Lunga prova per la Ducati Hypermotard 796 che fa della piccola cilindrata il suo punto di forza

La sostanza è sempre Hyper
Quando si parla di Ducati Hypermotard, ora che sono uscite diverse motorizzazioni, bisogna ben specificare di quale specifico modello si stia parlando, perché la Ducati l’ha presentata in diverse motorizzazioni che le rendono molto diverse l’una dalle altre.
Naturalmente, però, il DNA (che sospettiamo significhi Ducati Natural Attitude) è sempre quello.
Una moto che sia in grado di rendere lo spostamento più breve tra due punti, anche il più divertente, che sappia emozionare e che si distingua nettamente dal panorama generale delle moto di segmento.
In questo senso la Hypermotard 796 mantiene le sue caratteristiche specifiche, con una posizione in sella che domina l’anteriore e impone di tenere la schiena dritta e le braccia abbastanza aperte.
Il design è riconoscibilissimo, per quanto minimale, e sia anteriormente, grazie al cupolino ed agli specchietti che proseguono la linea del manubrio, sia posteriormente, con il piccolo stop a led ad alta intensità che domina i due grandi tubi di scarico, non si può certo scambiarla per un’altra.
La moto è già disponibile da più di un anno, sia nella colorazione Dark, da 8.990 €, sia nelle colorazioni bianca o rossa, 9.290 €.
Abbiamo ripreso in mano questa moto, dopo averla recensita all’atto della presentazione stampa con un nostro articolo, per vedere, nell’uso prolungato, quali siano le sue specifiche caratteristiche.

Less is more
Ludwig Mies van der Rohe è stato un eminente architetto tedesco del secolo scorso, passato alla storia, oltre che per aver creato, con la sua architettura, spazi contemplativi neutrali, anche per alcuni suoi motti.
Uno di questi, ripreso dalla Ducati stessa per il Monster, sembra essere perfetto anche per la Ducati Hypermotard 796.
Less is more, ovvero “meno è più”, nel caso dell’Hypermotard 796, si può intendere tanto in riferimento alla cilindrata, quanto al peso della moto.
Troviamo infatti un propulsore da 803 cc, il più piccolo della Hyper-famiglia, che riesce comunque a fornire 81 Cv a 8.000 giri ed una coppia di 75,5 Nm a 6.250 giri.
Non solo il motore è “less”, ma anche e soprattutto il peso è stato ridotto sensibilmente, per poter garantire una maggiore maneggevolezza, arrivando a stabilirsi in 167 Kg a secco.
La dieta a cui è stata sottoposta la Hypermotard è una di quelle drastiche, che ha previsto innovazioni sensibili, come la completa riprogettazione del telaio che, sebbene sia sempre un traliccio di tubi, ora pesa molto meno del precedente.
Anche la realizzazione dei carter motore con il procedimento Vacural, ha contribuito al generale calo di peso.

God is in the details
Altra massima di Mies, che sembra sempre essere adatta alla Hypermotard 796, è proprio quella che cita “Dio è nei dettagli”.
Se infatti i progettisti di Borgo Panigale si sono impegnati a levare fino all’ultimo grammo possibile, non hanno però trascurato la qualità di ciò che rimaneva, cercando di mettere a disposizione dell’utente finale, quanto di meglio ci fosse a disposizione, senza oltretutto far levitare il prezzo a cifre astronomiche.
In quest’ottica troviamo la frizione APTC in bagno d’olio con funzione antisaltellamento: un dispositivo preciso e morbido, in grado di essere molto apprezzato anche e soprattutto da chi guida da poco una moto.
Allo stesso modo troviamo un impianto frenante dotato di pinze ad attacco radiale con 4 pistoncini su dischi semiflottanti da 305 mm, per quanto riguarda l’anteriore, e una pinza a due pistoncini, su disco da 245 mm, al posteriore.
Discorso analogo per le sospensioni.
La forcella Marzocchi con steli rovesciati è da 43 mm, non regolabile, mentre posteriormente troviamo un monoammortizzatore Sachs con leveraggio progressivo, regolabile in estensione idraulica e precarico molla.
Non poteva mancare il DDA (Ducati Data Analyzer), accessibile attraverso il compatto e completo pannello degli strumenti, consente di scaricarsi i propri tempi e prestazioni, per avere un tocco di sportività sempre a portata di mano.

Hyper-attiva
Già solo salendoci in sella, ritrovandosi a star seduti a soli 825 mm di altezza, si capisce che la Hypermotard 796 si candida per essere una moto per tutti, tanto nella fisicità, quanto nell’esperienza di guida.
Ma essere per tutti non significa non regalare emozioni e divertimento, tutto il contrario.
Nonostante la sua cilindrata più bassa rispetto alle sorelle, le caratteristiche rimangono, bene o male, le stesse, solo più governabili.
Spinge forte da subito e la curva d’accelerazione è praticamente verticale: già dai bassi comincia una buona spinta che si intensifica tra i 3.500 e i 7.000 giri, per poi procedere meno aggressivamente fino all’intervento del limitatore, ossia a 9.000 giri circa.
Manegevolissima e molto agile, si trova a proprio agio sul misto stretto, dove oltre a contare su un’ottima accelerazione, può anche stupire con l’impianto frenante molto reattivo ed efficace che, grazie anche alla frizione antisaltellamento, consente delle frenate molto energiche ed al limite, ma sempre in sicurezza. Nelle curve risulta precisa e stabile e consente anche delle pieghe non indifferenti.
Forse la forcella Marzocchi può risultare un po’ morbida, soprattutto rispetto al monoammortizzatore Sachs più rigido ed i più esperti potrebbero gradire la possibilità di regolare la sospensione anteriore che, però, risulta comunque efficace per chi non è un veterano delle due ruote.
Inutile a dirsi, perché evidente anche per i meno esperti, che non esiste protezione aerodinamica e che, quindi, nei percorsi in autostrada o su strade a scorrimento veloce, sopra i 130/140 km/h, ci si ritroverà a combattere contro il vento che vi investirà in pieno, dando anche un senso di alleggerimento che proverrà dall’anteriore.
In definitiva, la Ducati Hypermotard 796 consente di avere il massimo risultato in fatto di divertimento, con il minimo sforzo, tanto economico che fisico, dimostrando che un esubero di cavalli nulla ha a che vedere con le sensazioni che riesce a trasmettere.
Unico neo, non solo della 796, ma della famiglia Hypermotard tutta, è la mancanza di un qualsiasi vano portaoggetti che possa garantire, almeno, di riporre un bloccadisco nella moto, per assicurare il proprio sogno a due ruote una volta spento il motore.

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