Il casco: ho in testa la sicurezza?

Un elemento distintivo di chi va in moto è sicuramente il casco: ne esistono di molti tipi dall’integrale al jet fino al cromwell (scodella) dal gusto retrò. Sono infinite poi le personalizzazioni in termini di colori, stickers, disegni e forme. Ma tralasciando l’aspetto estetico che sicuramente è il primo che viene colto dal nostro occhio, sappiamo davvero comprare un casco sicuro? Ad oggi ogni elmetto deve essere dotato di etichetta sulla quale è riportata l’omologazione: i caschi in commercio devono essere obbligatoriamente passati sotto l’occhio del Ministero dei Trasporti o aver soddisfatto la norma europea ECE/ONU 22-xx (valida per i paesi aderenti all’UE; xx sta per 03, 04 o 05 in base alla versione della direttiva d’omologazione). Se il casco non è stato acquistato in Europa deve ugualmente soddisfare i test di sicurezza dell’ente americano (direttiva DOT) o di quelli australiani o giapponesi.

Su un casco made in UE si deve trovare un’etichetta con una lettera E seguita da un numero corrispondente al paese di omologazione (ad esempio E3 è la sigla valida per i caschi testati in Italia). Al di sotto di quanto appena detto si trovano delle cifre: le prime due sono quelle relative alla versione della direttiva di omologazione (quindi come già detto 03, 04 o 05); nelle successive quattro cifre è contenuto il numero di omologazione. Una lettera poi identifica la tipologia di elmetto che si va ad acquistare: P se il casco è protettivo (integrale o con mentoniera che deve essere sempre chiusa), NP se siamo di fronte ad un casco con mentoniera asportabile, J se la mentoniera non è presente (tipo Jet) e P-J valida per elmetti modulari con mentoniera protettiva utilizzabile sia aperta che chiusa. Infine si hanno altre quattro cifre che definiscono l’anno di produzione o la matricola.

I test sui caschi vengono effettuati su prodotti forniti direttamente dal costruttore ed ottenuta l’omologazione vengono poi svolti, nel tempo, dei test a campione sullo stesso modello. Le prove effettuate sui caschi sono d’impatto, di rigidità, di penetrazione sulla visiera e sul cinturino di ritenzione. Inoltre vengono simulate condizioni atmosferiche critiche quali temperature estreme, radiazioni UV, pioggia, umidità e comportamento a contatto con sostanze tossiche come solventi.

Nella prova d’impatto il casco viene fatto cadere su due forme d’incudine dall’altezza di 2,85 m così da raggiungere una velocità di 7,5 m/s: l’accelerazione massima nel momento dell’urto non deve superare i 275 G o i 2400 HIC (Head Injury Criterion). Il test sul cinturino viene svolto applicando un cavo d’acciaio sulla zona della nuca che tirato da una massa di 10 kg lasciata cadere da un’altezza di 75 cm non deve allungare il cinturino di oltre 35 mm con un residuo inferiore ai 25 mm in fase di scarico.

Il test di rigidità viene condotto applicando sui due versi (longitudinale e latitudinale) una forza di 30 N che viene aumentata ad intervalli di due minuti di 100 N fino ad un massimo di 630 N; alla fine si misura la distanza che c’è tra le due piastre di carico che non deve restringere le dimensioni iniziali del casco di oltre 4 cm. Ripristinando in seguito i 30 N iniziali la dimensione del casco non deve diminuire di oltre 1,5 cm. L’ultima prova effettuata è quella di resistenza della visiera all’abrasione, alla trasmissione della luce ed alla penetrazione.

Si consiglia comunque di sostituire un casco al massimo ogni 5 anni per evitare che le proprietà dei materiali che lo rendono sicuro vadano a decadere.

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