alimentazione elettrica, sul blocchetto sinistro, scompare il bottone dell’avviamento, un po’  come avviene sui comandi di fuoco dei caccia militari. Altre novità, meno evidenti all’esterno, sono il volano più leggero, il pistone di nuovissimo disegno e progettazione e lo scarico a doppia lambda con presilenziatore ed anche le leve regolabili sono di nuova concezione.

Ma la novità più grande, quella che probabilmente farà più gola a tutti ve la dobbiamo ancora dire. L’Hypermotard, infatti, fino ad oggi era l’oggetto dei sogni di molti, ma in ambito onirico rimaneva relegata a causa del costo abbastanza “importante”, mentre ora la 796 è veramente alla portata della quasi totalità di acquirenti. Il prezzo infatti è di 8.990 € per la versione Dark e 9.300 € per quella normale a cui, però, vanno sottratti 1000 € se la acquistate entro il 31 dicembre, di cui 500 € di incentivi stradali e altri 500 € offerti dalla stessa Ducati. Come accennato la troverete disponibile, già adesso, tutta nera, nera e bianca, come quella da noi provata o nel tradizionalissimo rosso Ducati. Per vedere se tutte queste novità abbiano effettivamente reso la moto più facile, ci siamo andati a fare un giro sulle bellissime strade intorno a Bologna, guidati da una vera leggenda: Beppe Gualini, l’uomo che ha partecipato a più Parigi-Dakar e rally vari che riunioni di condominio, per molti semplicemente noto come “l’uomo che sussurrava alle moto”.

Su strada. Saliamo in sella all’Hypermotard 796 ed effettivamente troviamo la stessa posizione di guida e lo stesso feeling provato con la 1100: busto eretto, posizione alta e aggressiva, gambe per niente sacrificate e, in definitiva, un’ottima sensazione di controllo del mezzo. Usciamo dalla sede della Ducati e ci immettiamo nel traffico ancora pigro di una Bologna che si sta svegliando, diamo un colpetto di gas un po’ troppo deciso e l’anteriore si alleggerisce fino a che la ruota si stacca dal suolo per fluttuare placida a qualche centimetro dal suolo. Notiamo subito che nonostante la potenza sia stata diminuita (circa 10 Cv in meno della 1100), la moto non ha assolutamente perso le sue caratteristiche da lottatrice e divoratrice di asfalto.

La strada diventa presto più tortuosa e possiamo effettivamente cominciare a vedere come si comporti. Nei rettilinei spalanchiamo il gas e il display subito arriva a segnare gli 8.000 giri, regime in cui entra il limitatore e dobbiamo cambiare marcia, si snocciola velocemente la seconda e quando siamo a metà della terza giunge il momento di scalare marcia e affrontare l’incombente curva: tiriamo la leva del freno, memori della 1100 eseguiamo la manovra con una certa morbidezza e notiamo che invece ora si può essere un po’ più energici sul freno senza rischiare un ribaltamento in avanti; avendo decelerato comunque in totale sicurezza arriva il momento di inserirla in curva e notiamo che l’anteriore, se la moto viene guidata con l’aggressività che richiede la sorella maggiore, ha qualche incertezza all’anteriore, mentre se viene inserita più morbidamente, come capiamo subito si debba fare, non ha alcuna incertezza.

Nella percorrenza di curva è stabile e precisa, si può indifferentemente decidere se adottare uno stile di guida “pistaiolo”, cioè ginocchio fuori e rannicchiati in “carena”, quanto un approccio di natura motardistica, senza che l’assetto e la precisione ne risentano e, indipendentemente dallo stile di guida adottato, quando ci si trova nel misto stretto si dispone dell’agilità di una bicicletta, nonostante velocità, prestazioni e potenza siano quelle di una sportiva. Le asperità sul terreno capitano ed è quindi un buon modo per vedere come si comportino le sospensioni: le forcelle Marzocchi sono tarate per avere reazioni più morbide davanti, per quanto la forcella rimanga sempre un po’ rigida, mentre il mono posteriore copre dolcemente buche e irregolarità del fondo stradale.

Se si guida aggressivi, si risente di un po’ di effetto on/off che, però, sparisce quando si guida tenendo il motore a regimi di rotazione più bassi. Nei momenti in cui ci troviamo a passare tra due macchine, continuiamo a risentire dell’eccessivo ingombro degli specchietti che, per quanto bellissimi e distintivi della Hypermotard, risultano abbastanza scomodi in un utilizzo urbano, in mezzo al traffico. In buona sostanza la “piccola” 796 sembra non tradire le aspettative: è una moto più facile della precedente 1100, più morbida e gentile da una parte, ma pur sempre cattiva e dalle alte prestazioni se si decide di “spremerla” un po’. Le sospensioni e i freni risultano effettivamente di utilizzo più intuitivo anche per i neofiti, mentre nulla viene a mancare alle caratteristiche che rendono possibile un ampio repertorio di manovre spettacolari.

Missione compiuta, quindi: un’Hypermotard entry level adatta a tutti, per quanto ci sentiamo di consigliare comunque un approccio morbido alla moto, una conferma degli stilemi che l’hanno resa così affascinante ed una rivoluzione interna che la rende più versatile e divertente.

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