Dacia Spring Extreme: prova su strada e autonomia della city-car elettrica

La sostenibilità, l’ecologia e la riduzione dell’inquinamento in contesto urbano sono temi ormai centrali al giorno d’oggi, soprattutto in Europa, e proprio per questo le auto 100% elettriche stanno raccogliendo sempre più consenso sul mercato. Tuttavia, sta nascendo il desiderio di svincolarsi da quest’immagine prettamente cittadina per, invece, abbracciare valori più atipici ed “estremi”. Dacia Spring Extreme è la risposta del Marchio romeno a questa esigenza, volenteroso di offrire un modello semplice e compatto ma, allo stesso tempo, versatile e moderno. Il motore Electric 65 – così chiamato per la potenza complessiva di 65 CV, pari a 48 kW – offre più potenza e una maggiore reattività alla guida, per un’autonomia di 220 km in ciclo misto WLTP e 305 km in ciclo WLTP City.

Qual è il posto perfetto per mettere alla prova la Dacia Spring Extreme? Molto semplice: le strade urbane ed extraurbane della città di Vienna, la capitale dell’Austria.

Dacia Spring Extreme: arriva il rebranding, ma non cambia la sostanza

Rispetto alla prima versione lanciata due anni fa, la Dacia Spring Model Year 2023 non ha visto particolari stravolgimenti, se non per quanto riguarda l’operazione di rebranding ben visibile sul frontale: nuovo logo, calandra piena con un disegno del tutto rivisto, sempre dalla particolare forma a Y. I gruppi ottici a LED sottili donano un carattere più “trendy” alla vettura, mentre i paraurti, la fascia in plastica che ricopre tutta la parte inferiore e le barre sul tetto restituiscono quella sensazione di robustezza che una city car deve avere.

Per quanto riguarda l’allestimento Extreme – disponibile anche per i modelli Sandero, Duster e Jogger, che abbiamo avuto modo di provare proprio insieme alla Spring –, alcuni elementi sono ramati: come le già citate barre sul tetto, gli specchietti, il contorno dei fari, il logo Dacia al centro degli eleganti cerchi neri e nel posteriore. La scelta del colore “Copper” è dovuto al tipico colore della corteccia degli alberi. In più, in basso sulle portiere sono posizionati degli sticker con motivi decorativi “topografici” per rendere più dinamico il design generale.

Dacia Spring Extreme: essenzialità è la parola d’ordine

Pochi fronzoli all’interno dell’abitacolo della Dacia Spring Extreme. I materiali in plastica la fanno da padrone nella plancia (e non solo), al contrario degli altri modelli (Sandero, Duster e Jogger) che possiedono una fascia centrale in MicroCloud morbida e piacevole alla vista. Questo materiale, comunque, è utilizzato per gli originali tappetini, davvero molto pratici: infatti, nella nostra prova condizionata da una pioggia battente, hanno impedito all’acqua di filtrare e sono anche facilmente lavabili. Infine, pure i sedili sono stati realizzati con questo tipo di tessuto innovativo.

Per il resto, non ci sono sostanziali cambiamenti. Il volante è davvero molto semplice e per interagire con il quadro strumenti bisogna selezionare un bottone proprio posizionato sul cockpit. Niente leva per il volume della radio: tutto è concentrato nel piccolo schermo centrale da 7 pollici, cui sotto sono posizionati i comandi analogici per il riscaldamento e l’aria condizionata. Leggermente alta rispetto ai nostri gusti (ma comunque molto buona) la posizione alla guida, mentre lo spazio per i passeggeri posteriori non è così ampio, sacrificato per avere un maggior volume nel bagagliaio (290 litri).

Allestimento Extreme: i prezzi e i modelli disponibili

In Austria, teatro della nostra prova, siamo andati alla scoperta di tutto il nuovo allestimento Extreme, con la quasi totalità degli elementi in comune per i modelli seguenti. Da sottolineare il sistema Extended Grip, che adatta il funzionamento dell’ESP e dell’ASR per consentire una maggiore aderenza.

