La nuova BMW M2 CS arriva con 530 CV di pura aggressività, promettendo di ridefinire il concetto di sportiva compatta. Ma la scelta di eliminare il cambio manuale ha scatenato un dibattito che va oltre le semplici prestazioni, toccando l’anima stessa dell’esperienza di guida.
Sotto il cofano della nuova M2 CS batte un motore S58 che BMW ha spinto ai limiti della fisica. I tecnici di Monaco sono riusciti a estrarre 530 CV e 650 Nm di coppia dal sei cilindri biturbo da 3 litri, numeri che fino a poco tempo fa erano appannaggio delle berline M di categoria superiore.
La potenza si sprigiona con un carattere lineare che sale fino ai 6250 giri mentre la coppia massima è disponibile in una finestra ampia, tra i 2650 e i 5730 giri. Il motore “respira” attraverso due turbocompressori mono-scroll e utilizza l’iniezione High Precision con pressione di 350 bar.
Ma dietro questi numeri si cela una tecnologia che affonda le radici nel motorsport: lo stesso propulsore equipaggia la BMW M4 GT3 EVO che compete nei campionati internazionali.
Il risultato sul cronometro è devastante. La M2 CS è la prima della famiglia a scendere sotto i quattro secondi nello 0-100 km/h, fermando il cronometro a 3,8 secondi. Per arrivare a 200 km/h servono appena 11,7 secondi mentre la velocità massima tocca i 302 km/h grazie al pacchetto M Driver incluso di serie.
Tuttavia, c’è un particolare che ha fatto tremare i puristi: niente cambio manuale. Bimmer ha scelto di equipaggiare la CS esclusivamente con il cambio automatico M Steptronic a 8 rapporti. Una decisione che ha diviso la community, considerando che la precedente M2 CS F87 con cambio manuale rappresentava il 50% delle vendite totali.
La motivazione ufficiale è puramente tecnica: i 650 Nm di coppia metterebbero a dura prova un cambio manuale tradizionale. Ma sotto questa spiegazione si cela una verità più amara. L’industria automobilistica sta progressivamente abbandonando le trasmissioni manuali, e la M2 CS potrebbe essere uno degli ultimi esempi di come l’efficienza stia prevalendo sulla pura emozione di guida.
La filosofia CS di BMW ha sempre puntato su un concetto semplice: meno peso, più performance. La BMW M2 CS 2026 non fa eccezione, perdendo 30 kg rispetto alla versione standard attraverso un uso sapiente della fibra di carbonio.
Il tetto in CFRP non è solo un vezzo estetico, ma contribuisce ad abbassare il baricentro dell’auto. Lo stesso materiale caratterizza il portellone posteriore con ducktail integrato, le calotte degli specchietti retrovisori esterni e il diffusore posteriore.
Anche all’interno la fibra di carbonio fa la sua comparsa nella console centrale e nei sedili a guscio, che oltre ad essere più leggeri offrono un sostegno superiore durante la guida sportiva.
I cerchi forgiati in bronzo dorato opaco completano il programma di alleggerimento. Con misure da 19” all’anteriore e da 20” al posteriore, montano pneumatici da pista 275/35 ZR19 e 285/30 ZR20 che promettono grip eccezionale sia su strada che in circuito.
Il risultato finale è una vettura da 1695 kg a secco, che diventa la M2 più leggera della generazione attuale. Il peso contenuto si traduce in una dinamica di guida più precisa e reattiva, con benefici evidenti sia nelle accelerazioni che nei cambi di direzione. Il rapporto potenza/peso di 4,4 kg per CV colloca la M2 CS ai vertici della categoria, superando molte rivali di prestigio.
L’assetto è stato ribassato di 8 mm e completamente ripensato per gestire la potenza extra. Sospensioni, ammortizzatori e sistemi di controllo elettronico sono stati calibrati per un comportamento più sportivo, con particolare attenzione all’uso in pista.
Il sistema DSC e la modalità M Dynamic sono stati ottimizzati per offrire maggiore libertà espressiva al pilota senza compromettere la sicurezza.
Il linguaggio estetico della M2 CS 2026 non lascia spazio ai compromessi. BMW ha scelto una strada provocatoria che divide nettamente l’opinione pubblica tra chi apprezza l’aggressività e chi la considera eccessiva.
La griglia anteriore nera con prese d’aria ottimizzate, oltre ad essere un elemento di design, serve per alimentare il sistema di raffreddamento potenziato. Lo splitter anteriore nero opaco e il diffusore posteriore in carbonio contribuiscono all’aerodinamica attiva, generando carico aerodinamico utile alle alte velocità.
Il ducktail integrato nel portellone posteriore richiama le più famose CS del passato mentre i quattro terminali di scarico neri opachi annunciano la presenza dell’auto ancora prima che si senta il sound del motore.
Per chi desidera un’esperienza sonora ancora più intensa, la casa automobilistica bavarese offre per la prima volta l’M Performance Exhaust con terminali in carbonio e titanio, capace di generare un sound “fortemente emozionale e ispirato al motorsport“.
L’abitacolo riflette la vocazione sportiva dell’auto. I sedili a guscio in carbonio sono riscaldabili ed elettrici, ma soprattutto hanno poggiatesta removibili e predisposizione per cinture a più punti, chiari segnali dell’orientamento verso l’uso in pista. Il volante in Alcantara con la marcatura rossa a ore 12 e i paddle in metallo completano l’esperienza racing.
Una novità assoluta sono i pannelli delle portiere illuminati con logo CS, la cui tinta è personalizzabile come l’illuminazione ambientale. Quando le luci sono spente, emerge la trama in fibra di carbonio, un dettaglio che sottolinea l’attenzione maniacale ai particolari tipica delle edizioni speciali BMW.
