Yamaha MT-09 Tracer: Test Ride, Recensione e Prezzi

MT è la fortunatissima linea Yamaha che, fino a qualche tempo fa, si riferiva alle nude della casa: moto ben fatte, studiate per divertire grazie alla coppia presente ed al prezzo contenuto nonostante i componenti ben fatti. Poi un giorno ad Iwata hanno preso il tricilindrico di 850cc dell’MT-09 e ci hanno costruito intorno una Sport Adventure. Il risultato è una moto che piace da subito per il suo design impeccabile, a partire dai fari a LED per passare al cupolino, al serbatoio aerodinamico e lo scarico tagliato. Anche i paramani hanno un design ricercato, guardandola bene questa MT-09 Tracer sembra un alieno venuto dallo spazio a tutta velocità.

 

PROVA SU STRADA
L’abbiamo provata insieme alle altre moto della famiglia MT (qui trovate l’MT-07 e qui l‘MT-09) e senza dubbio la Tracer è quella che si è dimostrata essere la più versatile: non è “cattiva” come la gemella nuda per via delle impostazioni elettroniche, infatti le mappature (A la sportiva, Standard la media e B la ridotta) sono state riprogettate per andare a braccetto con lo stile crossover, oltre alla presenza del controllo di trazione disinseribile (DTC) e l’ABS di serie.

Saliamo in sella ed in effetti non siamo su una poltrona turistica, ma nemmeno all’aria su una nuda. Il cupolino si può regolare su tre posizioni diverse senza l’uso di attrezzi ed anche il manubrio può essere regolato, mentre la strumentazione digitale è ben più che esaustiva oltre ad essere facile da capire.
Il tre cilindri da 850cc è capace di 115CV sviluppati a 10.000 giri e ad 87,5 Nm di coppia massima a 8.500. Nei primi metri quindi abbiamo pensato che fosse una “motina”, ma è bastato il tempo di tirare un paio di marce per sentire la spinta impressionante che và dagli 8.000 al lampeggio del limitatore. Nella mappa A il carattere sportivo si fa sentire e regala delle soddisfazioni, mentre la B è più adatta a viaggiare con il passeggero, smorzando l’effetto on-off che si avverte nella più aggressiva. La Standard è pensata per tutte le condizioni per dare guidabilità alla moto nei tratti cittadini.


Traction Control e ABS
sono calibrati ad arte, rendendo la Tracer una moto adrenalinica e allo stesso tempo ben vivibile: grazie anche alle valigie disponibili come optional può diventare una viaggiatrice di tutto rispetto. Il peso in ordine di marcia, di 210Kg, rende la crossover dei Tre Diapason molto fluida nei cambi di direzione e manovrabile in città.

Il serbatoio non ha nulla a che vedere con quello della nuda, è stato infatti portato a 18 litri per consentire un’autonomia attorno ai 320Km ed ampiamente rivisto nel design spigoloso e abbastanza particolare. Di serie anche il cavalletto centrale e lo Y-CCT, il controllo dell’acceleratore elettronico. L’ottima ciclistica dà una sicurezza di guida da apprezzare, merito del telaio a diamante ed il forcellone asimmetrico per favorire la distribuzione dei pesi.

Soltanto a velocità ampiamente proibitive per il codice stradale ci si accorge di non essere sopra una 1200 per via della stabilità che non è più ottimale, ma di contro l’effetto di guidare una moto leggera è apprezzabile e la tenuta da manuale. Ci sono piaciute anche le sospensioni, a steli rovesciati (da 41mm) all’anteriore e quasi orizzontali al posteriore: la taratura è un po’ morbida, il che ci permette di guidare anche in stile motard (che libidine!), ma si possono regolare sia il precarico che l’estensione per una guida più sportiva.

La qualità regina della MT-09 Tracer è sicuramente la sua “vita”, nel senso che continua a divertire a lungo, anche dopo svariate migliaia di chilometri. Tra le varie dotazioni di serie Yamaha ha dotato la Tracer di una presa da 12V e di un cavalletto centrale, tanto per ribadire che non le manca niente.

Le tre colorazioni in cui è proposta sono Race Blu, Lava Red e matt Grey. Eccoci alla fine, con una moto divertente e che davvero vien voglia di comprare. Costa 9.590€, un prezzo che fa impallidire la concorrenza in questi tempi di crisi, anche considerata la qualità che non è stata intaccata.

 

Ecco la nostra prova su strada: 

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