Aprilia Mana NA 850 – Test Ride

Aprilia Mana NA 850 provata a Torino – Quello dell’innovatore è sempre stato un ruolo difficile. Quando si è i primi ad introdurre un nuovo modo di concepire un prodotto, immancabilmente c’è qualcuno che storce il naso, che guarda questa novità con sospetto, disorientato dall’incapacità di catalogarlo. Ciò nonostante ci sono produttori di moto che non si accontentano di fare un ottimo telaio e di strappare fino all’ultimo cavallo al motore: devono sempre andare oltre, trovare in anticipo la soluzione di un problema. Così l’Aprilia, dopo aver presentato l’innovativa Shiver, oggi dà vita ad una moto, la NA 850 Mana, che non solo stupisce con due grandi rivoluzioni, ma offre una moto per un nuovo segmento di motociclista. Sarà disponibile a 9300 €, mentre sono già in arrivo gli accessori turistici e l’ABS, previsti per il 2008, intanto noi siamo andati a scoprire cos’hanno inventato questa volta quei ragazzacci veneti. Innovazione e tecnologia made in Aprilia La Mana a prima vista è una moto corta, compatta, aggressiva e dalla linea elegante, mette subito in evidenza la sua appartenenza all’Aprilia, leader nel motociclismo sportivo, con una serie di parti derivate proprio dal mondo delle corse: freni a pinza ad attacco radiale a 4 pistoncini ton tubi in treccia, grossi steli rovesciati da 43mm, un magnifico telaio in traliccio e la strumentazione degna di una sportiva da pista. Però… Però la Mana allo stesso tempo ha un effetto rassicurante, sembra strizzare l’occhio al motociclista qualunque, sembra promettere il giusto comportamento in molte situazioni d’utilizzo diverse dalla pista.

In effetti ci dicono all’Aprilia che questa moto è stata studiata pensando all’utilizzatore finale e soprattutto cercando di ovviare alcune problematiche che portano certe persone a rinunciare all’idea di cavalcare una moto. Doveva essere una moto comoda, ma con prestazioni degne del marchio, da usare in città per andare in ufficio quanto divertente nel fine settimana e soprattutto, si voleva ampliare in modo radicale il mondo delle moto, introdurre un nuovo concetto di motocicletta e segnare così il passo del cambiamento. Come si fa a fare tutto ciò? Semplice: ripartendo da 0. La prima grande innovazione, da anni attesa, è il vano portacasco nel serbatoio. Una delle cose che forse hanno lamentato spesso i motociclisti, pensando agli scooter, è stata la mancanza di spazio nella moto per portare qualche oggetto in più. Si è andati ben oltre. Il serbatoio vero e proprio è stato spostato nella coda e la moto è stata ridisegnata partendo da questo vano, ridistribuendo i pesi e abbassando le masse, ricavando nell’ex serbatoio un vano capiente, con portacellulare, presa elettrica e luce; mentre di solito i costruttori fanno fatica a trovare lo spazio per aggiungere una centralina di pochi centimetri. Ma la vera novità è nel cambio. La Mana infatti è dotata di un cambio sequenziale a 7 marce e del sistema autodrive a 3 mappature. Una di quelle innovazioni che mandano in brodo di giuggiole Luca Cordero di Montezemolo quando parla del Made in Italy.

Sicuramente l’idea di un cambio sequenziale metterà sulla difensiva molte persone, per questo la Mana và provata, bisogna salirci sopra per poter capire la comodità che offre. Per questo l’Aprilia annuncia una serie di eventi per poter dare la possibilità di provare quest’innovativo cambio a quante più persone possibili, intanto noi, per vedere come funziona, per metterlo alla prova, siamo andati a farci un giro nei dintorni di Torino. Stivali o mocassini? Come sali hai una strana impressione: dove diavolo è la leva della frizione? Fai mente locale e ti ricordi che per Mana è storia passata. Appena accesa il rumore è piacevole, anche se il leone Aprilia ruggisce un po’ meno e il display dà il benvenuto segnalando la modalità di guida. Si può scegliere l’autodrive in modalità touring, sport o rain o la modalità con cambio sequenziale. Cominciamo con l’autodrive touring, diamo un po’ di gas e la moto subito parte, il variatore pensa alle marce e noi cerchiamo l’uscita da Torino. I semafori sono molti e subito si apprezza il non dover continuamente cambiare, certo viene voglia di tirare la frizione quando si arriva al semaforo, ma già dopo poco ci si abitua. Per lasciarci alle spalle più velocemente la città inseriamo la modalità sport che dà alla moto uno scatto decisamente notevole; passando sul pavé, invece, mettiamo per sicurezza la modalità rain. Ovviamente il cambio mappatura lo si può fare velocemente ed in qualsiasi momento: in marcia o in sosta.

Il traffico si dirada e le strade cominciano a piegarsi ai nostri desideri prendendo la forma “curvosa” che ci serve per provare bene la moto, quindi, sempre mentre stiamo andando, finalmente inseriamo la modalità cambio sequenziale e vediamo come và. All’Aprilia ci hanno detto che non c’è bisogno di chiudere il gas per cambiare e che possiamo liberamente scegliere di utilizzare i comandi al manubrio o il pedale tradizionale: proviamo. Il display annuncia l’avvenuto cambiamento e segnala che siamo in seconda, quindi si apre il gas e quando arriva il momento di cambiare si spinge il bottone e lei esegue senza neanche un miliardesimo di secondo di interruzione nella sua progressione, mentre in scalata si sente un buon freno motore, nonostante il variatore. Il cambio è divertente, sembra quasi un pad della playstation tanto è intuitivo e comodo da usare. Oltretutto la centralina impedisce di fare sciocchezze: se ad esempio si è in quinta in piena velocità e si vuole mettere la prima, la centralina lo impedirà mettendo la marcia minima possibile, come se ad esempio si frena senza scalare, la centralina non fa affogare il motore, ma mette automaticamente la marcia necessaria a non farla spegnere. Arrivato ad una curva commetto un errore e freno troppo e mi ritrovo con pochi giri, quindi non posso seguire la giusta traiettoria, devo scalare, ma d’istinto non aziono il comando al manubrio: do un’”acciaccata” al pedale che mi ridà il giusto regime per chiudere la curva. La presenza del pedale del cambio, quindi, torna utile quando d’istinto si vuole fare una cambiata all’ultimo momento o va bene per gli affezionati della scarpa logora.

Le curve si susseguono piacevolmente e la moto risponde bene, ma noi abbiamo bisogno di un pit-stop. Mi fermo in un bar, lascio il casco nella moto e mi rendo conto che ho sbagliato a mettere gli stivali e l’abbigliamento tecnico, perché la Mana soddisfa le necessità a cui i suoi progettisti avevano fatto riferimento: può essere guidata tutti i giorni anche in giacca e cravatta per andare in ufficio, volendo si può guidare senza usare i pedali e rovinare le scarpe e penso che forse ho sbagliato a testarla con gli stivali da moto e che avrei dovuto fare la prova con mocassini da 500€… ad averli avuti.

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