Milano introduce nuove restrizioni per le moto nell’ambito della progressiva estensione dei divieti di circolazione in Area B e C, con una misura “compensativa” destinata a sollevare ulteriori controversie: l’applicazione del sistema MoVe-In anche ai motocicli. La decisione, annunciata da Palazzo Marino, arriva nel pieno di una crescente ondata di proteste e mobilitazioni da parte di cittadini e associazioni, preoccupati per gli effetti delle limitazioni su mobilità e inclusività sociale.
Dal 1° ottobre 2025 entrerà in vigore un calendario di divieti estesi ai motocicli più datati, fino al 2030. Attualmente il blocco riguarda solo i motori a due tempi Euro 0 ed Euro 1, ma nei prossimi cinque anni il provvedimento interesserà anche le classi Euro successive, riducendo progressivamente il numero di veicoli autorizzati a entrare nelle zone a traffico controllato.
MoVe-In (Monitoraggio dei Veicoli Inquinanti) è un sistema già attivo per le auto che consente, in deroga ai divieti, la circolazione limitata per un numero massimo di chilometri annui, variabile in base alla categoria ambientale del veicolo. Con la nuova estensione alle due ruote, anche scooter e moto potranno aderire, ma solo per spostamenti brevi, il cui totale verrà calcolato sull’intero arco della giornata, e non solo nelle fasce orarie interessate dai blocchi.
Ad esempio, per un’auto Euro 2 la soglia è fissata a 600 km all’anno: si ipotizza che per motocicli analoghi le soglie possano essere simili o appena superiori, rendendo il sistema poco praticabile per chi utilizza quotidianamente la moto come unico mezzo di trasporto.
Secondo l’assessore alla Mobilità Arianna Censi, la misura rappresenta un equilibrio tra sostenibilità ambientale e giustizia sociale: «La limitazione chilometrica consente di contenere le emissioni, ma permette ancora un uso essenziale del mezzo a chi non può sostituirlo».
Le scelte del Comune si fondano su studi internazionali, come la TRUE Initiative di Parigi, che dimostrano come i motocicli Euro 4 possano emettere ossidi di azoto (NOx) e monossido di carbonio (CO) in quantità paragonabili, o addirittura superiori, a quelle delle auto Euro 2-3.
Tuttavia, dati ufficiali Arpa Lombardia (2021) smentiscono l’entità dell’impatto dei motocicli a livello locale:
solo il 7,5% delle emissioni comunali di COV (Composti Organici Volatili)
2,6% di PM10
0,5% di NOx
Numeri che, secondo motociclisti e associazioni, non giustificano misure così penalizzanti, tanto da aver portato al lancio di una raccolta firme per un referendum abrogativo.
L’estensione del MoVe-In alle moto rischia di colpire duramente le fasce più fragili della popolazione, che si affidano a veicoli datati per necessità. Le critiche sottolineano anche la scarsa incidenza ambientale delle due ruote rispetto al traffico complessivo, soprattutto considerando l’assenza di alternative efficienti per molti pendolari e lavoratori.
A livello politico, la mossa viene letta come un segnale di continuità con le agende ambientali europee, ma anche come una rigidità amministrativa che potrebbe alimentare tensioni in una città già alle prese con il caro trasporti, le difficoltà della mobilità pubblica e una transizione ecologica ancora lontana dall’essere equa.