De Angelis e Redding indagati per omicidio colposo

Alex De Angelis e Scott Redding, i due piloti coinvolti domenica nell’incidente mortale di Shoya Tomizawa durante la gara delle Moto2 del GP di S. Marino a Misano, sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Rimini.
Lunedì il Procuratore Paolo Giovagnoli aveva aperto un fascicolo d’inchiesta sulla morte del pilota giapponese contro ignoti.
Il PM vuole stabilire se la caduta dalla barella di soccorso abbia avuto conseguenze sul decesso di Tomizawa. Lunedì è avvenuta l’ispezione esterna del corpo del centauro, mentre oggi dovrebbe essere eseguita l’autopsia per consentire il trasporto della salma in Giappone.

L’iscrizione di De Angelis e Redding nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio colposo, è un atto dovuto che avviene in presenza di un decesso causato da un incidente.
Il Procuratore ha disposto il sequestro della moto di Tomizawa e aveva chiesto alla Polizia Stradale di bloccare anche quelle del sanmarinese e dell’inglese ma i team le avevano già impacchettate e spedite per la riparazione in vista della prossima gara.

La magistratura vuole valutare le misure di sicurezza del circuito di Misano: infatti è nata una polemica sull’erba sintetica posta dopo i cordoli.

L´avvocato Alessandro Rinaldi, legale di Alex De Angelis, rende noto che “oggi Alex De Angelis è stato iscritto nel registro delle notizie di reato presso la procura del Tribunale di Rimini. Si tratta semplicemente di un atto dovuto, vista la gravità di quanto occorso in quel di Misano ed in considerazione dell´autopsia disposta dal Pubblico Ministero sulla salma del giovane e sfortunato pilota nipponico.
Tutto ciò, del resto, è anche in linea con le esigenze della famiglia di Tomizawa, che ha espresso il desiderio di portare quanto prima possibile la salma del loro figlio in Giappone per il rito funebre.
Siamo tuttavia certi che in tempi rapidissimi l´Autorità Giudiziaria fugherà ogni dubbio ed Alex De Angelis sarà scagionato da ogni responsabilità”
.

Riguardo le vie di fuga, i cordoli ed erba sintetica arriva una richiesta dal campione del mondo 2007 Casey Stoner.
Se questo tipo di soluzioni deriva dagli sport motoristici a quattro ruote, si capisce che quelli a due ruote hanno ben altre esigenze.
“Mi sto battendo fin dall’inizio contro la pavimentazione delle vie di fuga – ha spiegato il pilota Ducati – l’effetto, infatti, è che i piloti, sicuri di rimanere in piedi e di poter riprendere la gara si sentono sicuri ed invincibili. Per quanto mi riguarda questo tipo di spazi, con l’erba artificiale subito dopo il cordolo, danno troppa sicurezza ai piloti. Se ci fosse, invece, solo erba naturale, o terra, non spingeremmo così al limite, perché andando fuori non saremmo in grado di recuperare. Questa falsa sicurezza che offrono non è positiva.
“Penso che noi motociclisti corriamo più rischi degli automobilisti, dovrebbero essere le moto a creare standard di sicurezza, non le auto”
.

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