Dacia Sandero e Logan

Dacia Sandero e Logan. Ogni giorno veniamo bersagliati da messaggi che ci parlano di crisi economica, di contrazione della produzione, di riduzione del Pil e via discorrendo. Contemporaneamente si sente ripetere da più parti che è importante continuare ad acquistare e a tenere alti i consumi. Ma come consumano gli italiani? Per rispondere a questa domanda, con particolare riferimento al mercato dell’auto, Dacia ha commissionato una ricerca a GPF e i risultati presentano sorprese interessanti. In Italia l’auto ha sempre rappresentato uno status symbol, un biglietto da visita, un “oggetto” non solo per spostarsi o per lavorare ma un modo per affermare qualcosa a sé e agli altri. Oggi, anche e soprattutto per via della crisi economica globale, pare che non sia più così, o almeno non per tutti. Ma questo atteggiamento pare non coinvolga solo il mondo dell’auto, anzi, secondo i ricercatori di GPF siamo di fronte a un vero e proprio “cataclisma socioculturale: oggi, per la prima volta, si assiste a una battuata di arresto dei valori di edonismo e consumismo che avevano caratterizzato la società italiana sin dagli anni ’80”. Non solo si torna a “valori” più tradizionali, ma si afferma la filosofia della “semplicità volontaria”, una sobrietà che non è vissuta come un di meno, come rinuncia, ma come stile di vita. Una sobrietà che va però di pari passo con l’espressione di sé, tanto è vero che questa tendenza convive con l’interesse per la moda, l’estetica, mentre a essere in crisi è l’apparenza in quanto tale per cui l’autenticità prende il posto dell’esibizione di status symbol. In questo contesto si situa l’acquisto “low cost”, che diventa così la modalità di consumo capace di “catturare lo spirito del tempo”. Per il 71% degli intervistati infatti “il prezzo basso, conveniente, oggi non è più sinonimo di bassa qualità ma di correttezza da parte del produttore”.

C’è da dire che l’approccio con il low cost non è per tutti uguale. Così se per alcuni è sinonimo di rinuncia e di necessità di risparmio immediato per alcuni è solo una possibilità di consumare “di più” mentre per altri è una vera e propria scelta di vita, una posizione quasi ideologica nei confronti del mercato. Ma se ormai molti marchi o ambiti del low cost sono stati “sdoganati” qual è la situazione per il mondo dell’auto? E’ ormai ritenuto normale, se non addirittura indice di scelta oculata e intelligente, volare low cost o acquistare mobili da montarsi da soli in casa così come fare la spesa (o parte di essa) negli hard discount… ma un’auto low cost?
Ed ecco la novità. Anche nel settore auto sono sempre di più gli italiani aperti all’idea di acquistare un’auto low cost, anche se il 62% degli italiani continua a ritenere che “è essenziale che l’auto faccia fare anche una bella figura”. Un altro dato sorprendente riguarda la propensione per un’auto “senza fronzoli” che supera il 65% con una propensione massima che sfiora un terzo degli intervistati. Quest’ultimo dato, paragonato con le offerte delle case e con l’andamento del mercato suona un po’ strano, dal momento che spesso sono proprio i “fronzoli” ad attirare la clientela… forse sarebbe interessante sapere cosa fa la differenza tra una vettura base e un “ricca”, in fondo i termini normale, superfluo e conveniente sono termini legati fortemente all’esperienza personale.
In ogni caso, tanto per tornare alla ricerca di GPF, l’auto low cost non è più solo “una scelta di ripiego, ma una scelta furba, intelligente, differenziante che, prima di tutto, fa star bene con sé stessi”.

In questo momento, l’unica marca che si presenta come low cost è Dacia, e a giudicare dall’andamento del mercato risulta una strategia vincente. Infatti mentre il mercato italiano registra un calo del 17% a fine novembre, il marchio Dacia è cresciuto nello stesso periodo del 155% con 17.000 auto vendute di cui ben 4.500 Sandero (modello in vendita soltanto da settembre) di cui circa il 70% con alimentazione a gpl. Questo dato conferma quindi che anche il mercato dell’auto è pronto per il low cost, anche se resta un piccolo dubbio su quanto la “sobrietà consapevole” sia una libera scelta o una necessità. Certamente la ricerca mostra come sono sempre di più le persone che preferiscono “dirottare” le proprie risorse sacrificando l’auto e questo , in effetti, è una novità.

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