Il Team San Carlo Honda Gresini al GP di Valencia nel nome di Marco Simoncelli

La disperazione di Fausto Gresini
All’inizio Fausto Gresini non voleva correre. Troppo era il dolore per la perdita di Marco Simoncelli a Sepang, inciso negli occhi e nell’anima dell’ex pilota. “Il giorno dopo si soffre ancora di più – disse Gresini – E’ accaduto tutto così in fretta sono senza parole. So che il nostro è un mestiere pericoloso, che il rischio fa parte del gioco, ma speri sempre che non succeda nulla. Quando accade e ti ci trovi dentro cambia tutto, è difficile accettarlo. E’ stato un’incidente provocato da una serie di circostanze negative incredibili, la moto che è andata verso l’interno della curva invece che all’esterno, essere investito sulla pista più larga del Motomondiale”.

La decisione di correre il GP di Valencia in MotoGP ed in Moto2
Il primo pensiero di Fausto Gresini è stato quello di non correre a Valencia, con tante ombre sul futuro: “Non mi ha neanche sfiorato il pensieroi L’unica cosa certa è che la mia squadra non parteciperà al prossimo Gran Premio, a Valencia, né ai test in programma i giorni successivi alla gara”.
Adesso invece la decisione finale: questo week end il Team San Carlo Honda Gresini corre il GP di Valencia sia nella MotoGP con Hiroshi Aoyama che nella Moto2 con Michele Pirro e Yuki Takahashi.
La decisione da prendere non è stata facile – dice Fausto Gresini, il team manager – ma abbiamo voluto seguire quella che sarebbe stata la volontà di Marco. Scendere in pista a Valencia è sicuramente il modo migliore per onorare quello che lui amava fare; correre e vivere in  questo mondo. Pertanto credo sia la più significativa dimostrazione d’affetto che possiamo regalare a Marco insieme ai nostri Team e con i nostri piloti. Con “Super Sic” nel cuore Hiroshi Aoyama, Michele Pirro e Yuki Takahashi sono sicuro che domenica daranno, in pista, il meglio di loro stessi per onorare  Marco alla grande”.

Marco Simoncelli dopo Daijiro Kato
Quella del Sic non è la prima perdita di un pilota per Gresini. Infatti anche Daijiro Kato, quando nel 2003 morì a Suzuka, era un pilota del suo team. “Quella volta siamo riusciti a trovare la forza di continuare perché volevamo realizzare il sole di Daijiro – racconta il team manager – e quando Gibernau la gara successiva ha vinto, in Sud Africa, c’è stata una strana magia. Era come se ci fosse anche Kato a guidare insieme a Sete”.

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