Ducati Monster 1100 – Long Test Ride

Ducati Monster 1100 – Long Test Ride. Prima che esistesse la Ducati Monster non esisteva neanche il concetto di naked. Una moto che facesse sfoggio del telaio, dei cavi e della componentistica solitamente nascosta sotto la carena era un azzardo, una cosa mai pensata; ad oggi sappiamo bene che quell’azzardo è diventato regola.
L’avevamo già provata a Cannes e subito ci era sembrata una scommessa vinta, ma per poterne ricavare impressioni di guida più specifiche avevamo bisogno di testarla in diverse situazioni di guida e così ci siamo messi al lavoro.
Ottima la componentistica di base che prevede tubi freno in treccia, forcelle a steli rovesciati e le pinze radiali, bellissima la strumentazione retroilluminata in bianco e futuristico lo stop a led. I “must” del mostro sono sempre al loro posto: il telaio in traliccio di tubi, la frizione “sferragliante” e il serbatoio taurino sono stati la base intoccabile di questo restyling, mentre la novità più interessante ci sembrano le due prese d’aria sul serbatoio che oltre a conferirle un’aria più aggressiva, consentono anche un maggiore angolo di sterzo.
La posizione in sella inizialmente dà qualche problema, soprattutto ai maschietti, dal momento che la sella è ora in visibile discesa e finisce giusto contro la parete quasi verticale del serbatoio, comprimendo un po’ la dotazione di serie del pilota maschile.
Sulla carta, insomma, il nuovo Monster sembra essere un mezzo eccezionale: telaio collaudatissimo, impianto frenante da supersportiva, 95Cv a 7500 giri con una coppia di 103Nm a 6000 giri e un peso risicato per un motore 1100: solo 169 Kg a secco. Certo ci saremmo aspettati un mono a gas e forse un minimo spazio sottosella, per gli 11.200€ richiesti, ma prima di lamentarsi, vediamo come và.

Prova su strada
La città, l’autostrada e il misto. Queste secondo noi le tre condizioni in cui si potrebbe scegliere di utilizzare un Monster, queste, quindi, le tre prove del test cui abbiamo sottoposto la taurina naked di Borgo Panigale.
Come avevamo già detto, il primo impatto è proprio quello che deriva dal nome, si ha la sensazione di cavalcare un qualche demone, rabbioso e urlante: come si gira la manopola, i led del contagiri si illuminano velocissimamente indicando che i giri salgono vorticosamente fino a 8000, quando subentra il limitatore, l’erogazione è fluida e regolare e fin dai bassi regimi si ottiene una buona risposta. Il rumore è un incanto, baritonale e un po’ graffiante come un cantante Heavy Metal.
Inizialmente andiamo in autostrada, dove si trova assolutamente a suo agio. Certo il vento si sente, non si ha nessun tipo di protezione, ma rispettando i limiti non ci sono inconvenientei, se non appunto la noia dell’autostrada. Noi abbiamo percorso 420 Km di autostrada con il Monster e, sbalorditivamente la sella non ha portato a nessun dolore o indolenzimento del nostro “Lato B”, mentre invece, come accennato, ci sono voluti molti chilometri prima che il “Lato A” si conformasse al serbatoio che premeva laddove non sarebbe consentito.
In città è semplicissima e comodissima da guidare, svicola, scatta, inchioda in spazi ristrettissimi ed è sempre pronta a scatenarsi: nervosa e irascibile come solo un bicilindrico sa essere. In città, unico neo, abbiamo forse accusato leggermente il monoammortizzatore a molla posteriore che non copriva bene le piccole buche o sconnessioni tipiche del manto stradale cittadino, talvolta su una serie di buchette, addirittura, mancava il tiro, visto che evidentemente la ruota posteriore ci metteva un po’ troppo a ritornare carica. In definitiva, comunque, se rispettosi del codice, anche in città fa egregiamente il suo dovere.
Nel misto ha denotato, invece, tutta la sua propensione al divertimento. Non spinge come una supersportiva, non si arriva a 270 Km/h in 5 secondi, però ci si diverte comunque tanto. Le frenate possono essere vigorose e protratte fino all’ultimo momento prima di staccare, la percorrenza della curva è solida e piantata, senza che si scomponga o saltelli e quando si arriva al momento di riaprire il gas, quasi ci si soprende a sorridere per il piacere di sentire questa bestiolina urlare. Certo bisogna ricordarsi di dare un colpetto di gas quando si scalano un paio di marce, perché sennò il toro meccanico tenta di disarcionarci, ma questa è manovra base che tutti i motociclisti conoscono, quindi neanche degno di nota.
Non è la più veloce, non è la più leggera, forse non è neanche la più comoda, sta di fatto che dopo quindici anni il Monster è ancora una moto cui non si può prescindere: uno status symbol, una passione che richiede dedizione e adattamento da parte del pilota, è semplicemente un mostro che vuol essere domato e che promette in cambio divertimento e rispetto.

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