Incentivi auto elettriche pagati con nuove tasse per gli automobilisti?

La proposta shock avanzata nel Decreto Legge 2019 una notte di inizio dicembre 2018, pronta ad entrare in vigore a gennaio 2019, ha fatto collassare l’intero sistema automobilistico italiano, “caduto dalla sedia” una volta appreso dalle prime agenzie (come dal nostro articolo) la proposta sui nuovi “incentivi” che fanno felici pochi (purtroppo, perché stiamo parlando della nostra salute) ed arrabbiare i tanti che ancora non possono permettersi di stare sotto i 110 g/km di CO2, visto che i costruttori non hanno potuto (o voluto) ridurre così velocemente le emissioni che -va detto- sono state concordate col Parlamento Europeo.

Il Vice Premier e Ministro per lo Sviluppo Economico Luigi Di Maio dei Cinque Stelle, parte della maggioranza a spingere su questa azione, ha dichiarato su Facebook che vedrà le imprese ed i consumatori a partire da FCA per gli incentivi ad auto elettriche, ibride e a metano, anche se FCA al momento si ferma alle vetture a metano e a GPL non avendo ancora nessun modello elettrificato in Italia. ANFIA (l’associazione che riunisce i marchi italiani) è addirittura scesa a Roma per il suo convegno annuale per esser più vicina al Parlamento, ma se la sera stessa le hanno piazzato un tal “missile” sembra che la missione di moral suasion non abbia sortito gli effetti sperati.

Neppure l’UNRAE (che riunisce i marchi stranieri) ha avuto maggior fortuna. Le ricerche portate ad un convegno a Verona, in cui un ricercatore del CNR dichiarava che nel corso di 160.000 km dalla nascita alla rottamazione (forse non sapendo che una vettura elettrica di km ne fa almeno 500.000 prima di andare in pensione) l’auto elettrica inquina più del Diesel.  Alla fine quindi il Parlamento dovrà (finchè non passa la Legge il condizionale è d’obbligo!) premiare proprio l’inquinante elettrica e punire pesantemente il Diesel anche se parametrando il malus solo sul CO2 -e non su gli altri inquinanti come le polveri sottili- si rischia di punire anche il benzina…

In ogni caso, Di Maio ha dichiarato che sta cercando la giusta soluzione per centrare due obiettivi: “proteggere noi e i nostri figli dall’inquinamento, senza pesare sul portafogli”, aggiungendo che “la norma va migliorata subito per non penalizzare nessuno, in particolare chi ha bisogno di acquistare un’utilitaria”.

Codacons non ha voluto essere da meno interessandogli più il risvolto economico di quello ambientale, mentre l’ACI non risulta aver preso ancora posizione dovendo stare attenta a non urtare lo stesso Governo che, di contro, potrebbe eliminare il doppione fra Motorizzazione ed ACI che consente a quest’ultimo di mantenere in piedi una potente macchina burocratica con i soldi di tutti i contribuenti.

Se si fossero messi attorno ad un tavolo prima anzichè dopo si sarebbero risolte tante cose, ma in Italia pare che lo sport del momento (anche in passato non si scherzava con la demagogia…) sia di lanciare la bomba atomica per i titoloni sui giornali e poi ritirare le accuse anche se a volte l’operazione non funziona molto bene come sta succedendo con le infrastrutture o con la Commissione Europea che potrebbe emettere una multa da 7 miliardi di euro per infrazione sulla Legge Finanziaria irrispettosa dei parametri debito/PIL.

In sei mesi il nuovo Governo non può fare miracoli ed onestamente, rispetto ai precedenti, la mobilità è finalmente entrata in campo con proclami che parlano addirittura di un milione di auto elettriche entro il 2022, senza forse sapere che nel 2017 ne sono state vendute meno di 2.000 (fra cui la nostra!) e quest’anno si spera di raddoppiare arrivando a 4/5.000 elettriche su circa 2 milioni di auto.

Bisognerebbe quindi pensare con gradualità, conoscendo il parco circolante italiano che è troppo vecchio ed inquinante. Stupendo immaginare tutti con auto elettrificate, ma noi che siamo “filo elettrici” vorremmo subito rottamare tutte le Euro 0, 1, 2 e 3 sostituendole con Euro 4, 5 e 6 che non buttano fuori margherite dagli scarichi ma neppure le porcherie di un sotto zero!

Se passasse questa legge con incentivi da 6.000 euro per le elettriche ed a scalare per ibride e metano, manderemmo in tilt non solo le famiglie meno abbienti, ma la stessa rete distributiva con target che non possono più cambiare perché le fabbriche hanno già assegnato le quote alle varie filiali che scaricano bisarche davanti alle concessionarie che pagano subito le vetture.

Toccare la filiale automotive è come toccare i fili dell’alta tensione: ricordiamo che oltre il 15% del nostro PIL arriva dall’auto e che milioni di persone e famiglie vivono grazie alle auto, ricambi, manutenzione, assicurazioni e tutto quello che ci gira attorno. Un pò di prudenza non guasta,senza nulla togliere al fatto che se in poco tempo non sistemiamo industrie, riscaldamenti, trasporti ed allevamenti e coltivazioni intensive la nostra Terra ci caccerà via in malo modo surriscaldandosi e sciogliendo i ghiacciai.

Bene quindi tutelare l’ambiente, ma tuteliamo anche il lavoro di tutti cercando di recuperare ritardi non più tollerabili.

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