Con un prezzo di 115.000 euro, la M2 CS si posiziona in un territorio di mercato che fino a poco tempo fa era riservato alle berline di categoria superiore. Il sovrapprezzo di 37.500 euro rispetto alla M2 standard pone interrogativi sulla sostenibilità commerciale di questo posizionamento.
Facendo i conti, ogni cavallo vapore aggiuntivo costa 654 euro, una cifra che fa riflettere anche i più appassionati.
Considerando che una M3 Competition xDrive parte da circa 86.000 euro, la M2 CS si avvicina pericolosamente al territorio delle berline M, pur offrendo meno spazio e praticità.
Tuttavia, il confronto con la concorrenza diretta offre una prospettiva diversa. La Porsche 718 Cayman GTS 4.0 parte da circa 90.000 euro ma offre “solo” 400 CV, pur vantando l’equilibrio dinamico del motore centrale.
L’Audi TT RS con i suoi 400 CV costa attorno agli 85.000 euro e accelera da 0-100 km/h in 3,7 secondi. La Toyota GR Supra rimane l’alternativa più economica con circa 65.000 euro per 382 CV, condividendo curiosamente parte dell’architettura BMW.
Nel panorama delle ultime resistenti al cambio manuale, la Nissan Z Performance offre 400 CV da un V6 biturbo per circa 70.000 euro mentre la Ford Mustang Dark Horse porta in dote un V8 da 500 CV per 85.000 euro.
All’estremo opposto, la Mercedes-AMG C 63 S E Performance raggiunge i 680 CV complessivi ma costa oltre 120.000 euro, entrando in un territorio di prezzo ancora superiore.
La M2 CS si distingue per l’esclusività della produzione limitata e per le tecnologie derivate dal motorsport che giustificano, almeno in parte, il prezzo premium. I mercati principali saranno USA, Germania e Cina, dove il segmento delle sportive di alta gamma mostra ancora una domanda sostenuta.
Dal punto di vista dell’investimento, le precedenti edizioni CS hanno dimostrato una buona tenuta del valore nel tempo, alimentando l’interesse dei collezionisti. Le CS, prodotte sempre in tirature ridotte, sono diventate oggetto di culto tra gli appassionati, con quotazioni dell’usato in costante crescita e modelli con pacchetti speciali particolarmente ricercati.
La combinazione di produzione limitata, prestazioni al vertice e heritage del marchio M potrebbe garantire una rivalutazione futura, rendendo l’acquisto non solo una scelta emotiva ma anche un potenziale investimento.
Sul leggendario Nordschleife, la M2 standard ha già dimostrato il suo valore fermando il cronometro a 7:38,706 minuti. Con i 50 CV aggiuntivi e la riduzione di peso, la versione CS punta a migliorare questo tempo, avvicinandosi ai record delle versioni più estreme della categoria.
La piattaforma G87 si rivela particolarmente adatta alle modifiche aftermarket, con preparatori specializzati che stanno già sviluppando upgrade di potenza e setup di assetto dedicati.
I sedili a guscio con poggiatesta removibili e la predisposizione per cinture di sicurezza a più punti non sono casuali: BMW ha pensato la CS anche per i track day. L’impianto frenante M Compound di serie, con l’opzione dei dischi carboceramici, è stato calibrato per resistere alle sollecitazioni intense della pista. Il sistema di raffreddamento e lubrificazione, derivato direttamente dal motorsport, garantisce prestazioni costanti anche sotto stress prolungato.
La filosofia di personalizzazione si estende anche agli optional: oltre ai freni carboceramici, sono disponibili pneumatici ultra-track per chi vuole spremere ogni decimo sul giro. La scelta tra diverse configurazioni di assetto permette di adattare l’auto alle preferenze del pilota, dall’uso stradale quotidiano alle sessioni più impegnative in circuito.
La sigla CS nella storia BMW non è mai stata utilizzata a caso. Nata negli anni ’70 con modelli leggendari come la 3.0 CSL, rappresenta il massimo dell’espressione sportiva applicata alla produzione di serie.
La prima M2 CS del 2020, con i suoi 450 CV, aveva già stabilito un nuovo standard per le compatte ad alte prestazioni. Questa nuova generazione si inserisce nella tradizione portando con sé tutto il know-how accumulato da BMW M GmbH in oltre cinquant’anni di motorsport.
La nuova BMW M2 CS si colloca nel quadro più ampio della strategia BMW M, che sta cercando di bilanciare heritage e innovazione. Mentre modelli come la M3 CSL spingono ancora più in alto l’asticella delle prestazioni termiche, il brand tedesco sta già sviluppando le future M elettriche che promettono accelerazioni istantanee e coppia immediata. La CS rappresenta quindi un ponte tra due epoche, incarnando l’ultimo grido della tecnologia termica prima del grande salto verso l’elettrificazione.
Ma questa M2 CS potrebbe rappresentare l’ultimo capitolo di un’era che sta volgendo al termine. L’industria automobilistica si sta rapidamente orientando verso l’elettrificazione, e anche BMW ha annunciato piani ambiziosi per la transizione verso la mobilità elettrica. Le future M elettriche promettono prestazioni ancora più elevate, ma difficilmente riusciranno a replicare l’emozione viscerale di un sei cilindri biturbo che urla fino a 7200 giri.
La produzione inizierà a fine estate 2025, dando agli appassionati ancora qualche mese per decidere se investire in quello che potrebbe essere l’ultimo grido di una specie in via di estinzione.