Dacia Sandero Stepway: con la motorizzazione 1.0 TCe 100 CV GPL (17.800 euro), 1.0 TCe CVT 90 CV (18.650 euro) e 1.0 TCe da 110 CV (18.100 euro).

Dacia Duster: con la motorizzazione 1.0 TCe 100 CV GPL (21.550 euro), 1.5 Blue dCi 115 CV 4×2 (22.550 euro), 1.3 TCe FAP EDC 150 CV (25.450 euro) e 1.5 Blue dCi 115 CV 4×4 (25.050 euro).

Dacia Jogger: con la motorizzazione 1.0 TCe 100 CV GPL 5P (20.700 euro), 1.0 TCe 100 CV 5P (20.850 euro), 1.0 TCe 100 CV GPL 7P (21.500 euro), 1.0 TCe 100 CV 7P (21.650 euro), Hybrid 140 5P (25.750 euro) e Hybrid 140 7P (26.550 euro). Un “plus” è il pack Sleep con una struttura in legno capace di trasformare l’abitacolo in un letto matrimoniale con tanto di materasso (da circa 1.500 euro), che può essere completata dalle tendine oscuranti e da una tenda esterna (altri 1.000 euro in più circa).

Infine, parliamo della protagonista di questa prova, ovvero la Dacia Spring: 23.200 euro per portare a casa la top di gamma.

Dacia Spring Extreme: le impressioni alla guida e l’autonomia

Salta subito all’occhio l’incredibile compattezza della Dacia Spring Extreme: solo 3,73 metri di lunghezza, 1,62 metri di larghezza e 1,51 metri di altezza. Queste misure incidono positivamente quando si tratta di affrontare il contesto cittadino – dove non è semplice muoversi e, soprattutto, parcheggiare – e rendono la vettura davvero facile da manovrare. Contribuisce notevolmente anche il peso perché, nonostante sia una EV, si attesta su soli 970 chili: tutto questo si traduce in maggiore leggerezza e minori consumi.

Quello che caratterizza l’allestimento Extreme è l’esclusiva motorizzazione Electric 65: in sostanza, la potenza passa da 45 CV (33 kW) a 65 CV (48 kW), per offrire una copia superiore alle ruote e, di conseguenza, più dinamicità. Effettivamente, dati alla mano, l’accelerazione da 0 a 50 km/h si abbassa al valore di 3,9 secondi, mentre da 0 a 100 km/h ci mette 13,7 secondi: in termini assoluti, non sono numeri così stratosferici rispetto ad altri concorrenti, ma la Dacia Spring è pensata proprio per l’utilizzo in città (scopri in questo articolo le migliori city car elettriche sul mercato), dove le velocità non superano i 50 km/h.

Alla guida, la spinta è davvero immediata e, anche in maggiori pendenze, non dimostra di avere problemi. Il pedale dell’acceleratore è ben modulabile e naturale nel suo utilizzo, mentre peccato l’assenza del One-Pedal-Driving che ci costringe a ricorrere al freno: ormai quasi un’utopia per una full-electric in questi tempi. Ottima impressione per quanto riguarda, invece, la manovrabilità alla guida, grazie a un volante morbido e poco diretto.

Infine, parliamo di autonomia: con una buona accortezza durante la nostra guida, abbiamo raggiunto un valore di circa 11 kWh/100 km, con la batteria che è scesa dal 100% al 60% su un percorso misto (città ed extraurbano) da 100 km. Non abbiamo avuto modo di testare la ricarica, ma consigliamo di potarvi sempre con sé un caricatore da 30 kW (invece del cavo monofase da 6,6 kWh di serie) per raggiungere in circa 30 minuti il livello dell’80%. Altrimenti, se non avete fretta, in corrente alternata AC a 7 kWh impiegherete cinque ore a completare la ricarica.

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