Nuova Moto Guzzi V7 test ride: classica, basic o sportiva

Nuova Moto Guzzi V7, la sintesi della moto
Prendete due ruote, due cilindri, la voglia di viaggiare in tranquillità sia che si vada in ufficio (o meglio, che si torni a casa) sia che si vada al mare o dall’altra parte dell’Europa e avrete la sintesi della nuova Moto Guzzi V7. La nuova V7 mantiene inalterato quanto di positivo c’era nel modello precedente, ma allo stesso tempo si rinnova sensibilmente con risultati sinceramente encomiabili. In un mercato motociclistico caratterizzato da cilindrate e potenze sempre più elevate sembra paradossale proporre un 750 da 50 Cv, eppure la V7 riesce a convincere che possono essere più che sufficienti.
Gli interventi sulla nuova V7 hanno riguardato innanzi tutto il motore. Dal filtro alla camera di scoppio tutto è stato ridisegnato con lo scopo di ottenere maggiore coppia su tutto l’arco di giri (60Nm a 2800 giri, che resta costante fin quasi a 6000), minori consumi e manutenzione ridotta oltre che resa semplice.
In secondo luogo in Guzzi hanno messo mano alla ciclistica, alleggerendo di diversi chili la moto che ora in ordine di marcia (con tutti liquidi esclusa la benzina) ferma la bilancia a 179 kg. Particolarmente significativo che la cura dimagrante abbia interessato le ruote, che passando dall’acciaio all’alluminio calano di 1,4 chili all’anteriore e 0,9 al posteriore.
Infine l’estetica e la qualità costruttiva. La V7 si offre al pubblico in tre varianti: Special, Stone e Racer. La prima è caratterizzata dalla doppia colorazione bianco/rosso e giallo/nero oltre che dalle ruote a raggi, la stone è disponibile in versione nero opaco o bianca con cerchi in lega mentre la Racer è un tripudio di cromature e particolari unici e curati, come la cinghia che “tiene” il serbatorio o la targa numerata posizionata tra i semi manubri.
Rendiamo allora anche noi onore a questo mezzo che fa di classicità e sostanza la sua bandiera e non ci dilunghiamo oltre, ma andiamo a vedere come si comporta su strada.

Moto Guzzi V7, prova su strada
Iniziamo la nostra prova dalla V7 Special, che si distingue dalla Stone solo dal punto di vista estetico. La sella è sufficientemente comoda e a un’altezza da terra che accontenta praticamente tutti, anche se come optional è possibile montarne sia una più comoda in gel sia una ribassata (da 807 a 785 mm). La posizione di guida è con il busto leggermente reclinato in avanti, con il manubrio largo quanto basta e le pedane ben posizionate quindi ci si trova subito a proprio agio e difficilmente ci si stanca di guidare. Unico neo è la mancanza della possibilità di regolazione delle leve, con quella della frizione che risulta un po’ troppo distante per i nostri gusti (e le nostre mani). Il quadro è semplice e ben leggibile, sia in pieno sole che al buio e comunica tutte le informazioni che servono. Peccato solo che manchi l’indicatore della benzina, perché con un serbatoio di 22 litri e un’autonomia di 500 chilometri è facile dimenticarsi dell’ultima volta che ci si è fermati al distributore… La frizione e il cambio sono molto morbidi da azionare anche se il pedale ha una corsa un po’ lunga, in ogni caso appena in movimenti ci si rende conto che la V7 è proprio un mezzo facile, alla portata di tutti, in grado di dimostrare fin dalla prima rotonda la propria agilità e la facilità nell’entrare in curva e mantenere la traiettoria impostata. Si viaggia bene sulla V7, anche se un parabrezza nel caso di trasferimenti extraurbani è da mettere in conto, ma stando a velocità di codice è veramente piacevole.
Le strade attorno a Mandello del Lario, sede storica della Guzzi e teatro della nostra prova, mettono subito alla frusta le doti dinamiche della V7 che è talmente agile e pronta che non sembra neanche un 750. Le vibrazioni si fanno sentire sia alle pedane che al manubrio ma mai eccessivamente, a meno che non si decida di spremere il bicilindrico e di salire fino ai 6.000 giri e oltre. Date le caratteristiche della moto la progressione non è il suo punto di forza, ma si può tranquillamente uscire dai tornanti stretti in seconda con la certezza che appena si apre il gas la V7 ci porta in un attimo alla curva successiva. Anche per i freni in Guzzi hanno optato per la modularità, soprattutto all’anteriore, cosa che rende certamente più sicura la guida. Nelle frenate più impegnative non è difficile bloccare il posteriore, anche se questo non genera particolari problemi, mentre all’anteriore un po’ più di prontezza non ci sarebbe dispiaciuta. Le sospensioni infine assorbono adeguatamente le asperità e rendono confortevole qualunque tragitto. La V7 è proprio un mezzo da usare per andare in giro, magari in coppia, fermarsi a guardare il panorama e lasciare che la sensazione di libertà ci pervada fino in fondo.
Un discorso a parte merita invece la V7 Racer. Una vera e propria café racer di serie; delle tre è quella che dal punto di vista estetico colpisce di più. E’ senza dubbio un mezzo molto più affascinante della Special, ma è anche meno eclettico della sorella. Sospensioni più dure, mezzi manubri, pedane arretrate rendono la posizione di guida meno comoda e più stancante, tanto più che si percepiscono maggiormente le vibrazioni al manubrio senza che nella guida su strada si possano riscontrare particolari benefici.
Personalmente ci ha positivamente colpito la versione Stone con la colorazione nera, che offre tutti vantaggi della V7 con un tocco estetico più particolare… questione di gusti, ovviamente.

Disponibilità e prezzi della Moto Guzzi V7
La nuova V7 è già disponibile presso i concessionari, al costo di 7.890 euro la Stone, 8.390 la Special e 9.350 la Racer. Ampia e interessante la lista degli accessori, dedicati allo sport, al fashion e al touring a seconda dell’anima che si vuole far emergere di questa poliedrica motocicletta.
Da ricordare che la V7 è economica anche nell’uso grazie ai conumi ridotti e nella gestione per via della semplicità costruttiva e di scelte che hanno cercato di abbassare e semplificare quanto più possibile gli interventi di manutenzione, tanto che la V7 è forse una delle poche moto in commercio che vi potete aggiustare nel garage di casa. Infine siamo convinti che la V7 sia una moto che pur rifacendosi agli anni ’70 sia di fatto fuori dal tempo, a tutto vantaggio della tenuta del valore dell’usato, tutti aspetti che di questi tempi è bene considerare!

Abbigliamento utilizzato per il test
Casco: Dainese D181 Classic Lucky
Paraschiena: Dainese Wave11
Giacca: Spidi Netforce h2out

Pantaloni: Spidi Snap in tessuto

Guanti: Spidi Trophy H2out

 

 

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