Una piccola auto elettrica da 15.000 euro, accessibile e prodotta in Europa: è l’idea lanciata dalla Commissione europea per contrastare l’avanzata delle case asiatiche. Ma, dietro agli annunci ufficiali, restano più dubbi che certezze. La presidente Ursula von der Leyen ha ribadito la volontà di garantire un futuro all’industria automobilistica continentale, ma senza piani concreti sulle batterie, vero nodo del progetto.
La nuova categoria di e-car resta senza un’identità precisa. Nella trascrizione delle dichiarazioni ufficiali, il vicepresidente esecutivo Stéphane Séjourné ha parlato di “motore elettrico”. Ma alcune fonti non escludono un’interpretazione diversa: non necessariamente auto full electric, ma veicoli elettrificati, con motore a benzina e tecnologia mild hybrid. Al momento, infatti, non esiste alcun documento scritto che definisca con chiarezza i requisiti delle e-car.
Un’auto elettrica popolare necessita di accumulatori Lfp (litio-ferro-fosfato), più economici rispetto a quelli tradizionali. Ma in Europa la produzione è inesistente o solo in fase di avvio: in Polonia e Germania stanno investendo LG Energy e PowerCo (Volkswagen), mentre i colossi cinesi come Catl hanno già iniziato a realizzare gigafactory in Ungheria.
Secondo S&P Global, serviranno almeno 3-5 anni perché l’Europa possa garantire una disponibilità diffusa di batterie low cost. Fino ad allora, un’e-car elettrica da 15mila euro resterà più un progetto che una realtà.
A chiarire le prospettive è stato Jean-Philippe Imparato, direttore di Stellantis Europe, che durante il Salone di Monaco ha anticipato lo scenario reale: «Nella nostra idea, saranno vetture a benzina con sistema mild hybrid, con velocità massima non oltre i 120 km/h». In sostanza, una tecnologia già esistente, che permetterebbe di contenere i costi sfruttando piattaforme collaudate, senza i vincoli delle auto elettriche pure.
La normativa per le e-car potrebbe consentire l’omologazione semplificata, con meno sistemi di assistenza alla guida rispetto ai veicoli tradizionali. Ciò renderebbe conveniente riutilizzare modelli datati, riportandoli sul mercato con meccaniche aggiornate.
Un esempio concreto è la Fiat Pandina, che potrebbe diventare la base per nuove citycar. Ma il nome che fa più rumore è quello della Fiat 126, prodotta in milioni di unità tra il 1972 e il 2000 e rimasta nell’immaginario collettivo come simbolo dell’auto popolare.
Nel 2020 lo studio di design Ma-De di Como ne aveva proposto una versione elettrica rivisitata. Oggi, invece, l’ipotesi più realistica potrebbe essere una Fiat 126 mild hybrid, pronta a tornare sul mercato europeo come e-car di nuova generazione.