Tesla Model S Plaid, provata l’ammiraglia da oltre 1.000 CV

È passato oltre un anno ormai dalla presentazione della nuova Tesla Model S, chiamata restyling 2021, ma in giro se ne vedono ancora poche. In Europa poi, cominceremo a vederle forse nella seconda metà del 2022. Proprio per questo motivo mi ritengo un privilegiato per aver avuto la possibilità di provare sia la versione Long Range che la nuovissima e pazzesca versione Plaid.

Un passo indietro 
Quando è stata concepita la prima Tesla Model S?
Tesla Model S nasce nel 2012 con una versione a un solo motore. Le prestazioni sono già incredibili, ma si evolve nel tempo. Arriva il modello Performance con più potenza, poi la Dual
Motor e poi tutta la serie PXXD fino alla Raven Performance nel 2020. Poi succede qualcosa di assurdo, un cambio generazionale. Tesla decide di aggiungere il terzo motore e di dotare la sua ammiraglia di oltre 1000 cavalli! Dichiara 1,99 secondi nello scatto da 0 a 60 miglia orarie (in condizioni ottimali), ma dimostra in maniera consistente risultati intorno ai 2,2 secondi in condizioni normali. Come se non bastasse, stacca un 1:30.3 a Laguna Seca e un 7:35.5 al Nurburgring. Tempi davvero incredibili per una berlina da oltre 5 metri e 2,2 tonnellate di peso che sicuramente non nasce per girare in pista.

L’esterno della nuova Tesla Model S
Non ci sono grossi cambiamenti dalla Tesla Model S che ben conosciamo. Solo gli sguardi più attenti noteranno i fendinebbia orizzontali, i parafanghi posteriori più imponenti e poco altro. La Model S, nonostante sia un progetto di 10 anni fa, mantiene il suo fascino ancora oggi e in Tesla hanno deciso di non stravolgerla. Questo non significa che però non ci siano miglioramenti. Il cx è di soli 0,208 che la porta al top per una macchina di serie. Le differenze tra la LR e la Plaid non sono avvertibili se non per il badge posteriore.

L’interno della nuova Tesla Model S
Il vero passo in avanti è stato fatto all’interno. Il design generale è molto più pulito adesso e si è passati allo schermo orizzontale come nelle sorelle minori Model 3 e Y. La qualità percepita è alta e il tetto completamente in vetro, senza nessuna interruzione centrale, regala molta luminosità all’abitacolo. Rimane un’auto comoda per viaggiare e ora ha anche guadagnato un piccolo schermo dedicato ai passeggeri posteriori. Come in tutte le Tesla, non ci sono tasti fisici e si comanda tutto dall’enorme touch screen da 17 pollici. I sedili sono estremamente comodi oltre a essere riscaldati e ventilati. Sembra che Tesla abbia davvero fatto il salto di classe per quanto riguarda la cura dei dettagli dell’abitacolo.

Lo yoke
Merita un capitolo a parte il volante, o forse sarebbe meglio chiamarlo con il suo nome: yoke. È probabilmente la parte più distintiva e che ha fatto più parlare. Personalmente guido con le mani a 9:15 quindi non mi ha creato disagio. Anche nelle inversioni a U o in manovre di parcheggio, mi è sembrato semplice da usare. Vederlo muoversi da solo quando Autopilot è inserito poi, ci riporta alla memoria la gloriosa K.I.T.T. di Supercar! I pulsanti sullo sterzo sono facilmente raggiungibili, anche se la posizione delle frecce poteva essere pensata meglio, ma ci si fa l’abitudine.

Stupisce l’assenza totale di leve, non c’è neanche quella del cambio, se vogliamo chiamarla ancora così. Tesla infatti ha sviluppato lo “smartshift”. Una volta premuto il freno, in base ai dati di navigazione e agli ostacoli circostanti, è la macchina stessa a indicare (o forse è meglio dire indovinare) se inserire la D o la R. Anche in caso di errore però, non ci si può sbagliare: quando si preme il freno per inserire la marcia, viene visualizzata una grossa freccia sullo schermo di fronte al guidatore e se la direzione è sbagliata, basta un piccolo scorrimento nella direzione opposta sulla parte sinistra dello schermo centrale. Insomma, è più facile a farsi che a dirsi.

Le sensazioni alla guida della nuova Tesla Model S
Avete presente quando andate al parco di divertimenti e provate le montagne russe? Quelle che da fermo ti sparano nell’iperspazio! Riuscireste a spiegare quella sensazione? La Model S Plaid è qualcosa di simile, è davvero difficile da spiegare. Ma andiamo con ordine. Personalmente ho avuto sia Model S che Model X quindi le dimensioni o il tipo di macchina non
sono stati una novità. Le sospensioni elettroniche adattive fanno bene il loro lavoro ma ovviamente la parte più interessante arriva con la pressione dell’acceleratore. Quando ho provato per la prima volta a buttare giù tutto, ero a 30MPH. In un attimo mi sono ritrovato a 60 e ho dovuto mollare per non ritrovarmi francobollato al traffico davanti a me. È come se l’auto prendesse il volo schiacciandoti gli organi interni contro lo schienale del sedile. Ti toglie il fiato.

Ho provato in passato altri modelli Performance, ma con la nuova Tesla Model S siamo su un altro pianeta. Forse la partenza da fermo, che purtroppo ho potuto provare solo una volta e senza la modalità “Drag strip” inserita, non dice tutto delle prestazioni. La coppia è tale che senti le gomme che cercano aderenza e la potenza viene tagliata giustamente dal controllo di trazione. La grossa differenza dai precedenti modelli si trova nelle riprese lanciate. A qualsiasi velocità, la Plaid ti schiaccia contro il sedile facendoti capire che ce n’è ancora e ancora.

Considerazioni finali
Tesla ha voluto ancora una volta alzare l’asticella. Ha creato un’auto che in rapporto al suo prezzo non ha rivali. Non vuole essere una supercar e non lo sarà mai. Rimane una berlina comoda e spaziosa, da utilizzare tutti i giorni, ma che dimostra ancora una volta che l’elettrico può andare forte, veramente forte!

Per maggiori approfondimenti vi rimandiamo al video YouTube: https://youtu.be/NfrHnPqN7lQ

Test drive a cura di Fabrizio De Vitali, il quale cura anche un interessantissimo canale YouTube.

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